Semplice e leggero
Mi sono sempre chiesto cosa possa spingere un uomo ad andare avanti, nonostante le difficoltà. Poi, in casa, ho costruito una zona sacra, scegliendo una piccola scatola gialla e verde, nella quale raccogliere reperti del mio passaggio: biglietti della corriera, di qualche entrata in un museo, messaggi di mio figlio, oggetti che mi ricordassero che un certo giorno, ero stato felice. Così è iniziata una nuova storia. Un uomo deve avere una zona sacra. Gli antichi ponevano memoriali del loro passaggio. L’uomo ha bisogno di ricordare, perché, nel flusso del tempo, certe volte, non rammenta più da dove venga e rileggere i momenti belli e significativi lo aiuta a rimanere in asse. Ieri, con la mia Compagna, sono stato lungo la riviera del Conero, vicino ad Ancona. È stata una giornata splendida. Lei, a contatto con le onde, torna bambina, si mostra in tutta la sua semplicità e starle accanto è davvero piacevole. Abbiamo fatto una lunga passeggiata, fino alla fine della distesa dei sassolini che compongono la spiaggia. D’un tratto, ci fu silenzio. Era come se fossimo soli: io, lei, il promontorio ed il mare. Ci siamo abbracciati. Lei mi ha cinto con i suoi piccoli piedi, rimanendo in acqua, come due fanciulli. “Semplicità” e “Leggerezza” sono due sostantivi fondamentali, nell’evoluzione di una persona. Se sei semplice e leggero, hai raggiunto davvero la sanità. Se osservi il tuo tè, nella tua tazza preferita, e ne ammiri il colore, prima di gustarlo, sei davvero al meglio delle tue possibilità. Leggero, come un aquilone. Semplice, come il gesto di una mano che accarezza la testolina di un bambino. Tutti sappiamo essere leggeri e semplici. Ieri, in spiaggia, il mio occhio cadeva su tanti giovani papà con i loro cuccioli d’uomo. Le parole che sussurravano. Il modo in cui li asciugavano. L’orgoglio di sentirsi padri. Allora ho davvero pensato che siamo splendidi. Tutti, e che l’Umanità è un insieme di creature bellissime. La mia Musa andava spesso a farsi il bagno, io camminavo, non c’era bisogno di altro. La vedevo felice, nella sua essenzialità di Donna che si è conquistata un posto nel mondo. Sono stato bene. Da anni, sto riscoprendo il mio rapporto col mare, che si era interrotto tempo fa, ma ora sono semplice e leggero e il mio occhio segue un gabbiano che, fiero, plana. Semplice e leggero, come un bambino che gioca con le onde o insegue una farfalla che vola intorno a lui. Abbiamo il desiderio di riscoprirci autentici. Il mare o un sentiero di montagna ci possono davvero aiutare… E poi scopri che nella tua nudità di essere umano non c’è spazio per sciocchezze, tutto è estremamente serio, nel gioco. Non ti serve nient’altro: c’è la spiaggia, il monte che si inabissa nel mare, il verde dei pini marittimi, le onde e l’acqua accogliente. Non servono grandi ragionamenti, fare speculazioni su chissà cosa non è necessario, quando puoi osservare un neonato che cammina incerto nei suoi primi passi da esploratore, cercando di rimanere in equilibrio. Devo tutto ciò alla mia Compagna. Io ho imparato. Mi sono aperto a nuove percezioni. Mi sono rimesso in gioco, superati i trent’anni. Semplice, come un caffè gustato in riva al mare. Leggero, come il passo di chi si affida alle onde. Ieri, ho sentito che eravamo tutti membri della stessa famiglia. Un’emozione molto piacevole. L’ultima volta che ho avvertito questa sensazione ero a Rimini, davanti al maestoso Ponte di Tiberio, con persone che passeggiavano e facevano yoga. Noi tutti abbiamo bisogno, come l’aria che respiriamo, di ricordarci di essere parte di un tutto. Non odiare mai nessuno. Non detestare mai i personaggi della storia che, magari, ti sta conducendo ad un vicolo cieco, dal quale puoi salvarti solo tu, dacché essi stessi, a loro volta, potrebbero essere vittima di situazioni irrisolte che li portano ad agire il male. I sentimenti negativi ci distruggono, facendo ammalare la nostra anima, con conseguenze inenarrabili ed il nostro corpo, condannandoci a percorsi di guarigione a volte complicatissimi. Semplice e leggero. È questa la risposta. Ricordarsi che un giorno di fine Agosto eravamo in un luogo incantato ad osservare una bandiera rossa sventolare nella brezza del mare. Nella mia prima vita, non ho mai sperato di poter passeggiare lieto fra i ciottoli, dacché stritolato da forze ostili. Poi ho incontrato Lei, che mi ha insegnato la gioia di indossare una t-shirt e fotografare un tramonto. È stato un cammino molto lungo. Ci ho impiegato più di undici anni, dal 2008, anno nel quale le circostanze si sono allineate in modo tale che io potessi produrre il mio primo, vero respiro vitale. Chissà dove sarei se non avessi incontrato la Donna che ha visto l’uomo maturo dentro il ragazzo ribelle? Questo non lo saprò mai. Però una cosa la so: io, come tutti, mi meritavo di essere semplice e leggero. L’Arte, quella che ho scelto, scrivere e comporre musica, mi ha aiutato tanto, nel processo di individuazione dei miei Sé buoni di bioniana memoria. Anche in questa fattispecie: non so dove sarei, se non avessi scritto. Io ho bisogno di scrivere, è una precisa istanza che si sostanzia nella mia mente. Quando vivo qualcosa, il tempo fa in modo che io avverta la necessità di descriverla, con le parole o con i suoni e questo è il momento creativo più alto della mia vita, non ne conosco uno diverso. È anche il processo che nutre il mio tempo, facendolo scorrere in un flusso che profuma di eternità. Semplice e leggero, come una bambina che mangia il gelato al fresco di un ombrellone, in una spiaggia, che, per lei, è un enorme campo da gioco. Semplice e leggero è una grande conquista. Nessuno apprezza qualcosa tanto quanto un reduce da una guerra crudele. Sto ancora lavorando per essere semplice e leggero e ci sono volte in cui ci riesco, con mia immensa soddisfazione. Il mondo non sarà cambiato dall’indignazione di un individuo. Non è scrivendo su Facebook la propria contrarietà per le ingiustizie che si salverà il Pianeta Terra. Sappiamo tutti che urge una precisa costruzione mondiale, a livelli che coinvolgano le persone di buona volontà. Quindi avvelenarsi per qualcosa di sporco e inumano non fa né il proprio bene, né quello della comunità. Quando si tratterà di ricostruire tutto, ci sarà bisogno di persone che accantonino le macerie cantando e fischiettando, non di persone ammalate di bruttezza. Ci sarà bisogno di semplici e leggeri. Di anime felici che contribuiscano alla gioia di tutti. I miei occhi non possono leggere nefandezze, questo lo so molto bene. Sono empatico, mi metto nei panni delle vittime, avverto il loro grido disperato. Tuttavia, non posso permettermi di farmi inondare dal fiume venefico di sporcizia. Ho bisogno di candore. Di igiene. Di Bellezza. Semplice e leggero. Questo è l’obiettivo. Non me lo devo dimenticare mai. Semplice, come il profumo di un pino marittimo mentre si salgono gli scalini di un sentiero lungo un promontorio. Leggero, come l’acqua fresca dopo una passeggiata verso rocce che si inabissano nel mare. Io non devo autorizzare il male ad entrare in casa mia. Me lo devo ricordare, sempre. Pensieri tristi conducono alla malattia della Psiche, che è il primo, grande ostacolo per la piena realizzazione di un uomo. Siamo unità corpo / mente e ciò che accade nelle nostre sinapsi, ineluttabilmente, si traduce in messaggi che agiscono anche sul nostro corpo. Semplice e leggero è il miglior antidoto contro il veleno di un mondo alla rovescia. Debbo davvero tenerlo a mente. Deve essere la missione del mio 2020, per poi divenire prassi quotidiana che mi accompagni sempre. Ieri il promontorio del Conero era stupendo, nella sua semplicità di alberi verdi, rocce bianche e sassolini che baciano il mare. Mi sentivo leggero. La mia Musa era un incanto. Il Sole scaldava, senza ferire. La gente si divertiva. È stata una bella fotografia. Non ho mai maneggiato il cellulare. Non mi ha sfiorato l’idea di leggere la dichiarazione di un politico su chissà quale argomento. C’ero io. C’era la mia Ninfetta. C’erano le persone che avevano deciso di star bene con la propria famiglia in una giornata di Sole al mare, nella semplicità, nella leggerezza, nella consapevolezza che, per quanto tutto possa sembrare assurdo, in certi frangenti, ci sarà comunque una nuova Alba sulle sorti del mondo e la possibilità di ricominciare tutto, salvando ciò che amiamo, per un nuovo cammino di una tribù forte e fragile, che sogna Bellezza, per ogni suo gesto… Ieri sera sono tornato a casa tardi, dopo il mare. Mi sono fatto la doccia ed avevo ancora i segni delle passeggiate lungo la pelle dei piedi. Mi sono addormentato quasi subito, con la stanchezza lieta di chi ha vissuto una bella esperienza. Stamani, mi sono svegliato alle 8 e mezza. Ho preso il caffè, versato nella tazzina marrone che tanto mi piace. Mi sono messo all’opera. Ho cominciato a scrivere, sintetizzando, ad un certo punto, dopo poche righe, il concetto di “Semplicità” e “Leggerezza”, che voglio davvero vivere, nei miei passi odierni e futuri. Non c’è altra strada, per me. È questo ciò che avverto. Occorre un diaframma, fra sé ed il mondo, la giusta distanza, perché chi sente molto è anche più esposto a stare male per i soprusi che vengono perpetrati a tutte le latitudini. Distanza, orbene. Distanza, semplicità e leggerezza. Il resto verrà, magari girando un angolo di un palazzo, si ascolterà la voce sinuosa di una ragazza e si ricomincerà a vivere una vita bella, salvando ciò che è giusto salvare. La mia vita è cambiata undici anni fa. Ero pronto per la trasformazione da crisalide a farfalla. In quel momento non lo realizzavo, ma tutto, dentro e fuori di me, cantava una melodia nuova. Mi sono allineato ad una frequenza nuova, del mio cuore, della mia mente, del mio corpo. Avevo compiuto lo sforzo atletico straordinario di impormi di scrivere la mia esistenza nella tempesta. Trovai un editore pronto a pubblicarmi. Dopo la pubblicazione, accadde qualcosa. Prima di tutto, ci furono persone che mi lessero: amici vicini e lontani che scelsero di farlo. Il libro segnò uno spartiacque: chi voleva essere con me, lo lesse. Chi non lo lesse, pian piano, per una dinamica della stessa vita, si allontanò da me ed io cominciai a rendermi conto davvero delle persone che era salutare tenere nel mio petto. Mi fu confermata la bontà delle mie tesi. Incontrai la Donna che divenne la mia Compagna e Musa. Continuai a scrivere. Ricordo ancora che, quando mi trasferii in Emilia, inaugurai una partitura, con il nome latino della cittadella che mi stava dando una nuova casa. Qualcosa cambiò: cominciai ad amare tutto quello che facevo. Come preparavo il minestrone. Come pulivo i fornelli, mentre ascoltavo la musica che avevo finito di comporre qualche minuto prima. Il modo in cui posizionavo tutto sul tavolo della cucina, per l’arrivo di Lei, che, con semplicità e leggerezza, mi stava insegnando l’Amore… Ascoltavo la radio, ancora non ero iscritto a Facebook, mi estasiavo negli ascolti di Beethoven e Bach. È lì che ho cominciato ad essere semplice e leggero, per la prima volta in vita mia. Oggi, a distanza di anni, lo teorizzo, ma solo dopo averlo vissuto, per periodi importanti. Il rischio è sempre quello: cadere nella trappola che ti fa sentire che nulla sia possibile, poi vai a fare una passeggiata, trovi un albero segato dal quale è nato un docile virgulto e ti rendi conto che la vita può essere davvero meravigliosa e magnificente. A volte si è coniata questa definizione: “Il poeta delle piccole cose”, con una sfumatura che, nel tempo, mi è apparsa quasi dispregiativa. Non è cosa da poco essere il poeta delle piccole cose, assolutamente. Nel descrivere le piccole cose, ci può essere un mondo di grandi significazioni. Ho gustato l’ultimo sorso di caffè della mia mattinata. L’obiettivo è quello di essere semplice e leggero. Ho il diritto di giocare. Me lo sono guadagnato col sangue. Ho il diritto di stare in salute, mentale e fisica. Ho il diritto di guardare incantato un promontorio che si inabissa nel mare blu. Abbiamo una sola vita, per esperire l’incanto. Non c’è crimine maggiore del gettarla alle ortiche. Semplice e leggero, il resto verrà. Oggi potremmo scoprire un tesoro nascosto di un musicista che ci piace tanto ed ascoltarcelo con immensa passione. Non è poco, anzi è quasi tutto…
Mi sono sempre chiesto cosa possa spingere un uomo ad andare avanti, nonostante le difficoltà. Poi, in casa, ho costruito una zona sacra, scegliendo una piccola scatola gialla e verde, nella quale raccogliere reperti del mio passaggio: biglietti della corriera, di qualche entrata in un museo, messaggi di mio figlio, oggetti che mi ricordassero che un certo giorno, ero stato felice. Così è iniziata una nuova storia. Un uomo deve avere una zona sacra. Gli antichi ponevano memoriali del loro passaggio. L’uomo ha bisogno di ricordare, perché, nel flusso del tempo, certe volte, non rammenta più da dove venga e rileggere i momenti belli e significativi lo aiuta a rimanere in asse. Ieri, con la mia Compagna, sono stato lungo la riviera del Conero, vicino ad Ancona. È stata una giornata splendida. Lei, a contatto con le onde, torna bambina, si mostra in tutta la sua semplicità e starle accanto è davvero piacevole. Abbiamo fatto una lunga passeggiata, fino alla fine della distesa dei sassolini che compongono la spiaggia. D’un tratto, ci fu silenzio. Era come se fossimo soli: io, lei, il promontorio ed il mare. Ci siamo abbracciati. Lei mi ha cinto con i suoi piccoli piedi, rimanendo in acqua, come due fanciulli. “Semplicità” e “Leggerezza” sono due sostantivi fondamentali, nell’evoluzione di una persona. Se sei semplice e leggero, hai raggiunto davvero la sanità. Se osservi il tuo tè, nella tua tazza preferita, e ne ammiri il colore, prima di gustarlo, sei davvero al meglio delle tue possibilità. Leggero, come un aquilone. Semplice, come il gesto di una mano che accarezza la testolina di un bambino. Tutti sappiamo essere leggeri e semplici. Ieri, in spiaggia, il mio occhio cadeva su tanti giovani papà con i loro cuccioli d’uomo. Le parole che sussurravano. Il modo in cui li asciugavano. L’orgoglio di sentirsi padri. Allora ho davvero pensato che siamo splendidi. Tutti, e che l’Umanità è un insieme di creature bellissime. La mia Musa andava spesso a farsi il bagno, io camminavo, non c’era bisogno di altro. La vedevo felice, nella sua essenzialità di Donna che si è conquistata un posto nel mondo. Sono stato bene. Da anni, sto riscoprendo il mio rapporto col mare, che si era interrotto tempo fa, ma ora sono semplice e leggero e il mio occhio segue un gabbiano che, fiero, plana. Semplice e leggero, come un bambino che gioca con le onde o insegue una farfalla che vola intorno a lui. Abbiamo il desiderio di riscoprirci autentici. Il mare o un sentiero di montagna ci possono davvero aiutare… E poi scopri che nella tua nudità di essere umano non c’è spazio per sciocchezze, tutto è estremamente serio, nel gioco. Non ti serve nient’altro: c’è la spiaggia, il monte che si inabissa nel mare, il verde dei pini marittimi, le onde e l’acqua accogliente. Non servono grandi ragionamenti, fare speculazioni su chissà cosa non è necessario, quando puoi osservare un neonato che cammina incerto nei suoi primi passi da esploratore, cercando di rimanere in equilibrio. Devo tutto ciò alla mia Compagna. Io ho imparato. Mi sono aperto a nuove percezioni. Mi sono rimesso in gioco, superati i trent’anni. Semplice, come un caffè gustato in riva al mare. Leggero, come il passo di chi si affida alle onde. Ieri, ho sentito che eravamo tutti membri della stessa famiglia. Un’emozione molto piacevole. L’ultima volta che ho avvertito questa sensazione ero a Rimini, davanti al maestoso Ponte di Tiberio, con persone che passeggiavano e facevano yoga. Noi tutti abbiamo bisogno, come l’aria che respiriamo, di ricordarci di essere parte di un tutto. Non odiare mai nessuno. Non detestare mai i personaggi della storia che, magari, ti sta conducendo ad un vicolo cieco, dal quale puoi salvarti solo tu, dacché essi stessi, a loro volta, potrebbero essere vittima di situazioni irrisolte che li portano ad agire il male. I sentimenti negativi ci distruggono, facendo ammalare la nostra anima, con conseguenze inenarrabili ed il nostro corpo, condannandoci a percorsi di guarigione a volte complicatissimi. Semplice e leggero. È questa la risposta. Ricordarsi che un giorno di fine Agosto eravamo in un luogo incantato ad osservare una bandiera rossa sventolare nella brezza del mare. Nella mia prima vita, non ho mai sperato di poter passeggiare lieto fra i ciottoli, dacché stritolato da forze ostili. Poi ho incontrato Lei, che mi ha insegnato la gioia di indossare una t-shirt e fotografare un tramonto. È stato un cammino molto lungo. Ci ho impiegato più di undici anni, dal 2008, anno nel quale le circostanze si sono allineate in modo tale che io potessi produrre il mio primo, vero respiro vitale. Chissà dove sarei se non avessi incontrato la Donna che ha visto l’uomo maturo dentro il ragazzo ribelle? Questo non lo saprò mai. Però una cosa la so: io, come tutti, mi meritavo di essere semplice e leggero. L’Arte, quella che ho scelto, scrivere e comporre musica, mi ha aiutato tanto, nel processo di individuazione dei miei Sé buoni di bioniana memoria. Anche in questa fattispecie: non so dove sarei, se non avessi scritto. Io ho bisogno di scrivere, è una precisa istanza che si sostanzia nella mia mente. Quando vivo qualcosa, il tempo fa in modo che io avverta la necessità di descriverla, con le parole o con i suoni e questo è il momento creativo più alto della mia vita, non ne conosco uno diverso. È anche il processo che nutre il mio tempo, facendolo scorrere in un flusso che profuma di eternità. Semplice e leggero, come una bambina che mangia il gelato al fresco di un ombrellone, in una spiaggia, che, per lei, è un enorme campo da gioco. Semplice e leggero è una grande conquista. Nessuno apprezza qualcosa tanto quanto un reduce da una guerra crudele. Sto ancora lavorando per essere semplice e leggero e ci sono volte in cui ci riesco, con mia immensa soddisfazione. Il mondo non sarà cambiato dall’indignazione di un individuo. Non è scrivendo su Facebook la propria contrarietà per le ingiustizie che si salverà il Pianeta Terra. Sappiamo tutti che urge una precisa costruzione mondiale, a livelli che coinvolgano le persone di buona volontà. Quindi avvelenarsi per qualcosa di sporco e inumano non fa né il proprio bene, né quello della comunità. Quando si tratterà di ricostruire tutto, ci sarà bisogno di persone che accantonino le macerie cantando e fischiettando, non di persone ammalate di bruttezza. Ci sarà bisogno di semplici e leggeri. Di anime felici che contribuiscano alla gioia di tutti. I miei occhi non possono leggere nefandezze, questo lo so molto bene. Sono empatico, mi metto nei panni delle vittime, avverto il loro grido disperato. Tuttavia, non posso permettermi di farmi inondare dal fiume venefico di sporcizia. Ho bisogno di candore. Di igiene. Di Bellezza. Semplice e leggero. Questo è l’obiettivo. Non me lo devo dimenticare mai. Semplice, come il profumo di un pino marittimo mentre si salgono gli scalini di un sentiero lungo un promontorio. Leggero, come l’acqua fresca dopo una passeggiata verso rocce che si inabissano nel mare. Io non devo autorizzare il male ad entrare in casa mia. Me lo devo ricordare, sempre. Pensieri tristi conducono alla malattia della Psiche, che è il primo, grande ostacolo per la piena realizzazione di un uomo. Siamo unità corpo / mente e ciò che accade nelle nostre sinapsi, ineluttabilmente, si traduce in messaggi che agiscono anche sul nostro corpo. Semplice e leggero è il miglior antidoto contro il veleno di un mondo alla rovescia. Debbo davvero tenerlo a mente. Deve essere la missione del mio 2020, per poi divenire prassi quotidiana che mi accompagni sempre. Ieri il promontorio del Conero era stupendo, nella sua semplicità di alberi verdi, rocce bianche e sassolini che baciano il mare. Mi sentivo leggero. La mia Musa era un incanto. Il Sole scaldava, senza ferire. La gente si divertiva. È stata una bella fotografia. Non ho mai maneggiato il cellulare. Non mi ha sfiorato l’idea di leggere la dichiarazione di un politico su chissà quale argomento. C’ero io. C’era la mia Ninfetta. C’erano le persone che avevano deciso di star bene con la propria famiglia in una giornata di Sole al mare, nella semplicità, nella leggerezza, nella consapevolezza che, per quanto tutto possa sembrare assurdo, in certi frangenti, ci sarà comunque una nuova Alba sulle sorti del mondo e la possibilità di ricominciare tutto, salvando ciò che amiamo, per un nuovo cammino di una tribù forte e fragile, che sogna Bellezza, per ogni suo gesto… Ieri sera sono tornato a casa tardi, dopo il mare. Mi sono fatto la doccia ed avevo ancora i segni delle passeggiate lungo la pelle dei piedi. Mi sono addormentato quasi subito, con la stanchezza lieta di chi ha vissuto una bella esperienza. Stamani, mi sono svegliato alle 8 e mezza. Ho preso il caffè, versato nella tazzina marrone che tanto mi piace. Mi sono messo all’opera. Ho cominciato a scrivere, sintetizzando, ad un certo punto, dopo poche righe, il concetto di “Semplicità” e “Leggerezza”, che voglio davvero vivere, nei miei passi odierni e futuri. Non c’è altra strada, per me. È questo ciò che avverto. Occorre un diaframma, fra sé ed il mondo, la giusta distanza, perché chi sente molto è anche più esposto a stare male per i soprusi che vengono perpetrati a tutte le latitudini. Distanza, orbene. Distanza, semplicità e leggerezza. Il resto verrà, magari girando un angolo di un palazzo, si ascolterà la voce sinuosa di una ragazza e si ricomincerà a vivere una vita bella, salvando ciò che è giusto salvare. La mia vita è cambiata undici anni fa. Ero pronto per la trasformazione da crisalide a farfalla. In quel momento non lo realizzavo, ma tutto, dentro e fuori di me, cantava una melodia nuova. Mi sono allineato ad una frequenza nuova, del mio cuore, della mia mente, del mio corpo. Avevo compiuto lo sforzo atletico straordinario di impormi di scrivere la mia esistenza nella tempesta. Trovai un editore pronto a pubblicarmi. Dopo la pubblicazione, accadde qualcosa. Prima di tutto, ci furono persone che mi lessero: amici vicini e lontani che scelsero di farlo. Il libro segnò uno spartiacque: chi voleva essere con me, lo lesse. Chi non lo lesse, pian piano, per una dinamica della stessa vita, si allontanò da me ed io cominciai a rendermi conto davvero delle persone che era salutare tenere nel mio petto. Mi fu confermata la bontà delle mie tesi. Incontrai la Donna che divenne la mia Compagna e Musa. Continuai a scrivere. Ricordo ancora che, quando mi trasferii in Emilia, inaugurai una partitura, con il nome latino della cittadella che mi stava dando una nuova casa. Qualcosa cambiò: cominciai ad amare tutto quello che facevo. Come preparavo il minestrone. Come pulivo i fornelli, mentre ascoltavo la musica che avevo finito di comporre qualche minuto prima. Il modo in cui posizionavo tutto sul tavolo della cucina, per l’arrivo di Lei, che, con semplicità e leggerezza, mi stava insegnando l’Amore… Ascoltavo la radio, ancora non ero iscritto a Facebook, mi estasiavo negli ascolti di Beethoven e Bach. È lì che ho cominciato ad essere semplice e leggero, per la prima volta in vita mia. Oggi, a distanza di anni, lo teorizzo, ma solo dopo averlo vissuto, per periodi importanti. Il rischio è sempre quello: cadere nella trappola che ti fa sentire che nulla sia possibile, poi vai a fare una passeggiata, trovi un albero segato dal quale è nato un docile virgulto e ti rendi conto che la vita può essere davvero meravigliosa e magnificente. A volte si è coniata questa definizione: “Il poeta delle piccole cose”, con una sfumatura che, nel tempo, mi è apparsa quasi dispregiativa. Non è cosa da poco essere il poeta delle piccole cose, assolutamente. Nel descrivere le piccole cose, ci può essere un mondo di grandi significazioni. Ho gustato l’ultimo sorso di caffè della mia mattinata. L’obiettivo è quello di essere semplice e leggero. Ho il diritto di giocare. Me lo sono guadagnato col sangue. Ho il diritto di stare in salute, mentale e fisica. Ho il diritto di guardare incantato un promontorio che si inabissa nel mare blu. Abbiamo una sola vita, per esperire l’incanto. Non c’è crimine maggiore del gettarla alle ortiche. Semplice e leggero, il resto verrà. Oggi potremmo scoprire un tesoro nascosto di un musicista che ci piace tanto ed ascoltarcelo con immensa passione. Non è poco, anzi è quasi tutto…