Il centro vuoto dopo i suoni
Eccomi. Sono nel mio studiolo, in silenzio, dopo aver fatto diverse cose. Riflettevo in queste ore sull'importanza dell'avere il coraggio di starsene un po' da soli, in assenza di tanti suoni. È una attività salutare. Non ci rendiamo bene conto di quanto grande sia la mole di rumori che accettiamo se non quando rimaniamo da soli in casa, senza radio o tv accesi. Abbiamo bisogno di un po' di vuoto, in tutti gli ambiti, anche in quello acustico, che, comunque, rappresenta una realtà per il nostro cervello. Il silenzio è un fiore e va protetto, amato, tutelato. Diffidate da coloro che vivono in perenne frastuono. C'è una misura in tutto... "Modus in rebus" diceva Orazio. Io, spesso, sento la necessità di annullare le attività musicali e affidarmi al flusso dei pensieri e delle emozioni che il silenzio mi saprà portare. Stamani ho postato questo. Si tratta di una breve antologia, scaturita da un ascolto di questi ultimi giorni, quando, per la prima volta dalla sua morte, mi sono concesso il piacere di gustare alcuni brani dell'ultimo album di David Bowie, rimanendo folgorato da un suono dissonante in una canzone, che mi ha esortato a scrivere in un mood figlio di quelle atmosfere. Nella prima metà della mia vita, difficilmente mi ponevo in ascolto del mio silenzio, forse proprio nei momenti di composizione musicale, dove c'ero io davanti al pianoforte, con le mie emozioni che parlavano. Oggi, pratico il silenzio abitualmente, quando avverto la necessità di stare un po' per conto mio. La considero una forma di meditazione, che, credo, mi abbia aiutato davvero molto. Non so dove sarei senza il silenzio: quel luogo nel quale prendono corpo le riflessioni meno attese.