Infinity dances
Ho molto pensato, in questi giorni, da quel frangente in cui realizzai che l'infinito può danzare nell'abbraccio con chi si ama. Quella frase era frutto di una meditazione sulla valenza portante del rapporto umano, che è la nostra più grande conquista e risorsa. Ho quindi sintetizzato questo titolo: "L'infinito danza", ho scritto sul mio profilo Facebook che esso danza in un forte abbraccio e mi sono messo all'opera, in cerca di suoni che potessero rappresentare al meglio quello che io stavo intendendo in quelle ore. Ne è nato "Infinity dances" che ho poi concepito come una suite in due parti. Poi la mia compagna mi ha spedito alcune foto che aveva scattato in una sua gita e siccome la ritengo capace di immortalare scorci e squarci in modo magnifico, ho scritto "Eye", "Occhio". Negli ultimi giorni, pensando al marasma che ci circonda ho scritto "Chaos", "Caos" ed ora mi trovo ad affidare il mio lavoro al vento di questo Marzo imprevedibile. Occorre occhio per vedere il caos. Si deve sperare che l'infinito danzi in un abbraccio sentito. La mia ricerca prosegue con la ferma coscienza dell'imprescindibile portata del rapporto umano. Siamo la risultante delle nostre relazioni, passate e presenti, ci stiamo preparando per quelle future. Siamo figli delle nostre scelte, eredi di una storia, precursori del mondo che verrà, che non può che cominciare dalle nostre mura domestiche. Se non avessi avuto forti legami con le persone che curano il mio bene, non so davvero cosa sarei diventato. Queste composizioni sono un cantico a quella dinamica Io - Tu che mi è tanto cara. L'infinito può danzare in noi, nel nostro amore per le persone, nel nostro sguardo pieno di tenerezza. "Infinity dances - Part one" è l'apertura della raccolta. Inizia con alcune dissonanze della chitarra elettrica, si odono voci confuse, che lasciano spazio a consonanze rassicuranti, prima che intervengano gli archi. Lo stupore della scoperta che l'altro ci comprende, non ritenendoci strani, anima queste note. Giungono pochi suoni del pianoforte che sembra creare una domanda. Ed ecco la danza in tempo ternario. È la rivelazione delle infinite possibilità di trasformazione e benessere che il rapporto partorisce. Amo ricordare che esiste un verso di una canzone di David Bowie che recita: "Ti ho guardato negli occhi e ho capito che non mi avresti ucciso". Mi colpì da subito quel verso e solo con le esperienze lo compresi. Lo feci completamente mio il giorno in cui conobbi la mia compagna. Abbiamo la necessità di essere abbracciati, compresi, rispettati da un individuo altro da noi dotato di intelligenza interpretativa, in grado di comunicarci fiducia. I miei pensieri, da un po', vertono attorno a questo concetto di scambio fra l'Io e il Tu, entrambi essenziali, ambedue dotati della medesima dignità. Certe volte, avendo un buon rapporto con la verità di queste ore, mi chiedo che senso abbia parlare di costruzione di un mondo altro quando fuori i peggiori crimini sono sotto gli occhi di tutti. Ebbene, è proprio perché il marcio di questo sistema si sta vantando della sua stupidità, seminando adepti in ogni dove, che occorre cantare una melodia di sublime bellezza. Il mondo va salvato anche con le lettere, con le note, con un colore che comunichi vita. La narrazione del male non ha niente di nuovo da proporre, si limita a osannare se stessa in un pericoloso vortice capace di sradicare le nostre case. La partita è aperta. Se la gente cominciasse a ribellarsi, non ci sarebbero più governi a fermarla. All'artista l'arduo compito di indicare la via per la bellezza, che deve essere saggezza, miti consigli, possibilità di una esistenza a misura d'uomo, per vivere, non per soccombere. Ci insegnano quanto alcuni processi siano irreversibili, ci comunicano, con parole forbite, che la nostra situazione mondiale non possa che essere questa, ma la verità è che, se iniziamo a vivere in una dimensione di sanità, nessun grande risultato ci è precluso, potendo stare tutti bene. Vivere l'armonia non è un miraggio: è ciò per cui siamo chiamati ad esistere. Questa costante riflessione sul rapporto mi dona benessere. Sento che il mio sentiero sia giusto. Vorrei condividere questo stato di serenità con persone che abbiano ben presente che la gioia non è un nuovo fuoristrada. Magari un giorno qualcuno leggerà queste parole, in una sera nella quale tante persone, da diverse parti del mondo, avranno marciato mano nella mano, contro quel disegno criminale che considera gli esseri umani poco più che macchine. Il pensiero intorno alla valenza salvifica dei rapporti sani sta occupando gran parte delle mie ore di composizione musicale ed io seguo questo flusso, fino a sentire che quello che vado rielaborando è in grado di assumere una fisionomia compiuta. Tornerò su queste lettere, a breve. Per ora auguro a tutti una piacevole serata.
Buen viento, Marineros!