Suoni per gli assenti
Oggi comunico al web la nascita del mio Requiem. Sono trascorsi diversi anni da quando ho perso mio padre e, ultimamente, è venuta a mancare anche una mia carissima amica. Questa composizione nasce dalle viscere della Sinfonia n. 11, di cui è figlia per molteplici ragioni. La tonalità d'impianto, innanzitutto, quel Re diesis minore che mi sta accompagnando da molto tempo, nella stesura di opere complesse che si riverberano in me con forza e vigore. C'è anche un uso particolare del pianoforte, che, sebbene si muova su un tessuto nato nel Romanticismo, ha molto di attuale. Il Requiem vuole essere un ponte fra i vivi e coloro che hanno abbandonato questa esperienza terrestre. Da parte mia, è un inno che vuole celebrare la possanza delle immagini interne di coloro che hanno esaurito la loro esistenza. Penso a tutti. Credo che sarebbe opportuno fermarsi a ricordare. Il Requiem nasce dalla medesima spinta propulsiva del mio ultimo lavoro sinfonico e ne è virgulto in un modo così intimo da sembrare un naturale prolungamento sonoro della Sinfonia n. 11. Sto ricercando risposte. Sto chiudendo un ciclo durato nove anni. I miei segni d'Arte vivono nella trasparenza, come cristalli. Avevo la necessità di scrivere quest'opera già da tempo, ma il mio stato d'animo non era ancora pronto per comporre suoni di questa natura. Nella mia mente il Requiem di Mozart ed alcuni lavori di Ligeti. Mi sento leggero, ora. Dono al web un mio nuovo lavoro a poche ore dalla conclusione della Sinfonia n. 11. La Vita è così ricca che ci sono sempre nuovi segni d'Arte della cui portata esperire la consistenza. Oggi il mio sentiero mi ha portato fino a qui. La Musica è mia fedele amica. Il romanzo è giunto a pagina 225 e presto inaugurerò il 23° capitolo. Nel primo Tempo del Requiem, si muove aulico un organo. Raramente scrivo per organo, sebbene sappia quanto fosse caro a Bach. Anche questa è una sperimentazione, che spero risulti degna. Il passo del Requiem è scandito da ritmi che si alternano, ora in tempi adagi, ora in successioni rapide. L'idea complessiva del lavoro è quella di una intima connessione col proprio passato, di cui si rimembrano tutte le persone autentiche che hanno contribuito, con parole ed esempio, alla costruzione di un'Identità sana. Non avrei saputo comporre il Requiem in un altro modo. Questi suoni mi appagano. Li sento miei. Li sento veri. Li percepisco vettori del mio pensiero e della mia immagine interna. Nel secondo Tempo, il Dies Irae, c'è un tema cantabile, perché questo lavoro tende alla vittoria. Le armonie, che si susseguono, sono frutto di un'accurata scelta. Suoni vibrano. Si diffondono nell'aria. Recano un messaggio. C'è un percorso che riconduce l'uomo alla sua innata tendenza a ricordare persone, attimi di folgorazione, luoghi, circostanze. Tutto questo dimora nel mio Requiem. Voglio rimembrare con cura ciò che è stato, per vivere nella Bellezza. Credo di aver fatto tutto bene. Sono stato mosso da spirito di Verità. Ho sublimato le percezioni potenti di una esistenza condotta sempre desiderando il Bene. Sento di essere pronto per una nuova epoca, quella della Nuova Era di Luce, che rappresenta per me, in primis, una dimensione intrapsichica di Gioia. Mi sono voltato e ho riconosciuto coloro che mi hanno amato. Quelli che giubilavano per le mie vittorie. Non li dimenticherò mai. Ora sono anche grazie al loro affetto. Il terzo Tempo, Lacrimosa, nasce dal ricordo del Lacrimosa del Requiem di Mozart, una pagina che mi ha sempre colpito per la profonda Bellezza. Tuttavia, la mia composizione non la emula, tracciando un altro solco. La composizione è viva. Questi suoni li riconosco come laterizio di una costruzione interna cui prendo parte ogni giorno, fra le diverse intuizioni che animano il mio cammino. Nel Lacrimosa c'è un uso particolare degli ottoni, il cui squillo si riverbera nell'aria. Sono davvero lieto della Possibilità che ho, in questo tempo storico, di scrivere ciò che sento e penso. Sono tanti i pensieri che si affastellano nella mia mente, tanti i ricordi di persone speciali che mi hanno reso ciò che sono oggi: un uomo libero. La rimembranza è dolce. L'intenzione di continuare a stare bene ferrea. I suoni, in alcuni tratti della composizione, paiono portare alla luce un interrogativo. Nel quarto Tempo, il Tuba Mirum, c'è un esordio affidato alla prima tromba, cui, nel giro di poche battute, rispondono tutti gli ottoni. Il meraviglioso suono della tromba si diffonde ovunque. Questo vuole dire la frase affidata a questo strumento splendido. Un timbro pieno, rotondo, dolce, si muove su un tessuto ricco, che cede il passo ad agglomerati accordali degli archi che riempiono tutto lo spazio. Il lavoro è ben fatto. Non aggiungerei o toglierei una sola singola nota. È qualcosa che mi rappresenta. È mio. È comunicazione profonda. Il ritmo che si sviluppa nel corso della composizione descrive diversi stati d'animo, per tendere ad una conclusiva pace. Riascoltando il Requiem ho avuto diverse riflessioni da fare. Mi ha comunicato molto. Nel Tuba Mirum c'è una tastiera, che accompagna la tromba solista, ad un certo punto. Oggi si apre, per me, un nuovo periodo, che mi porterà a Natale fra le braccia di mio figlio e di mia madre. Ho impiegato nove anni a descrivere, con i segni d'Arte, ciò che avevo vissuto nei 34 anni precedenti. Ora guardo verso il futuro. Ora mi congedo da tutto ciò che è stato. Porto con me tutte le persone buone che ho incontrato e lascio tutti coloro che, invece, hanno voluto operare il male. Sono lieto di poter alzare la testa, osservare l'oggi e sognare un domani pieno di gioia. Questi ultimi nove anni sono stati pieni di vittorie, cosa che mi ha insegnato ad essere felice. In questo Requiem c'è tutto ciò. C'è lo slancio di un uomo che non si è dato mai per vinto. C'è l'Amore per i propri cari. C'è il desiderio di vivere nella Verità. I miei lavori li percepisco sempre più pieni di idee e di emozioni, sorretti da una costruzione generale fatta di segni che vibrano di una propria Bellezza. Non c'è spazio, qui, per le menzogne del sistema. Non ci sono mistificazioni. C'è solo un individuo davanti a se stesso e la propria Identità di creativo. Con la Sinfonia n. 11 e il Requiem porto alla luce due lavori conclusivi, che tracciano il sentiero di una nuova concezione della mia Arte. Lo stile si è raffinato. La forma è sempre più capace di sorreggere il contenuto. Io sono fiero. Non scambierei i miei segni con quelli di nessun altro: sarebbe come rinnegare la mia storia personale, che mi ha fatto giungere alla creazione di questi suoni. Nel romanzo, c'è un capitolo dedicato al Requiem, dacché i miei suoni vanno di pari passo con le mie parole. Ho fatto abbastanza per oggi. Ho scritto qualche pagina della nuova prosa e ho postato il mio Requiem. Mi auguro che questo lavoro possa comunicare qualcosa di originale a tutti coloro che lo ascolteranno. Buon vento, Marineros!