CreareIeri ho postato la mia ultima Sinfonia, "Timeless" ed ora scruto i miei orizzonti. Sono trascorsi esattamente nove anni dalla pubblicazione di "RoY", il mio primo racconto, tante maree si sono avvicendate, per rendermi ciò che sono, oggi. Io non sapevo di essere un creativo, dieci anni fa. Avevo trascorso la prima parte di vita analizzando codici, imparando a memoria canzoni e poesie e suonando tanto il mio flauto traverso e il mio pianoforte. D'un tratto, come per magia, iniziai a scrivere parole che mi risuonavano dentro, fino a che, una notte, vergai, su un foglio di un bloc-notes, l'incipit di "RoY", che suona così: "Mi chiamo Itzhack ed ero un bambino normale. Sono il figlio delle risa di un Dio dissidente venduto allo stato". Rimasi allibito. Non avevo bene la cognizione di cosa avessi scritto e della sua importanza. Avevo un periodo che nessuno avrebbe potuto scrivere, a posto mio. Bevvi un bicchiere d'acqua, per placare la commozione. In quel frangente, stavo celebrando la nascita della mia creatività. "RoY" trovò un editore. Ha venduto poche copie, finora, ma quel che conta è che io lo scrissi. Da allora, tante parole e tanti suoni si sono cristallizzati nelle mie pagine. Da "RoY" sono scaturite sceneggiature e colonne sonore, album di musica e sei sinfonie. Il "RoY project" è stato il leitmotiv della mia fase adulta e ora sì che mi sento consacrato come artista. Ho raccolto segni d'Arte per tutta la vita e, ad un certo punto, essi sono riemersi dalle mie viscere, per codificarsi in strutture di pensiero, emozioni e sentimenti, in un processo che al nuovo aggiungeva il nuovo, a parole suoni e immagini intrapsichiche. Creare, per me, segue sempre lo stesso iter: vedo, vivo, gusto e poi, quando meno me l'aspetto, sento un suono, scrivo una parola, che mi fanno capire che è tempo di mettersi alla scrivania a comporre nuovi significanti. L'arte è per l'arte, come ho scritto, rifacendomi al logo della Metro Goldwin Mayer e solo ora ne comprendo precipuamente il senso. L'artista è appagato dal generare, come una donna felice di aver dato alla luce il proprio bambino.
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Opera di Victor Bauer
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