Aliquamdiu
Istantanee, acquerelli, che creano una storia capace di condurre l'individuo a sentirsi una persona...
"Aliquamdiu" è il nuovo lavoro di Massimiliano Folegatti. Nasce da una intensa riflessione sul tempo e la pace, due condizioni necessarie per una esistenza degna. “Aliquamdiu” è un avverbio latino che indica un segmento temporale o spaziale: per un certo tempo, per una certa distanza. Mi ha colpito, dacché è esattamente il concetto intorno al quale stavo lavorando, perché siamo stati tutti qualcosa, per un certo periodo, per poi trasformarci in nuovi individui ed essere qualcos’altro per un altro arco di tempo. L’evoluzione è costituita da segmenti, grazie ai quali siamo in un dato modo per un certo intervallo. Ho iniziato a comporre questa musica il 1 Ottobre 2020, e, parlando con un amico, ho focalizzato l’importanza di vivere il presente, le piccole gioie, senza proiezioni future che un periodo instabile renderebbe preoccupanti, per tutti, per il mondo. È nato così “Hodie.”, col punto finale, “Oggi.”, queste ore che nascono col risveglio e finiranno con l’atto di prendere sonno la sera. Oggi, punto: non c’è altro tempo, né ieri, né domani, possiamo solo far bene in questo intervallo di tempo, nel presente che riusciremo a rendere bello gustandoci gli istanti, magari in compagnia di chi amiamo. Alla fine, questa non è solo la condizione di chi vive una pandemia, ma la migliore strategia per non farsi appesantire inutilmente. Ho amato conversare con i miei zii, in Umbria, due persone meravigliose. Mia Zia si chiama Alba, allora ho pensato di comporre un brano che potesse provare a descrivere cosa sento per lei, ed è nata “Prima lux”, una espressione che indica l’alba in latino. Abbiamo tutti bisogno del primo raggio di sole che allontani le tenebre della notte, specie quando essa è minacciosa. Il terzo brano è “AER”, “Aria”, il cui titolo è scritto in maiuscolo, perché l’aria è ciò su cui abbiamo riflettuto intensamente in questo periodo di contagi. È in atto un combattimento, in tutti questi brani: la gioia intende affermarsi nonostante le difficoltà. “Porcaria” è un brano con cui ho voluto ricordare un giorno speciale, quello nel quale la mia compagna era felice, in quell’Umbria che l’ha accolta come sua figlia, a Portaria, piccola frazione vicino Cesi. Non ho trovato il nome latino della cittadella, ma solo quello medievale. Conservo una splendida fotografia che scattai alla mia Musa quel giorno e quando osservo il suo sorriso mi sento un uomo fortunato. Queste musiche fanno incontrare la sintassi dotta con quella popolare, le considero una creatura capace di avere un DNA ibrido. “Silva” è stata scritta perché ognuno di noi ha almeno affrontato il cammino in una selva, uscendone diverso, forse più consapevole di se stesso. “O Magnanima!”, “O grande anima!”, è un inno alle persone che sanno donare, in un mondo dove i generosi sono sempre più rari. Un pensiero, non posso negarlo, è andato anche a meravigliose persone che non ci sono più. “Aliquamdiu”, per un certo tempo, per una certa distanza, è il primo contrappunto dell’album, cui si lega una parte elettronica, con un basso ostinato dal gusto lievemente acido. “Pluvia”, “Pioggia”, è la descrizione dell’attimo in cui ci si sorprende a notare le gocce di pioggia che rimangono per un istante lungo la superficie del vetro di una finestra. Il pianoforte melanconico mi ha fatto riflettere sulla necessità di essere mondati da una pioggia che rinvigorisca il nostro spirito. “Metrum diversum”, “Misura diversa” è un canto che alto si leva contro gli abomini di una omologazione assassina. Parto sempre dal presupposto che ciò che è diverso possa recare una visione altra, cui magari non si è giunti con le coordinate ordinarie. “Nuda” è la rappresentazione di quella nudità psico-fisica che reputo essenziale per diventare una persona. “Paucum” è il poco. Un poco che ho imparato a conoscere da quando sono in Emilia, sinonimo di dignità e duro lavoro, generosità e accoglienza. Poco è avere del caffè ed offrirlo ad un amico. Poco è avere pochi piatti, ma mettere a tavola chi ami. Poco è la dimensione dell’anima di chi ha cessato di credere alle manie di grandezza del sistema in cui viviamo. “In tuta sanatione” è l’approdo certo ed indispensabile per chi ha attraversato almeno una tempesta, nella propria vita. È la guarigione che è stata posta al riparo da attacchi ed intemperie. È la gioia di sapere che, finalmente, ciò che voleva impedirti di essere felice non ha più potere di farti quel male che ti immobilizzava ed allontanava dalla vera realizzazione di essere una persona.