Distant specter “Distant specter” è un brano sinfonico nato in me in seguito ad un incontro con un amico, il quale mi diceva che, dopo i 50 anni, tutti abbiamo degli spettri, dacché abbiamo conosciuto lutti, malattie di persone care, eventi dolorosi, nessuno escluso. Lui aggiungeva che i suoi spettri non occupano una posizione preponderante nella sua vita, ma sono remoti, come satelliti lontani. Da qui, il titolo del brano: “Spettro distante”. La composizione inizia con un forte dell’orchestra che, alla fine delle prima 20 battute sfocerà in un fortissimo nel “Tutti”. Ho seguito la rappresentazione di un cammino, che, da un punto A portasse l’ascoltatore ad un punto B. È un cammino. Un itinerario. Un sentiero che deve poter riuscire a condurre chi ascolta ad una coscienza. Una consapevolezza. Si può stare bene anche con degli spettri lontani. Non è giusto rinunciare alla propria vita per le paure. Il pezzo “Distant specter” è un viaggio. Il Tema A iniziale riprende più volte, con vigore. C’è uno spazio da conquistare. Una speranza da portare nel proprio cuore. Una missione. L’Umanità merita solo il meglio. Nel fortissimo c’è tutta la danza di un mondo nuovo che si affaccia al grande scenario della vita. Questa musica rappresenta un punto di massimo relativo nella mia produzione. Ho scritto davvero tanto, negli ultimi 16 anni e inizio a maneggiare le componenti del suono in modo autonomo ed originale. Lo spettro è lontano. Ruota intorno a noi con la forza dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, ma non deve impaurirci. Non deve essere dominante. Deve essere un nostro innocuo satellite, da ascoltare, di tanto in tanto, rispettare ed aiutare a diventare un pensiero buono. Mi ha fatto molto bene parlare con il mio caro amico. Mi ha suscitato il desiderio di rappresentare in suoni un concetto, dotato di affettività e carica emotiva. Tutti noi abbiamo spettri e nessuno di noi, a 50 anni, ha più la leggerezza dei vent’anni. Questa composizione sinfonica ha richiesto il meglio delle mie competenze. Sto crescendo con la mia musica. Sono la mia musica ed essa è me. C’è un coro, nel brano, che interviene in momenti salienti. Il Tema A iniziale si ripropone con assoluta puntualità, nel corso del fluire degli eventi sonori. Ci sono alternanze dinamiche, dai piano ai fortissimi, e crescendo che conducono ad un stato di gioia. C’è una idea fondamentale, nella composizione. Il tempo del brano è scandito dalla lancetta dei secondi dell’orologio: bpm 60. Volevo che tutto si svolgesse nel tempo, dacché è il corso del tempo che segna il nostro avvicinamento o allontanamento dall’oggetto “Spettro”. Tutto avviene nel tempo, che può operare prodigi, se, nel mentre, lo ascoltiamo e riordiniamo i nostri elementi interni, di modo da farli essere coscienti e non ignoti. Non occorre aver paura. Ascoltiamo i nostri pensieri. Rispettiamoli, visto che sono frutto di un vissuto. Occorre essere materni con i propri elementi interni. Dargli un nome. Condurre tutto verso un cosmo fatto di consapevolezza e ordine. Diversamente, nell’incoscienza del caos, i nostri pensieri potrebbero farci molto male. “Distant specter” è un inno alla ricerca. Alla sperimentazione, formale e nel contenuto. È uno specchio con cui mi guardo per poi vedere tutto il resto. Occorre dare un nome ai propri spettri, che, se lasciati nel ghiaccio dell’inverno di una esistenza, muovendosi nel disordine incontrastati, possono procurarci dolore e toglierci la gioia di vivere. In “Distant specter”, uso molti timbri di strumenti orchestrali. Sono soddisfatto. Il risultato finale ha superato le mie aspettative. Ci ho lavorato alacremente per 2 settimane. Il Tema A iniziale mi è venuto in mente un’ora dopo aver parlato con il mio amico, quando sono rimasto solo in casa e ho potuto cantare quello che mi è sgorgato dalla voce più intima che possiedo. Il Coro si inserisce sempre in momenti importanti. Ho prestato particolare attenzione alle dinamiche, dacché certe frasi andavano sottolineate con un bel forte ed altre invece appena sussurrate, e mi sono impegnato nel descrivere compiutamente le articolazioni, ossia il modo in cui i suoni vengono emessi. Lo spettro distante non ci deve fare paura. Dobbiamo sorridere. Dobbiamo amare. Dobbiamo stare bene, ce lo meritiamo. Come dicevo, ho composto con assoluta continuità negli ultimi 16 anni, per merito di una Musa che no si è mai stancata di amarmi, alla quale devo tutto. “Distant specter” è un invito. Guardarsi dentro è la più nobile delle missioni. Fuori, ci sono forze che intendono farci sprofondare nel disordine. Non cediamo alle loro malie. Resistiamo. Amiamoci!
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AutoreSono un ricercatore del Sole. Mi impegno affinché i miei pensieri siano vibrazioni di guarigione per tutti. Il Mondo merita un canto sublime. Archivi
Gennaio 2025
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