Pictures of a monolith - Symphonic poem
Buongiorno, Viandanti!
Oggi scrivo perché stamani ho concluso la creazione di un nuovo lavoro, che chiamerei “sinfonico - rock”, intitolato “Pictures of a monolith - Symphonic poem”, ossia “Immagini di un monolite - Poema sinfonico”. È ispirato alla mia poesia, “Lentamente”, che ho pubblicato qualche giorno fa. Rileggendo la lirica, ho focalizzato alcune parole chiave, sei, per l’esattezza e ho deciso che quelle definizioni dovessero essere i titoli di altrettanti brani. Poi, nella stesura, ho aggiunto una composizione iniziale, “Before the monolith”, “Davanti al monolite” e una conclusiva, “Inside the monolith”, “Dentro al monolite”, affinché la storia musicale, che ha un suo concept nell’immagine del monolite, avesse un inizio e una fine. “Pictures of a monolith” è il naturale virgulto dei miei ultimi sforzi creativi. È un poema sinfonico sui generis, dacché, pur avvalendosi di strutture musicali dotte, è intimamente mescolato con il rock, nella sua accezione strumentale progressive. I brani sono quindi otto e narrano la storia di una rivelazione, che mi ha fatto molto pensare a “2001: Odissea nello spazio”, per la presenza di un enigmatico monolite che crea continuità dalla prima parte del film fino all’ultima. In “Pictures of a monolith”, ci sono tutti i miei riferimenti culturali: c’è Kubrick, Ligeti, Peter Gabriel, Mahler, Brahms e Joyce... Ho scritto perché sentivo che il percorso cominciato con la poesia non dovesse estinguersi in una manciata di parole, bensì fosse in grado di germogliare. È un’ora di musica. Sono sempre stato attratto dall’architettura dei monoliti, sparsi in tutto il mondo. Credo proprio che “2001” non sarebbe lo stesso film senza quella magica lastra nera di pietra che fa interrogare sia gli uomini primitivi che i grandi astronauti dell’era di un futuro concepibile, descritto abilmente da Stanley, che, con profonda ispirazione, immortalò immagini davvero suggestive. C’è la lezione di Ligeti, questo immenso compositore dalla genialità purissima. È stata la sua micropolifonia a suggerirmi di superare il limite concettuale di una armonia tardo romantica che non poteva più reggere il peso di una evoluzione del pensiero musicale che stava andando verso la scomposizione di ogni vettore acustico fino ad allora conosciuto. Quando ho composto la traccia n. 5, “Signals”, il mio pensiero si è mosso rapido verso un capolavoro di Peter Gabriel, che avrò ascoltato qualche migliaio di volte. Nell’intenzione di scrivere suoni che rappresentassero un segnale, ho molto pensato all’ex cantante dei Genesis. C’è Mahler, nella profondità degli archi. Esiste quel desiderio di lirismo intenso che mi fa pensare alla sua Sinfonia n. 5. Ho pensato a Brahms, alla sua potenza, in una sezione per pianoforte solo. Mi sono tornate alla mente le innovazioni letterarie di James Joyce, un maestro che ritengo sublime... Tutto questo mondo di connessioni vive in questo mio ultimo lavoro musicale. Le tracce sono:
1. Before the monolith
2. The haze cleared away
3. Crimson clouds
4. Silver
5. Signals
6. Slowly
7. Sculpture
8. Inside the monolith
I titoli recano le definizioni delle immagini che ho creato nella mia poesia, “Lentamente”, come dicevo all’inizio e sono state potentissimi vettori per una ispirazione acustica che si basasse su una storia e ne descrivesse le fasi salienti. “Pictures of a monolith”, per come lo penso, è l’incontro con il sacro, riservato, segreto, senza alcuna accezione religiosa, ma con la forte carica emotiva di un essere umano che scopre se stesso, sentendosi finalmente bello, un’opera d’arte in carne ed ossa. Tutti dovremmo avere un monolite. Un’architettura cui dedicare i nostri pensieri più intimi e positivi. Le nostre emozioni legate alla vita con altri che condividano una piattaforma comune di ideali e valori. È in queste note che io affido il mio canto al mondo... Vivo con poche persone, ma non mi sento mai solo. Le composizioni, pensate come atti di uno stesso organismo, costituiscono un poema sinfonico moderno, dove no c’è più divisione e rivalità fra classico, dotto e moderno, rock, sperimentale... Ho sempre pensato che la chitarra di David Gilmour non fosse diversa da un flauto in un concerto di Mozart, per bellezza e profondità di pensiero musicale. È ora di concepire musica pensando a cosa sia realmente bello, senza chiedersi se sia opportuno, quando maneggiamo un hammond o una sezione di violoncelli... Credo che la Bellezza possa trovarsi ovunque, non c’è limite, non c’è regola... Ora sono nel silenzio. Ho composto con amore e questo mi basta per percepirmi in asse. Ho tracciato linee e curve con gli strumenti musicali di cui mi sono avvalso per delineare quel percorso di liberazione che sento vivo e pulsante. Mi auguro che questo lavoro vi dia delle buone vibrazioni. Ci ho messo il meglio di me. “Pictures of a monolith” è un’altra tappa della mia ricerca, che prosegue da più di dieci anni. Ricordo a me stesso quanto la vita sia bella, nonostante le difficoltà. Chiudo gli occhi e davanti a me ho la nascita di una celestiale aurora davanti al monte Athos, su un mare che, da buio, diviene, pian pianino, azzurro e il primo raggio di sole, sottilissimo, irradia la sua luce, mentre un peschereccio passa, nel silenzio di un’alba che reca, incessante, lo stesso messaggio: si può stare bene ed essere felici, partecipando alla gioia collettiva della grande tribù umana...
Buon vento, Marineros!