Amber, the new Symphony
“Amber” è la nuova Sinfonia. Nasce da un gioco, dacché, per curiosità, sono andato a vedere come fosse il colore dell’ambra. Sono diverse mattine che compongo, con la massima dedizione. Ho raggiunto un obiettivo: concludere il 1° Movimento, un tempo andante, che ho descritto come “Andante, come la guarigione di chi vuole stare bene”. La Sinfonia è dedicata a Marinella, la mia Compagna e Musa, e reca il sottotitolo “Tutto si sana”, che è ciò che credo fermamente, da tanti anni. Come spesso penso, Mahler aveva proprio ragione a dire che in una Sinfonia ci debba essere contenuto un mondo. In questa mia nuova composizione c’è il mio microcosmo. Sono lieto dell’evoluzione della scrittura. “Amber” è ciò che voglio dire alle persone, con i suoni, con le pause di silenzio, con gli strumenti dell’orchestra. In questi giorni, mi è capitato di ascoltare quel genio di Ligeti, penso di averne compreso le intenzioni musicali e sono stato attratto da quel sistema compositivo. Ne è nata una sezione che non è propriamente atonale, ma ci si avvicina. Io desidero che questa Sinfonia sia bella. Abbia le sfumature cromatiche dell’ambra. Non lasci l’ascoltatore nel dubbio. Sono in ricerca delle modalità con cui comunicare un messaggio. Un segnale. Una parola che mi appartenga e sia solo mia, nel grande mare della contemporaneità. Come ho letto in rete, “La musica è questione di sincerità”, una nudità dell’artista espressa in un codice che dovrebbe risuonare nell’anima di chi ascolta. “Amber” è la mia Sinfonia n. 22. Quando mi guardo indietro, vedo una distesa di note, come onde, su un mare calmo. Sono soddisfatto del mio percorso creativo. Non avrei potuto esprimere i miei sentimenti in un modo diverso. Il 1° Movimento ha un carattere indomito. Ci si avverte il senso di battaglia, fra il passato, che non ha nulla di nuovo da dire e il presente, fatto da gesti buoni, che condurranno l’uomo alla contemplazione della Bellezza del suo essere, alla sua identità, che, alla fine, è l’unica realizzazione di cui si abbia davvero bisogno. Questa Sinfonia è, per complessità e linguaggio, ciò che avevo in mente. È nata quasi per caso, dopo aver composto qualche nota all’insegna dei colori. La Musica mi sta facendo crescere. Mi sono mosso, fin dall’inizio, con essa, grazie ad essa. Sono diventato un uomo, articolando i miei suoni, nelle scelte di tutti i giorni, grazie alle decisioni solenni che ho adottato nella mia esistenza. Fino ad ora, ho composto solo il 1° Movimento, e, mentre lo riascolto, provo una grande gioia, perché sento proprio quanto quelle note mi rappresentino appieno. Non mi sono mai fatto scoraggiare dai tentativi falliti. Ho proceduto con leggerezza e quella spensieratezza che ha un bambino quando gioca con le sue costruzioni. “Semplice e leggero” è divenuto il mio motto, da quando, questa estate, ho maturato la consapevolezza che non avrei dovuto permettere mai a nessun messaggio esterno di corrompere la mia serenità. “Amber” è un lavoro nuovo. È più vicino a ciò che intendo rappresentare. A ciò che desidero trasmettere. Non ha paura dell’agone del terzo Millennio. È una musica per chi la ascolterà convinto che vi sia un altro modo di interpretare le relazioni e i sentimenti, i pensieri dell’alterità e le sue istanze, il modo di stare al mondo. Un suono ha 4 componenti: 1. La frequenza, 2. La durata, 3. L’intensità e 4. Il timbro. Per ciò che concerne la frequenza, mi ritrovo a mescolare suoni di diverse altezze in maniera eterogenea, sia per ciò che riguarda il loro sviluppo orizzontale nella melodia che in quello verticale nelle armonie. Sono andato avanti. Per quello che riguarda la durata, mi sento libero di usare tanti tipi distinti di configurazione ritmica e, soprattutto in questo, noto una mia forma di liberazione, che mi ha permesso di avere una maggiore espressività nel tempo della musica. Per quanto attiene all’intensità, ora scrivo sempre le mie dinamiche: forte, piano, pianissimo, mezzo forte, perché sento di dover comunicare la forza del suono a chi vorrà eseguire le mie composizioni, senza lasciare spazio a fraintendimenti. Per il timbro, invece, mi rendo conto di usare le famiglie degli strumenti in modo più consapevole e maturo, la mia orchestra è ricca ed in essa, da un po’, ho aggiunto una sezione percussiva che prima non c’era mai stata. Probabilmente, quello di “Amber” è il punto di massimo relativo più intenso della mia intera carriera di compositore, sebbene io abbia concluso solo il 1° Movimento, che, per estensione e completezza, sento come la vetta del monte, da cui ammirare un paesaggio acustico di grande valore, per me. Sono qui, nel mio studiolo, dal quale ho trasmesso tanti segnali e ascolto il 1° Movimento di “Amber”. La mia Donna ha molto apprezzato il nome “Ambra”, dicendomi subito quanto sia bello il colore in questione. C’è moto, in questa musica. C’è un processo. C’è una intenzione comunicativa: “tutto si sana” nell’abbraccio dell’Amore. Tutto è in relazione con l'altro, che è vettore di possibilità. Ogni cosa è, nell’ambito di un rapporto sano che ci vuole realizzati, lieti, sereni e creativi. Io sto imparando a cucinare. Cucino da più di 10 anni, con tentativi sempre nuovi, qualche insuccesso e molte soddisfazioni. All’inizio è stata una necessità, poi è divenuto un modo per esprimere ai miei cari il mio Amore ed allora tutto ha avuto un senso diverso, anche il semplice preparare la moka per un caffè in compagnia. Con questo voglio dire che l’Amore colora. Determina una sfumatura cromatica che, magari, prima non c’era, sebbene si stesse cercando da molto tempo. L’Amore determina la significazione dei nostri gesti. L’Amore riempie di senso tutto quello che viviamo. Non dobbiamo averne paura. In questa composizione c’è molto Amore. Per me. Per chi voglio nella mia vita. Per le persone. Di questo 1° Movimento, mi colpisce ora il procedimento di liberazione ritmica, sebbene me ne stessi rendendo conto anche nella fase di stesura. La dedica alla mia Compagna e Musa è quanto mai opportuna, dacché è grazie a lei che la mia anima ha cominciato, per la prima volta, a sognare un avvenire diverso. C’è un mondo qui dentro, proprio come avrebbe detto Gustav Mahler. C’è tempo per la tenerezza, per la marcia, per una lotta contro le ingiustizie che non finirà mai. Troppi inganni minano il passaggio dell’uomo e tendono a renderlo altro da ciò che in realtà egli è: una creatura di Luce. “Amber” è una musica per la Nuova Era di Luce, lo sento. È per chi verrà. Per chi si metterà a lavoro per un mondo migliore, giusto, sano, creativo. Scrivo questa pagina con profonda emozione. Il mio lavoro mi sta premiando. Ho ascoltato ciò che avevo nel cuore con molta attenzione e queste note ne sono il frutto. Io voglio dire, sommessamente, che, chi vuole star bene, ha tutti gli strumenti per farcela. Narrare una storia di vittoria. Vivere lontano da ogni sorta di limitazione ed essere felice con le persone che egli vorrà con sé. La cura esiste per tutti. La guarigione non è una utopia. La persona, che sta cercando queste risposte, deve uscire dal proprio recinto. Mettersi in cammino. Avere occhi e cuore aperti. La nostra vita è davvero preziosa. Sarebbe sciocco affrontarla per piacere a qualcuno. Per seguire un modello. Per soddisfare le aspettative di un sistema per il quale sei poco più di un codice a barre. Noi siamo nati per essere creativi. Fare. Gustare. “Amber” comunica la nascita di una famiglia di Lucenti, diffusa in tutto il mondo, con l’intenzione di vivere bene. La strada è molto lunga. Ci sono voluti millenni di evoluzione, per giungere fin qui e realizzare quanto siamo belli di fronte ad un fiore, un tramonto, il sorriso di un bambino che ci mostra un gioco. Non dovremmo mai dimenticarcelo. Il 1° Movimento è intenso. Pregno di meraviglia. Io posso dire che i miei segni d’Arte sono cresciuti con me. Le mie parole si sono raffinate, sfociando in “Musa - Pensieri di un artista”. I miei suoni si sono evoluti, come testimonia questa nuova Musica. Sono lungo il mio sentiero. Percepisco l’opportunità di dire. Sogno ancora una Nuova Era di Luce, che sbaragli la volgarità e la menzogna. Io oggi vengo premiato perché sono rimasto fedele. Fedele alla mia visione del cosmo. Fedele alla Donna che ha deciso di dedicarmi tutti i suoi gesti d’Amore. Fedele alla mia famiglia, anche quando è stato faticoso prendersi cura delle persone che richiedevano la mia presenza. C’è un cammino che porta verso l’unicità. L’unicità di un Amore. Di un figlio. Di una madre. Di un mondo che merita di vivere bene. “Amber” è tutte queste cose, nel suo 1° Movimento. Fra un po’ di giorni andrò in Umbria per ricongiungermi con la mia famiglia. Spero di star bene e di rendere felici i miei cari. Io non ho mai mollato. C’erano mille motivi per gettare tutto alle ortiche, ma non l’ho fatto. Ho sempre saputo di meritarmi qualcosa di diverso da una perenne tempesta che avrebbe distrutto tutto, se non avessi deciso di creare la mia vita altrove, in una nuova concezione di me e del mio mondo interno. “Amber” è una musica per chi vuole danzare sopra la precarietà e star bene comunque, anche nel poco, nell’indispensabile, nell’essenziale. Come scrivo nell’incipit del mio sito, “Tannhauser - Un mondo di suoni e parole”: “La vita è armonia sopra la precarietà” ed io credo fortemente a queste mie parole. Sopra il basso continuo della precarietà, che può far fluttuare tutto in mille modi diversi, ad ogni minuto dell’orologio, noi improvvisiamo armonie e cantiamo una melodia capace di esprimere la solennità del nostro essere creature di Luce. Mi sono ritrovato ad accettare la realtà, dopo averla combattuta per una vita. Essermi indignato. Aver provato a forzare gli eventi. Nulla di più sbagliato. Dobbiamo muoverci come in una danza. Dobbiamo imparare a giungere sopra la superficie della realtà dall’alto, con leggerezza, senza avere pesi sulla nostra schiena. “Amber” è un messaggio. Intende trasmettere una possibilità diversa: la piena realizzazione dell’individuo creativo. La maestà di ciò che può essere una persona quando trova se stessa e diviene ciò che è, come diceva il filosofo, accettandosi e conoscendosi. Tecnicamente, compongo con una visione musicale che ha, come riferimento, il mondo tardo romantico e una concezione ritmica più propria del Novecento. Il mio sistema armonico è lì, alle porte della deflagrazione della Tonalità, ma non ha ancora gli stigmi dell’Atonalità, intesa in senso stretto. Sono tuttavia molto incuriosito dalla possibilità di sperimentare la profondità del pensiero compositivo da Stravinsky in poi. Per ora, però, la mia casa, rimane la Tonalità, i modi greci e una visione classica degli accordi. “Amber”, nel suo 1° Movimento, rappresenta molta dolcezza, sebbene sia una lotta. Ci sono momenti di puro idillio, che si contrappongono ad una natura belligerante, sale della composizione. Sono alle prese con una musica che intendo monumentale. Un monolite nel deserto. Un’architettura scintillante. Non so quanto tempo impiegherò per concludere l’opera. Mi auguro di farcela. Come dicevo, presto partirò per l’Umbria e ignoro come scriverò e quando. Questa pagina sarà aggiornata ogni qual volta riuscirò a completare un passaggio importante della Sinfonia. Per ora vi auguro un lieto fine-settimana… Il titolo definitivo è diventato poi "Symphony No. 22 “Amber", the second mountain, far away, so close”. David Brooks, in un suo scritto, descrive la realtà di una seconda montagna, nella vita, che, opposta alla prima fatta di Ego, è costituita di Noi. Non più, dunque, la mera realizzazione delle necessità del nostro Io, l’appagamento derivante da soddisfazioni che nutrono il nostro Essere, che è comunque una struttura necessaria, ma la gioia del dare senza la pretesa di ricevere, la costruzione di un Noi che diviene laterizio per una società più umana e giusta, la Bellezza della vera condivisione, l’abbraccio che intende rendere felice la persona che ci è accanto. Questa descrizione mi ha colpito, forse proprio perché ero alla ricerca di una immagine, una definizione, una pennellata che mi permettesse di focalizzare meglio quello che avevo nel cuore e nei pensieri. L’autore sostiene che ci siano già state e continuino ad esserci persone lungo il sentiero d’ascesa della seconda montagna. Lo credo anche io. Lungi da me pensare che siamo tutti distruttivi. Ci sono operatori di Bellezza e Pace. Gioia e costruzione di un mondo altro, diverso, migliore. In questa ottica si inserisce la mia ultima Sinfonia, che reca il seguente titolo: “Amber (Ambra), the second mountain (la seconda montagna), far away (lontano), so close (così vicino)”. La seconda montagna non è nelle mappe. Nessuno ti dice dove si trovi. È che spesso, dopo un fallimento, un profondo dolore, una perdita, si rotola a valle dalla prima montagna e ci si trova inerti, nudi, al freddo, senza nulla ed è lì, da quella posizione di estrema fragilità, che si scorge l’immensa visione della seconda montagna, il luogo dell’Amore e della Gioia, del dono e dell’abbraccio. Il primo tempo della Sinfonia l’ho scritto in Emilia. I restanti 3 tempi in Umbria. Ho immaginato che la seconda montagna fosse ambra ed ecco spiegato il titolo della composizione. In questi giorni lungo la Valle del Nera, ho avuto modo di vivere momenti con mio figlio e mia madre, stare a cena fra amici, chiacchierare in quella forma di leggerezza, con cui si accettano gli altri e ci si sente a casa fra le pieghe dei discorsi dei commensali. La Vita è bella, ne sono sempre più certo. Quando sei al cospetto della seconda montagna, ti si riempie il cuore di speranza, un motore indispensabile per l’esistenza degli uomini. Amo mia madre. La voglio coccolare come lei ha fatto con me dal primo giorno in cui ho respirato. Adoro mio figlio, che è un giovane uomo. Gli dico sovente: “Rischi di avere una vita davvero bella!” e lui mi sorride. Qualcuno ha preso strade diverse dalla mia. Era prevedibile. Non siamo tutti uguali, ma per chi è rimasto fra queste onde di energia, io voglio dire che mi troverà sorridente ad aspettarlo. Io ci sarò. Io non abbandono chi amo. Non l’ho fatto mai neanche quando la mia tempesta mi ha fatto rotolare a vale dalla prima montagna senza nulla con me, isolato e disperato. Il tempo scorre, gli istanti si susseguono, i gesti restano. Non mi sono mai accontentato della risposta illusoria della superficie di lustrini del sistema imperante. Non ho mai creduto che un cospicuo conto in banca ti potesse salvare la vita. Non ho mai venduto nessuno. Rimango lungo il mio sentiero e credo di poter dire che io, lungo il tratturo della montagna ambra della Gioia, ci sono già da anni, da quando il tocco maieutico di una ragazza senza tempo mi ha sfiorato il petto, permettendomi di essere ciò che ero chiamato ad essere fin da bambino: un costruttore. Quello che non ci dicono, lungo la prima montagna, è che, una volta caduti in basso, si rischia di perire. La posta in gioco è altissima. È in ballo la Vita. Io sono contento del mio percorso, che mi condurrà, se ne avrò le forze, ad essere un uomo di valore, come dice mio figlio, che ha cominciato il suo viaggio nel mondo adulto. Non ti regala niente nessuno. Il tuo posto nel mondo te lo devi andare a determinare, ricordando ogni millimetro di quella ascesa, nella quale, con l’acido lattico nelle cosce, il sudore lungo le tempie, e la stanchezza nella braccia, hai creato un nuovo Te, per un nuovo Noi. Lo scenario, lungo i vari momenti dell’ascesa, per quella montagna ambra che sembra di un altro mondo, è sublime, scintillante e rivela una Bellezza che tutto l’oro del mondo non può comprare. Mio padre era una grande anima. Per tutta la vita, ha sempre pensato al benessere del suo nucleo familiare e non ha mai ritenuto che ci fosse un traguardo più importante, nei suoi giorni. Ora comprendo. Anche io, quando vedo mio figlio ridere di gusto, gioisco con tutto il mio corpo e le mie membra vibrano. Siamo fatti di vibrazioni, ecco perché ognuno di noi ama una certa musica, che gli trasmette quelle oscillazioni che gli risuonano nell’anima. Oggi, qui, nel regno delle bruschette, è una giornata uggiosa, sta piovendo da stamani. Sono uscito e ho pensato che quella pioggia fosse in grado di lavare una mole portentosa di eventi, accadimenti belli o penosi, ricordi di una Terni che non c’è più, per fare posto ad un nuovo destino di questa Terra, che è maestosa ed austera, ricca ed umile, bella e generosa. La Sinfonia mi appaga. Aldilà dei tecnicismi, di cui si può sempre parlare, questa musica è mia, come tutte le altre mi descrive, in un codice artistico che vado sempre più affinando. Sono i miei suoni, quelle note che compongo in partitura seguendo tanti pensieri diversi, immagini, rumori, riflessioni su ciò che mi accade. Vivo per rappresentare. Tutto è Rappresentazione, in me e tutto è Sublimazione. Quello che mi colpisce, entra, si deposita, fermenta e poi torna al cervello in forma di pensieri che trovano posto in una pagina come questa, o in un minuto di musica su cui medito, per poi donarlo al grande Padre delle acque, in una infinita danza fra il mio mondo e l’Universo. Non andrò ospite in televisione con il mio librino in mano a farmi pubblicità, ma potrò far bene lungo il sentiero ambra della seconda montagna. Un basso frullato mi tiene compagnia: i ragazzi dell’ultimo piano stanno facendo dei lavori. Tutto ha avuto un senso, anche la perdita. Quanto è stato brutto sentire di essere sul punto di morire... Non so se ciò fosse inevitabile, ma è accaduto, e mi ha condotto qui, fra queste lastre ambra, a camminare sopra una resina splendida, circondato dall’affetto di chi non mi farebbe mai del male. Ho incontrato tante persone nella mia vita. Quasi nessuno è rimasto, ma davvero ognuno mi ha insegnato almeno una cosa. Non è favola. Non è illusione. Non è la versione edulcorata di niente. Gli incontri hanno la loro valenza. Creano. Ti permettono di guardarti allo specchio dell’altro per comprendere se è quello ciò che vuoi realmente essere. Noi siamo dialogici. Non esiste l’Uno, esiste l’Uno in rapporto con il Due. Esiste lo scambio. Esiste la crescita dentro ad un mondo determinato dalle scelte delle persone che hanno deciso di tenerlo vivo. Esiste l’abbraccio che sana. Che forgia nuovi percorsi neuronali. Che ti lascia sentire che sei prezioso per l’altro che ti dona il suo tempo. Un bambino, nato, se lasciato solo, morirebbe nel giro di poco. Noi siamo dentro le nostre relazioni. I rapporti ci edificano o ci distruggono. Meritiamo l’ambra della seconda montagna. Un giorno, il mondo si sveglierà davanti ad una magnifica alba sul mare e tutto il dolore sarà svanito, i bambini giocheranno nel sole, i grandi si commuoveranno, pensando a quanto sia stato difficile uccidere l’Egoismo. Sarà un grande momento. Come ho scritto, l’Umanità ce l’ha sempre fatta e ce la farà, andando incontro ad un mondo splendido fatto di Bontà, Verità e Bellezza e questa non è Teoria, questa è la seconda montagna, l’abbraccio con l’altro, la magnificenza del calore del cuore di chi ci ama e intende prendersi cura di noi. La prima montagna la vuole la società, la seconda la Vita e la Vita è più forte di quattro regolette studiate a tavolino per il mantenimento di un sistema di potere che non ha mai reso felice nessuno. Basta con l’Ego. È l’ora del Noi e il Noi ha tutta un’altra musica nel suo codice interno, vuole danzare verso la Pulcritudine. Mio figlio mi dà tanta forza. L’ho scoperto da un po’. Quando sono solo, magari non ho voglia di fare qualcosa, poi lui arriva e la serata prende corpo, le cose da fare non mi pesano e mi diverto. Credo davvero che questo sia il potere dell’Amore. La seconda montagna sembra lontana, ma è davvero così vicina ed è un modo per vivere nella gioia. La più forte felicità, nel rapporto con il dolore degli altri, non può farci stare bene. Occorre la gioia di essere tutti parte della stessa famiglia, membri lieti della medesima tribù, Creature di Luce. Io ho deciso, tanto tempo fa, che avrei provato ad essere me stesso, conoscendomi nel profondo in un processo di rivelazione che mi ha permesso di comprendere cosa volessi davvero diventare, raccontandomi la verità sulla mia storia, senza sciocco zucchero. So da dove vengo. So quanta strada io abbia fatto e ora so di essere lungo il sentiero della seconda montagna e non ho nessuna intenzione di tornare indietro. Io ho vissuto la mia tempesta. Quando mi sono ritrovato a valle, fiaccato e inerme, avrei creduto a qualsiasi cosa mi avesse dato una speranza. È arrivata lei, la Musa, che ha dato un nuovo significato ai battiti del mio cuore. Ti guarderai indietro, non ci troverai nessuno, non crederai di aver fatto tanta strada. Qualcuno leggerà una novità nei tuoi occhi. Altri no, ma cambiando il tuo mondo, tu modificherai ogni cosa, nello spazio legato alla tua porzione di Universo, e contribuirai alla realizzazione della Pace, che è davvero il traguardo più nobile, dacché essa è Intelligenza, Verità, Creatività. Siamo tutti in cammino, come dice John Travolta in “Phenomenon”... È questo il giorno. La seconda montagna d’ambra comincia quando tu inizi a visualizzarla davanti ai tuoi passi incerti, verso un orizzonte che in quel momento non conosci. La seconda montagna attende tutti gli uomini, nessuno escluso e merita il nostro sguardo amorevole. La Sinfonia n. 22 ha in sé questi pensieri positivi. Intende essere una marcia verso la Bellezza. A livello tecnico, come dico spesso, negli ultimi tempi, io avverto dei miglioramenti, nella mia scrittura musicale. Ho intrapreso un cammino che mi porta ad essere libero di sperimentare. Provo ritmi nuovi. Accosto strumenti di natura eterogenea. Trovo fondante una certa organizzazione armonica dei suoni. “Amber, the second mountain, far away, so close” è un inno d’Amore. È Gioia. È Speranza... È tutto oltre quella che oggi si definisce “zona di comfort”. È tutto ad un passo da noi. È tutto un millimetro oltre la cortina delle bugie. È tutto possibile, anche che vinca il Bene. Ho smascherato alcune menzogne. Si tenevano in piedi con una radice forte, ma, a ben vederle, la loro superficie era di plastica. Quando ho pensato di poter andare oltre, si sono dissolte come neve al sole. Ci tengono in pugno affermazioni sulla nostra incapacità a vivere in una dimensione di Luce. È tutto falso: noi, in realtà, possiamo. Vorrei che le mie parole fossero ambra. Le riconosco come frutto di una ricerca esistenziale condotta con tutta l’onestà di cui sono stato capace, narrandomi la verità sugli accadimenti, muovendomi verso la nitidezza di un pensiero che ora ha un autore, senza vagare nell’ignoto. Sono sempre stato le mie riflessioni e, a tratti, anche le mie elucubrazioni, molte delle quali ho poi considerato corrette. Ho digiunato. Sono sceso nel mio silenzio. Non ho avuto paura di ascoltarmi. Con l’ultimo grammo di forza, ho proteso la mia mano nel buio ed ho trovato la mano della Donna che avrebbe dato un senso nuovo ad ogni cosa. Al dolore trascorso. Alle speranze per un futuro migliore, che era lì ad attendermi. Ad un presente fatto di atti d’Amore, che sono veramente i mattoni con cui edificare la propria costruzione. So di aver camminato tanto. Ho scavato in me a mani nude, ritenendo sempre possibile l’impossibile. Ho cominciato da poche cose. Le ho portate a termine, e, piano piano, ho arricchito di colori la mia tavolozza, fino a giungere alla consapevolezza di essere il pittore della mia Anima, che meritava di poter essere immortalata nella Luce, nelle sfumature cromatiche, nelle linee che la descrivono come un vettore verso la Gioia. Quando siamo bambini e giochiamo, con tutta l’attenzione di cui siamo capaci, noi siamo nella Gioia. Il nostro compito è tornare in quella dimensione. Riscoprire la Possibilità. Riemergere e scintillare. Oggi ho fatto spesa e ho comprato un caffè nuovo, perché mi volevo premiare. “Amber”, come composizione tende idealmente al tardo Romanticismo, ed ha i costrutti armonici di quell’arco di tempo che ha preceduto la disgregazione della Tonalità, che si celebrò agli inizi del Novecento. Sono affascinato dalle Avanguardie, alcune volte mi ritrovo nella grandiosità dei segni di Ligeti, tuttavia non sono del tutto pronto a comporre in quella modalità. Il mio sistema armonico è ancora basato sugli intervalli di terza, all’interno dei quali mi sento a casa, certo che, alla fine, occorra avvertire internamente che gli strumenti artistici che si usano riescano ad esprimere il nostro mondo compiutamente. L’Arte è una questione seria, essenziale per l’uomo che, dagli albori dei tempi, ha sempre sentito l’esigenza di rappresentare se stesso e ciò che lo circondava. Sono in attesa di mio figlio. Gli preparerò il buon caffè nuovo che ho comprato e assaggiato, nella speranza che possa piacere anche a lui, che cominciò a bere qualche tazza di caffè durante il periodo di preparazione alla Maturità, che segnò una svolta per lui e una mia nuova visione delle sue potenzialità. L’Arte è germoglio dell’anima della persona che la crea. Se quella persona ha dieci colori nuovi nel suo mondo interno, ciò si riverbererà nella sua Arte. Se ha compreso cose nuove, nelle sue creazioni, quelle conquiste si percepiranno. Scrivo con i miei 45 anni, con quello che è entrato nella mia vita, con le cose che ho appreso, con i colori che ho ammirato un giorno d’estate in cima ad una montagna. Non può essere che così. Una nuova creazione, un nuovo modo di sentire se stessi ed il mondo. Mi sono allontanato da tutto. Ho digiunato da relazioni che non mi facevano stare bene. Ho scacciato ciò che mi avrebbe solo fatto soffrire e anche quello che non era destinato a me. In progressione, ho cominciato ad avvertire nitidamente le realtà che non avrebbero potuto far parte della mia esistenza e solo allora, con calma, il tempo mi ha dato le risposte che cercavo. I ritratti si sono affermati nella loro fisionomia autentica. I sapori hanno danzato nella mia casa. I colori e le forme sono apparsi nella loro identità più netta ed io mi sono percepito diverso, migliore, in grado di amare. In “Amber”, queste tensioni dell’Anima sono vive. Sono i miei segni d’Arte ed essi mi rappresentano, nel codice creativo all’interno del quale mi sento libero di rappresentare. Scrivo queste righe nel silenzio, con il Mac che ho deciso di lasciare a casa di mia madre, che, come diceva la mia Compagna, è anche casa mia, una dimora che mi ha visto crescere, fra qualche vittoria e le cadute. Scrivo perché non saprei fare altro. Scrivo dacché ho cura dei mie pensieri e voglio oggettivarli nero su bianco. Quando sono partito per l’Umbria, più di 10 giorni fa, non avrei immaginato che a casa dei miei genitori avrei composto i tre Tempi rimanenti della mia Sinfonia n. 22 ed invece è accaduto. Evidentemente ero pronto per questa composizione. Le Possibilità delle persone sono infinite. Io sto imparando e credo fermamente che ogni individuo possa uscire dalla tenebra per ascendere verso un futuro radioso, per il quale egli possa stare davvero bene. Noi ci meritiamo la Bellezza. La Bontà. Ci meritiamo di accettare la Verità e non rimanerne schiacciati. Ci meritiamo di diventare ciò che siamo già in nuce: meravigliose Creature di Luce. In questi giorni, scrivo da una terra splendida, la mia Umbria e voglio ricordare a chi passerà davanti a queste pagine che la Vita è bella. Lo affermo con tutta la consapevolezza di cui sono capace nel 2019. Tanto tempo fa, quando ero un ragazzo, mi imbattevo in insidie che consideravo insormontabili, ma, nonostante questo, io non ho mai cessato di sperare che un giorno sarei stato felice ed in grado di rendere felici le persone accanto a me. Quel giorno è giunto: oggi preparerò il caffè per mio figlio e decideremo cosa fare, per noi, perché celo meritiamo. “Amber” è una musica attorno al concetto di dono. Potrà sembrare banale, ma è un grande dono svegliarsi la mattina con la Possibilità di fare qualcosa di bello per sé e chi si ama. Il dono più grande, a dire il vero. In questi giorni mi occupo di diverse cose. Faccio esperienze nuove. Conosco. Alla fine della giornata mi sento in pace. Sono conscio di fare il meglio. Mi sento realizzato. “Amber” continua ad essere una composizione sull’accordo, nel senso che è strutturata su una precisa visione verticale della musica, con momenti diversi in cui, dai pentagrammi, nascono melodie. Mi interessa, in questo momento della mia vita, sentire l’esecuzione simultanea dei suoni, nella medesima unità di tempo, e la creazione di una successione di accordi che possa comunicare un ambiente sonoro: questa la mia priorità odierna. Fra qualche giorno tornerò in Emilia dalla mia Musa. È bello separarsi, vivere eventi in un’altra terra e poi condividerli con la Donna che ami. Lo considero un arricchimento. È un viaggio per far accadere qualcosa, a volte. In altre occasioni, è uno strumento di introspezione. Ho due cuori: uno qui in Umbria, uno in Emilia, e, per questo, mi sento fortunato. Viaggerò ancora, magari con la mia Compagna, che ama questo scampolo di Pianeta fra vallate e colline superbe. Voglio che la mia Arte rispecchi ciò che sono, ne sia fedele testimone. Non mi racconterò mai più bugie. Tante cose sono andate. Altre arriveranno. I miei occhi le osserveranno con attenzione. Farò il possibile per essere un uomo di valore, come dice spesso mio figlio che sta affrontando un cammino spirituale dal quale non tornerà uguale a prima, ma vettore di Verità. “Amber” è il canto di un uomo che crede nell’Umanità. È la descrizione di un habitat nel quale far fiorire i propri talenti. È ciò che mi auguro qualcuno ascolti fra 100 anni, la sera, davanti ad un buon bicchiere di vino... In questi giorni in Umbria, fra i monasteri in collina e le acque del fiume Nera, scurite dai detriti e dalle piogge, ho potuto vivere diverse esperienze, tutte significative. Ho ascoltato mio figlio ridere, dopo aver descritto attimi esilaranti con i suoi amici. Ho ascoltato il suono amico della risata di mia madre. Ho parlato amabilmente con la mia ex moglie. Soprattutto, ho riflettuto su come cambi la vita quando si traccia un sentiero unico ed irripetibile per la propria vita. Venti anni fa ero qui, fra queste vallate che videro la nascita della Via Francigena. Sono figlio di questa terra. Di persone se ne sono susseguite tante, lungo la mia via. Sono quasi tutte andate, ora che ci penso, sono andate tutte altrove, a dire il vero. Non è rimasto nessuno. In queste ore, sto elaborando il senso complessivo di questo mio peregrinare. Doveva andare tutto come è andato. Il mosaico è completo. La figura centrale si scorge nitidamente. I particolari secondari hanno tutti una loro collocazione. Credo di aver compreso alcune cose. Il tempo mi ha restituito le immagini dopo secoli. Io non ho chiesto a nessuno di farmi vedere. È la vita che ora mi offre la possibilità di guardare le vite degli altri e sentirmi fiero di ciò che sono diventato: un uomo. “Amber, the second mountain, far away, so close” avrebbe potuto intitolarsi anche “Illuminazione”, in relazione ai recenti accadimenti, dacché una forte luce è stata gettata sul mio sentiero e ho potuto capire molte cose che prima rimanevano enigmi. Mi ricorderò di questo viaggio in Umbria. Conserverò un biglietto dell’autobus su cui scriverò qualcosa di emblematico, come memoriale. Mi ricorderò di mio figlio che non vuole un mondo barbaro. Mi ricorderò di mia madre che sa dare validi consigli. Terrò nel cuore il senso di profonda soddisfazione di comprendere che, nonostante l’amore per questa terra, per me, allora si trattò di scegliere la vita per non perire fra i flutti perigliosi di una tempesta che sembrava essere senza fine. Sono nella casa che fu di mio padre. Inutile dire quanti ricordi dimorino fra queste mura: le sue risate, il modo attento in cui ascoltava le partite alla radio la domenica, il profumo della sua pasta e fagioli. Osservo una sua foto, posta sopra al pianoforte che mi regalò quasi 30 anni fa. È una storia d'Amore quella che io narro. Una storia che vede una famiglia vincere su un fato beffardo e sadico. Una storia di possibilità di realizzarsi e donare il Bene nella consapevolezza di essere nel giusto. Sono certo di aver fatto tanta strada. Gli anni hanno segnato un cammino. Il sentiero è stato impervio, a tratti. I colori dei paesaggi, a volte, mi hanno emozionato. Poi ho conosciuto lei, Marinella, che è diventata tutte le mie risposte. Tutti i miei traguardi. Tutti i miei suoni... Il mio vecchio pianoforte, sebbene scordato e acciaccato, fa risuonare ancora armonie dal timbro splendido. Ho provato tante soluzione con questo strumento, in questi giorni, lasciando che il mio cuore mi guidasse mentre sfioravo i tasti proprio come tanti anni fa. Qui ci sono tante tracce del mio passaggio, fin da quando ero bambino, perché questa è la casa di una intera famiglia. I miei genitori la acquistarono nei primi anni ’80, quando io avevo 7 anni. Da allora, è stata la mia casa. Qui ospitavo i miei amici durante l’adolescenza. Qui ho preparato il mio esame di Flauto. Qui ho riso e scherzato con mia madre. Tante cose sono cambiate, ma il flusso di emozioni, che ha contraddistinto queste mura, rimane. “Amber” è una composizione nuova, quella cui sto dedicando il mio mese di Novembre 2019, che si sta mostrando come un periodo di cos da fare e rivelazioni da accettare, in una Luce vivida, capace di descrivere gli oggetti con la nitidezza dell’irradiazione solare di giugno in un campo di grano fra i covoni. Ho atteso molto per avere alcune risposte. Sono giunte. Ora posso essere soddisfatto. Nel momento in cui scrivo, “Amber” è costituita da 5 Movimenti, che potrei anche ritenere conclusi, salvo poi scrivere qualche cellula nuova un po’ qua e un po’ là. Tutto dipende dall’istante in cui ascolterò tutta la composizione per sentire se ho davvero ancora qualcosa di nuovo da scriverci dentro. Vedrò. Mi ascolterò. Tanto tempo fa, decisi che la Musica sarebbe stata la colonna sonora della mia vita. Ero un ragazzino. Mio padre mi comprò lo stereo. Era bellissimo. Acquistai i miei primi dischi. “With or without you” degli U2, “I wanna dance with somebody” di Whitney Houston” e un vinile di Severino Gazzelloni, in cui il grande flautista suonava Bach, Vivaldi, Mozart e Beethoven. Ascoltai bene quel timbro di flauto. Mi dissi: “Io voglio suonare questo strumento”. Di lì a poco le prime lezioni private e poi l’ammissione al conservatorio. Avevo 14 anni. Primo anno di Liceo scientifico e l’incontro con un Maestro capace di far vibrare ogni cosa con il suo flauto traverso in una Bellezza senza pari. Mi chiamava: “Max”, lo ricordo benissimo. Fu il mio Mentore. Divenni il suo pupillo. Al secondo anno di flauto, mi diede 9.50 come voto di fine anno. Diceva che avevo una grande intelligenza musicale. Sono trascorsi 30 anni. In “Amber”, confluisce il mio Amore per la vita, il mio senso di gratitudine per quel Maestro che mi ha insegnato come ottenere un suono bello dal flauto. Ringrazio tutti, nessuno escluso, dacché ognuno ha lasciato un seme, nella mia Anima. Chi ha operato bene è con me. Gli altri si sono tutti dileguati, come è giusto che sia. Questa Sinfonia è la vetta di un sentiero di montagna. È da lì che posso ammirare la vallata. Respirare aria sottile. Toccare il cielo con le dita, come chi arriva alla Croce arcana sul Monte Cimone. Ricordo quel giorno con la mia Compagna. Abbiamo camminato tanto, giungendo sulla sommità. Rimembro il vento forte sul prato. Lei che si riposa sdraiata sull’erba. Io che la guardo estasiato, perché, come insegna Dante, di fronte alla Pulcritudine, si può solo ammirare. Questa estate trascorsa, ho imparato molto. La mia Musa mi ha tenuto sempre la mano. Per “Amber” ho fatto appello alle mie migliori risorse. Il concetto di “seconda montagna” mi ha colpito molto e, una volta ogni tanto, sono stato contento di aver letto qualcosa di sensato in Facebook. Il mondo è allo sbaraglio. Scrivere messaggi d’odio ad una sopravvissuta ad un campo di sterminio nazista non è normale. Molta gente non sa di essere psicotica ed è per questo che a chi lavora nei Centri di Salute mentale andrebbe conferita una medaglia al valore. “Amber” intende essere un vettore di sanità. Intende combattere con gli strumenti dell’Intelligenza. Intende muoversi verso la Nuova Era di Luce, come ho scritto nel mio Romanzo, “Musa - Pensieri di un artista”. Giungeranno nuovi giorni. Ci sarà il Sole. Il cielo sarà terso. Non dovremo più aver paura. Sono stufo di tutto questo marciume. Sembra che la vita sia gossip e menzogna. Status sociale e Lamborghini, mentre le persone hanno fame, si ammalano, soffrono e muoiono, nell’indifferenza generale, per cui quasi tutti pensano a diventare ricchi come Bill Gates... Chissà dove devono andare? Cosa devono fare? Come intendono vivere da privilegiati in un Pianeta che soffre di una malattia terribile, con la loro Lotus che sfreccia su autostrade dissestate, in un mondo al crepuscolo, dove non si vede più un briciolo di umanità neanche a pagarla oro. È una epoca particolare questa: da un lato potresti scrivere un’opera lirica con persone che stanno dall’altra parte del mondo, dall’altra ci sono multinazionali che delocalizzano la loro produzione e in un attimo chiudono uno stabilimento mandando a casa migliaia di operai, ridotti a non avere più diritto ad un futuro normale per sé e le proprie famiglie. È un’epoca nella quale la tecnologia, che dovrebbe essere a servizio dell’uomo, ti garantisce cose che fino a 20 anni fa sarebbero state impensabili. Tuttavia la disparità fra ricchi e poveri, come predetto da Marx, è ancora più stridente. Si potrebbe cominciare a concepire un mondo nuovo. Più giusto. Più umano. Più creativo... “Amber” è la musica del mio cuore. È il nettare di cui mi cibo. È il distillato che nasce dal mio alambicco. Questi giorni in Umbria sono stati davvero fruttuosi. Dopo tanto tempo, alcune dinamiche essenziali della mia gioventù si sono mostrate per ciò che erano veramente. Le immagini si sono schiarite. I colori hanno assunto la loro originaria tonalità. È stato il tempo a determinare tutto ciò. Non io con le mie richieste. Il naturale fluire della lancetta dei secondi, dopo tanti giri, mi ha introdotto nel territorio della Verità, dove tutto ha un senso, sebbene difficile da accettare. Allora ho capito A. Ho compreso B. Ho dedotto che C, in quel preciso momento storico, non avrebbe potuto fare diversamente da quanto ha operato ed in quell’istante ho realizzato che ogni cosa ha avuto un significato essenziale sotto la volta stellata. “Amber” è tutto ciò. Sembrava complicata la vita. Poi scopri che due bruschette in compagnia bastano per essere felici e l’esistenza ti arride. Questa è la mia rivelazione. Questo il quadro. Questa la Bellezza. Dopo tanti anni di disperazione, dopo la perdita, ora posso dire la mia parola al mondo, certo di voler far bene. Credo che “Amber” sia un’opera buona. Buon pane per lo spirito. Buona linfa per il cervello. Ogni cosa che mi è accaduta negli ultimi 11 anni mi ha reso l’uomo che sono. L’Amore della mia Compagna mi ha sorretto, nutrito, e, con infinita tenerezza, mi ha mostrato ciò che volevo diventare, aiutandomi nella crescita. Non si è sani, in assoluto, scrivevo prima. Non si è la persona ideale di qualcuno. Lo si diventa in progressione, dentro una successione di eventi e realizzazioni, verso la meta che è il pieno riconoscimento di ciò che si è dentro, grazie ad una identità cristallina, che ci permetta di vivere senza far del male. Alla fine, chi ti ama vuole che tu ti realizzi, facendo nascere la meravigliosa creatura che sei in nuce, senza forzarti la mano, seguendoti ed incoraggiandoti ad ogni vittoria. Questo è Amore. Tutto il resto è muffa. Ho scritto. Sette mesi fa ho pubblicato il mio Romanzo, “Musa - Pensieri di un artista” e ora ho una nuova Sinfonia in mano. Non so dove sarei senza la mia Arte. È un interrogativo cui non so dare risposta. Senza la mia Arte e senza l’Amore della mia Musa, sarei diventato sicuramente qualcos’altro. Io sono le mie parole. I miei pensieri. I miei gesti... E la mia musica... La stupidità non potrà vincere per sempre... “Amber” vuole comunicare al mondo quanto io sia certo che la differenza la faccia l’Amore con cui tu agisci. Senza Amore, non si va da nessuna parte. Sono stati giorni floridi, qui, nella culla della bruschetta col guanciale, che tanto ama la mia Musa. Credo di aver compreso diverse cose delle persone della mia famiglia. Ho capito cosa rende difficili alcuni momenti della giornata di mio figlio. Le paure di certi istanti. Le speranze di alcuni. Ieri pomeriggio, io, mio figlio e la mia ex moglie abbiamo cucinato a casa loro. Abbiamo preparato gli hamburgher con carne macinata e verdure. È stato bello. 18 anni fa, mi separavo dalla madre di mio figlio, con un certo numero di divergenze. Siamo partiti a lì. Ora cuciniamo insieme, mentre ascoltiamo la musica e ci scambiamo feed-back. Anche per questo ringrazio. Andrea, mio figlio, sta crescendo bene. È un soldato sovietico, come amiamo dire noi. Ieri sera ero molto stanco, ma ho avuto l’opportunità di riflettere su come, se lo si vuole davvero, si possano ricucire anche gli strappi peggiori: bastano ascolto, empatia, rispetto ed intelligenza. “Amber” è giunta al suo 6° Movimento, un esperimento che non ho mai affrontato prima d’ora, pertanto la sua lunghezza conclusiva sarà ragguardevole. La giusta distanza: quando non sei sicuro di una cosa, attendi, datti pace, e cerca di allontanarti quel tanto che basta per essere sicuro di avere l’oggetto a fuoco, a livello di percezione visiva. Non affrettare giudizi. Ascoltati. Cerca di sentire che genere di vibrazioni ti giungono dalla quella cosa che vuoi comprendere. Valutane l’intensità. È come un digiuno. Ti astieni da una valutazione che potrebbe essere mendace, in attesa di una coscienza nuova. Digiunare significa vedere il cibo alla giusta distanza. Attendere di mangiarlo per comprenderne l’importanza. È così anche con la vita. Quando non comprendi qualcosa, pausa, silenzio e allontanamento. I giorni seguenti, magari, accadrà qualcosa dentro di te che ti permetterà di contenere appieno quell’oggetto che ti destava preoccupazione o perplessità e allora saprai di essere sul punto di comprenderlo davvero. Ci vuole tempo. Io, per comprendere davvero le istanze di alcune persone ci ho messo 11 anni, però, alla fine, ho raggiunto l’obiettivo. Ho scritto il 5° e il 6° Movimento di “Amber” perché mi sentivo di voler continuare a narrare la medesima storia musicale con un proseguimento sinfonico. Il 6° Movimento mi è sembrato molto particolare. Il 5° reca il sottotitolo: “The exemplary gift”, “Il dono esemplare”, perché ritengo che avere un figlio sia uno fra i più grandi doni, cui dare, alla fine, l’esempio, dacché solo esso è veramente il vettore dell’insegnamento nella vita del pargolo. Non parole, ma coerenza dei gesti. Questa è la vera educazione, quella che dovrebbero mettere in atto tutti i genitori. Il 6° Movimento reca in sé una grande idea di dinamismo e tensione, che forse stempererò in una coda per archi lenta e solenne, ora vedrò. Ho scritto ora una coda che spero possa rappresentare la calma dopo la tempesta. La genesi della Sinfonia n. 22 è la seguente: la mia Compagna mi ha regalato il dispositivo iqos, un modo nuovo di fumare. Mi ha portato il primo pacchetto di sigarette nuove, chiamato “Amber selection”, “Selezione Ambra”, dacché la Philip Morris ha suddiviso le sigarette con il criterio dei colori, quindi si ha la sigaretta bronzo, quella ambra, quella porpora e così via. Dopo qualche giorno che fumavo queste nuove sigarette, ho riflettuto sulla resina dell’ambra, mi sono un po’ documentato. ho osservato qualche foto su internet. Ho ripetuto in me il nome: “Ambra” mi è sembrato subito un bel suono. Ho lasciato l’Emilia con il 1° Movimento concluso, quando la composizione aveva solo questo nome: “Ambra”. Sono giunto nel regno delle ciriole e ho seguito un interessante video che narrava la genesi di quella che l’autore aveva definito “la seconda montagna”, un inno all’altruismo e alla bontà nei rapporti. Mi ha colpito la definizione. L’ho inserita nel titolo della mia Sinfonia. Successivamente ho riflettuto sulla vicinanza della seconda montagna e mi è venuto in mente il titolo di una canzone degli U2, perché la seconda montagna, quella che ci può condurre alla vera gioia, è davvero lontana, ma vicinissima, se lo si vuole, se davvero si desidera star bene. Di seguito, avendo tempo, ho deciso di estendere la dimensione della Sinfonia oltre i classici 4 Movimenti, e ho continuato a scrivere. Ora credo di aver fatto bene. Alla fine sto realizzando quanto intensamente “Amber” sia un ponte fra me e mio figlio Andrea, che vuole camminare lungo il sentiero della seconda montagna da uomo felice e soddisfatto dei propri Sé buoni... Mio figlio è un giovane con un piano di profondità davvero importante. Può far bene, nella sua vita. Gli dico sempre, scherzando: “Andrea, tu rischi di avere una vita davvero bella!” e lui sorride, sornione. Fra qualche giorno ripartirò per l’Emilia, con i ricordi di mia madre che parla dialetto e mio figlio che cucina per la cena. Ho sempre voluto che questa famiglia stesse bene. Le tempeste non devono durare una vita intera. Qualcuno deve uscire da quella spirale e spegnere l’interruttore generale della sofferenza. È un gran lavoro. Ci vuole Amore. Ci vuole dedizione. Ci vuole sudore, ma, alla fine, il premio è davvero grande. L’Umanità troverà la sua strada verso la Luce, nella nuova Era di Luce, strong and stable, forte e stabile, come dicono gli inglesi. Ci si augura solo che le tenebre non durino troppo a lungo a fiaccare le legittime aspirazioni delle persone. Posterò qui sul mio sito la Sinfonia “Ambra” non appena riuscirò ad ultimare tutte le operazioni tecniche. Nel tempo rimanente, che inizia da quando finisce la tempesta, un essere umano ha diritto di esperire la gioia di sentirsi parte di una meravigliosa tribù. Tutto il resto non conta. Contano solo gli abbracci e lo stupore di un bambino di fronte al mare. Restiamo uniti. C’è un mondo altro da costruire. Io ne sono sempre più convinto, me lo auguro, lo voglio, cerco di fare il mio meglio per edificarlo nella mia giornata. Chi tira i fili di questo sistema, dove la gente si ammala in tutte le dimensioni, deve farsi da parte, accettare che la pacchia è finita e andarsene, per permettere alle persone di vivere in armonia e pace su un Pianeta meraviglioso. La questione è tutta qui, perché io sono convinto che i popoli saprebbero come condurre una vita scintillante e risolvere tutti i problemi di questo mondo, al meglio, con l’intelligenza che ci contraddistingue. Ogni bambino che nasce ora ha diritto ad una vita degna per riconoscere l’altro come suo fratello e danzare insieme sul ritmo di una sarabanda di Bach... Questo viaggio in Umbria mi è piaciuto molto. Sono stato bene con i miei cari. Ho fatto diverse cose per farli star bene, come cucinare e pulire la casa, mangiare una focaccia con mia madre e ascoltare il blues con mio figlio. Queste esperienze, crogiolate nel mio mondo interno, sono sfociate nella Sinfonia “Amber”, che, per dimensione finale, supera tutte le mie precedenti composizioni. Il sesto Tempo di “Amber” si intitola “Mirror”, “Specchio”, perché è stato davanti allo specchio del tempo che io ho ritrovato me stesso, visto la reale natura degli altri e deciso di vivere in pace. “Amber, the second mountain, far away, so close” è la pagina più alta della mia produzione, sotto certi punti di vista, specie quello di sperimentazione formale. A livello di contenuto, invece, è l’inno alla vita che mi sentivo nel cuore in questo periodo. È la speranza della gioia. Dell’abbraccio che sana. Della musica che vibra nel cuore di tutti...
!Buen viento, Marineros!