L'arte
Stamani, ho corretto un capitolo del mio romanzo, "Musa - Pensieri di un artista", giungendo a leggere la concezione di Arte che il protagonista va maturando nella sua vita. Ora sono lieto dacché quelle parole, scritte tempo fa, le sento nuovamente mie, rafforzate e rinvigorite da ciò che penso in quest'autunno che spero mi porterà a risultati importanti. L'Arte è un acquedotto, nella mia prosa. Conduce all'Umanità qualcosa di essenziale. Non è un accessorio. Pulsa nelle vene di chiunque sappia quanto rappresentare sia vitale. Il processo di scrittura del protagonista si muove nelle sue giornate come compagno fedele, rispecchia ciò che egli va scoprendo, intende avere un messaggio universale da donare, è militante, perché sogna un mondo altro. Le cose, che non vanno, non si metteranno a posto da sole. Occorrerà riscoprire le radici salde della propria immagine e dell'altro. In questo, l'Arte potrà aiutare. L'individuo che descrivo, nelle pagine della prosa, è un curioso. Ha mantenuto intatta la tensione a scoprire le cose, in uno slancio che lo ha fatto riconciliare con la grazia che aveva da bambino. Ha sempre costruito. Non si è mai stancato di provare a trovare nuove soluzioni e la sua creatività lo sorregge, nelle sue giornate alla ricerca di un modo nuovo ed autentico di stare insieme alla gente. Un cosmo nuovo è possibile? Questa la domanda centrale. In "Musa - Pensieri di un artista", uno sparuto manipolo di persone intende creare arte nuova, per un'epoca di là da venire, in cui ci sia gioia collettiva. L'uomo riscopre la bellezza di antichi segni d'arte, come una parola o un suono affidato ad un corno inglese. In un'era arida come quella del grande fratello, urge un'arte splendida, che faccia sognare. Non ci si deve rassegnare allo squallore. Il mio sentiero ha conosciuto una drastica rivoluzione dieci anni fa, dopo che un coraggioso editore pubblicò il mio primo racconto e da allora la mia arte è cresciuta con me. Ho scritto molto, in questo decennio, proprio mentre vedevo una imbarazzante quantità di individui votarsi al consumismo più sfrenato e scellerato, schiavi di un capitale che, progressivamente, gli toglieva tutto quello su cui avevano edificato le loro esistenze. L'arte non è una risposta per pochi. È l'adeguata terapia per tutti. In questo senso, non è dissimile da una fruttuosa chiacchierata con un buon amico. Cosa ci ha consegnato il ventunesimo secolo finora? Solo escrementi... Si fa vera arte in ambiti sempre più ristretti, lungi dal venire alla luce ed indicare una via. La creatività deve essere un faro. Pochi giorni fa ero in un bar, dove si teneva la televisione accesa su un canale musicale. Ho osservato il video: ragazze discinte in pose erotiche, con commento sonoro banale. È questo quello che ci attendiamo? Siamo sicuri che quelle ragazze mezze nude siano la forma d'arte che intendiamo consegnare ai nostri figli? Un progetto criminoso avanza. Si violentano le alte tensioni dell'animo umano, per impoverirlo e fargli sognare solo di essere nella grande piscina di una sontuosa villa in compagnia di individui che realizzino le sue più pruriginose spinte. È tutto al collasso. È un mondo alla rovescia. L'arte è altrove ed attende che qualcuno si ponga in ascolto del suono del vento in montagna. Tutto ciò che è banale è stato incensato. È divenuto importante, quando prima veniva rifiutato dai più. Occorre riscoprirsi bambini, osservare un fiore, venire colti dal desiderio di ritrarlo perché non muoia mai. Urge seminare arte, in questo periodo storico violento. Il creativo non si deve stancare mai, dacché è consapevole della bellezza della sua missione. Oggi consegno al web queste riflessioni sull'arte, avendole dedicato un capitolo del mio romanzo e devo dire di essere soddisfatto, perché so di essere lungo il mio cammino. Non vorrei un'altra vita. Ho trascorso tanto tempo per imparare a desiderare la mia. Buon vento, Marineros!