Symphony No. 21 "A tenebra ad lucem"
Questa composizione nasce da un pensiero che ha portato ad una dedica a mia madre, una donna che ha combattuto tanto, è riuscita a stare bene in diversi periodi della sua vita e non ha mai ceduto alla rassegnazione. Rimase orfana di madre e padre e a 9 anni si ritrovò in collegio, dalle suore. La sua fu una vita in salita, fin quando non divenne grande con l’opportunità di decidere ciò che fosse bene per lei. Per questo la Sinfonia si intitola “A tenebra ad lucem”, “Dalla tenebra alla luce”. Ognuno di noi ha avuto una sua esperienza di tenebra, nessuno escluso, ma tutti abbiamo il diritto di vivere nella luce. Nell’affetto di chi ci ama. Nella lealtà verso le persone che ci scelgono. Nell’orgoglio di sentirsi uomini e donne di una grande famiglia che viaggia da millenni nel grande flusso del tempo. Sono stato in Umbria fino a pochi giorni fa e ho riso e scherzato con la donna che mi ha tenuto in braccio dal primo giorno della mia vita e l’emozione mi ha condotto alla composizione musicale. Come sempre, un’esperienza vissuta, nel mondo interno, si manifesta fuori di me in forma di segni d’Arte. Sono lieto del progresso di questa musica. Nella casa di mio padre, ho scritto tutto il 1° Movimento, che ha una dimensione conclusiva importante. Inaugurando il 2° Movimento, che reca il sottotitolo “A chi intende essere uomo”, ho scritto in partitura varie parole, atte a creare le idonee immagini negli orchestrali che potrebbero eseguirla, sotto la guida di un direttore attento. Voglio che l’intenzione musicale della mia Arte sia limpida, non dia luogo a fraintendimenti. Ho scritto fino a sentire di non avere più nulla da dire. Quell’esatto frangente, attraverso cui avverti che è il caso di porre la parola “Fine” ad un’opera, è fondamentale, riguarda la capacità di sapere quando è stato detto tutto. Sono a metà del percorso: ho composto i primi due Movimenti. Per ora, mi fermerò qui. Sto scrivendo ciò che sono, in suoni. Quello che penso. Quanto mi sia allontanato da certi appetiti. Come sia in grado di digiunare, non solo a livello corporeo. Questa Sinfonia intende essere universale, abbracciare tutti, perché la guarigione esiste proprio per ogni singola persona che sia venuta alla luce. Per far questo, per camminare verso il pieno benessere psico-fisico, non dobbiamo avere paura di vivere nella gioia. Alcune volte, creiamo la nostra casa nel dolore, quasi trovandolo confortante e allora la novità di ore liete ci destabilizza. Io ho maturato, negli ultimi mesi, la convinzione che noi, tribù umana, ce la faremo, perché abbiamo, dalla nostra, un’incredibile attitudine a creare cose belle. Pensiamo ad una canzone stupenda, ad un meraviglioso dipinto, a come riusciamo a costruire architetture sublimi… Pensiamo all’amore di una nonna che prepara il minestrone per il nipote che esce da scuola. Pensiamo alla tenerezza con cui una ragazza abbraccia il suo fidanzato su una panchina di un parco. Noi siamo belli. È questa la verità. Siamo tutti chiamati ad esserlo. Tutte crisalidi verso la Bellezza, come dice Anthony Hopkins ne “Il silenzio degli innocenti”. Sto lavorando alla mia Sinfonia, animato dall’intenzione di cantare Amore e Bellezza, dacché i miei occhi non possono accettare la visione di tutto il male che c’è in giro per il mondo. La realtà muterà, non si sa quando. Matureranno le coscienze. Cammineranno i popoli. Una mattina, ho ascoltato alcune canzoni: “È tutto un attimo” di Anna Oxa, “Oggi sono io” di Alex Britti, cantata dall’insuperabile Mina, “Stay, faraway so close” degli U2, con il bellissimo video girato a Berlino, “Running to stand still” sempre degli U2, che non ascoltavo da mesi e “Sky blue” di Peter Gabriel. Mi sono emozionato ed ho pensato: “Ce la faremo!”. La mia avventura iniziava 11 anni fa: mi ero trasferito in Emilia, per stare a due passi dal mio Amore. Non sapevo fare nulla, in casa. Mi creava problemi anche scaldare un bricco di latte. Oggi cucino il pollo alla cacciatora e sono convinto di poter ancora migliorare. Questa propensione ad imparare e sperimentare l’ho vissuta anche in musica e in letteratura. Sono cresciuto in toto, come uomo, come artista. Ho finito di comporre, per un po’. Ho affidato ad uno strumento solista alcune melodie, pensando il 4° Movimento come un piccolo concerto per Violino e orchestra. Per ora, di più, non saprei fare. Questo è quanto io ho in mente ora, fra le mani, dentro al cuore, attorno alla mia anima. La Sinfonia sfiora l’ora e mezza di durata, in questo preciso momento. Forse la rielaborerò, forse no. Al 4° Movimento devo aggiungere le dinamiche, quanto ossia un suono venga prodotto più o meno forte. Giusto ora ho concluso il lavoro di composizione musicale. Non aggiungerò null'altro. Ritengo che questa esperienza creativa sia giunta al termine. Ci fu un grande attore che disse al figlio: “Qualsiasi cosa fai nella vita, falla con amore!”, ed è proprio questo il vero segreto del successo, che, alla fine, è la gioia del donare, sapendo di aver fatto tutto al meglio. Tutto con dedizione, interesse autentico e desiderio di essere attento ai particolari, quando si fa qualcosa. Dobbiamo imparare a sorridere, sempre, non c’è cosa più bella di essere semplice e leggero, come ho concluso nei giorni della mia estate. Sto imparando a muovermi nel mondo. Vengo da molto lontano. Sto provando a dirigermi verso un luogo nuovo, che immagino sublime. Questa Sinfonia narra tale visione. Ecco i titoli dei 4 Movimenti: 1. “De veritate”. 2. “De discrimine”. 3. “De alio universo”. 4. “De amplexu”, dove “Discrimen, discriminis” è inteso come “differenza” e “amplexus, amplexus” come “abbraccio”. “De alio universo”, invece è pensato come “un mondo altro”. Ho notato come vi siano spesso 2 piani sui quali scivolano i gesti e le parole delle persone: un piano teorico, grazie al quale chiunque sappia dirti la cosa migliore da fare, che si contrappone spesso ad uno spazio reale, nel quale le manchevolezze ed i difetti di un individuo si fanno largo fra le pieghe segrete della sua vita quasi inconfessabile. Ho chiamato ciò “Dicotomia” e questa conclusione è sfociata in “De discrimine”, inteso appunto come differenza tra il dire e il fare. Questa musica inizia con un interrogativo, cui ci sarà risposta solo alla fine della composizione. È un racconto. È una Sinfonia dalla Nuova Era di Luce. In questa composizione utilizzo tutto lo spettro delle frequenze, da quelle dei contrabbassi all’ottavino e, all’interno delle famiglie dei timbri vi è la novità di strumenti percussivi come la marimba. Questa Sinfonia è davvero un percorso dalla tenebra alla luce. È pensata così e si rivela per ciò che è: un messaggio al mondo. Un invito a non mollare. Una riflessione su quanto siamo audaci, come esseri umani, a ricercare la struggente emozione di sentirci figli di un cosmo fatto di Verità, Bontà e Bellezza. È in gioco la nostra esistenza, non possiamo buttarla via. Dobbiamo muoverci. Undici anni fa, lasciavo la mia Umbria, per seguire un sogno d’Amore, rappresentato dalla Compagna con cui oggi studio itinerari nuovi verso destinazioni mai raggiunte prima. Lungo una curva che ci ha portato a crescere insieme. Ascoltarci. Rispettarci. Questa musica è per tutti quelli che non si sono arresi, continuando a cercare una propria dimensione di benessere, nonostante l’assordante rumore di un mondo fatto di lustrini. Circa a metà del 1° Movimento, c’è una sezione con successioni rapide di note, con le quali intendo trasmettere proprio il senso del combattimento fra tenebra e luce. Ne segue una parte serena, come la vittoria dell’uomo su un destino malvagio. Avverto una sensazione piacevole, nel riascoltare queste note. Penso davvero che la mia scrittura si sia evoluta con me. Sia diventata grande. Figlia di un uomo. C’è la riproposizione del combattimento, dacché, come si deduce, esso non muore mai. È una costante della nostra vita. La verità è placida. Non corre. Non urla. È un suono rotondo, dolce, appagante. L’incedere sicuro dei passi di un bambino diventato uomo. La ricerca di una casa della Psiche. Il traguardo tanto atteso. In questa composizione c'è lo spazio per la dolcezza e per la lotta, per l'amore e il senso profondo di distacco, per la tenerezza e la caparbietà di non volersi rassegnare alla dilagante volgarità.