Ciò che non può mancare
La speranza non può mancare nella nostra vita. È una condizione necessaria. Deve pulsare nei nostri cuori, con la certezza della calma, che è quiete in movimento. Mesi fa, era estate, un giorno, insieme alla mia Musa, camminai per i boschi, per giungere alla Croce arcana sulla vetta del Monte Cimone e, come vedete nella foto, ci sembrò di poter toccare il cielo con un dito. Fu una bellissima esperienza: il vento fra gli arbusti, la voce della natura immersa fra gli alberi, il sole, che irradiava una luce chiara e forte, la gente che passeggiava lieta, come una tribù che si dirige verso un luogo sacro. Ho molto pensato a quel giorno di luce, nel quale tutto era bello. Ci ritrovammo lungo il prato con un vento che spazzava via ogni cosa e l'erba che si piegava docile a quella massa d'aria così prorompente. Quando la speranza incontra la Bellezza, l'uomo può essere gaio. Nutrire la sua anima di buon cibo per la mente. Esultare. Sentirsi figlio dell'universo. Da allora, sono accadute molte cose, nella vita mia e in quella delle persone che amo, ma non abbiamo mai smesso di vivere per la speranza che un giorno tutto il mondo potesse giubilare, dacché ne ha tutto il diritto. Occorre adattarsi al cambiamento ovunque esso si manifesti. È la cosa più salutare da fare, col tempo ciò diventa chiaro a tutti. Vivere nella speranza significa ascoltare ogni forma di Bellezza e gioirne. Emozionarsi di fronte ad un uccello che si posa su un ramo di un albero di fronte alla finestra della propria casa. Sentire la voce di una bambina e sorridere. Come dico spesso, la vita è bella, nel suo codice, fatto di intelligenza e capacità d'ascolto, di empatia e rispetto e di quella meravigliosa tensione alla Verità di ognuno che è composta dalle tessere di un mosaico senza fine, ritratto d'amore e comprensione, calore e slanci d'affetto, purezza e bontà. Sovente ci perdiamo. Seguiamo dinamiche che non sono nostre, avulse dal nostro sentiero, incapaci di fare la nostra gioia e così soffriamo, ci dilaniamo, fino a ridurci a brandelli. Quella realtà non ci appartiene. Noi non siamo fatti per il dolore, bensì per la speranza della gioia, che è in tutti noi, in un piccolo seme che vuole germogliare. Basterebbe ascoltarsi: il nostro Io più profondo sa se quella frequentazione è per noi, ce ne comunica le dissonanze, ne ce fa rilevare le incongruenze. Noi siamo liberi di seguire o no quella voce, ma, alla fine, giunti ad una certa posizione lungo il nostro cammino, faremmo bene a fidarci di noi stessi. Lasciar andare è una cosa difficilissima, ma ci si può riuscire. I miei ultimi dieci anni mi hanno insegnato molto. Ho appreso l'arte di camminare lieto, con il pensiero concentrato sui miei passi. Ho imparato a rimanere saldo lungo il mio percorso, senza distrazioni ed ho visto che, anche da soli, o con poche persone, tutto ha uno splendido senso, sebbene non si venga incensati dalla folla adorante. Occorre avere il coraggio di stare soli, senza l'approvazione di nessuno, in silenzio, lungo il proprio sentiero, a riflettere, meditare, ascoltarsi e chiarirsi le idee per la vita che davvero vogliamo. L'altro giorno, sono stato in compagnia della mia Musa in un bar del centro di Bologna. C'era la tv accesa su un canale che trasmette video musicali. La cantante mostrava orgogliosa i suoi seni prorompenti. Ho pensato che quell'ostentazione non fosse arte. Mina non ha mia avuto bisogno di mostrare nulla se non la sua voce. È in atto un processo che intende rendere pornografico qualsiasi evento artistico, dacché con la visione di parti anatomiche ammiccanti si raggiungono più persone in un linguaggio immediato che fa leva sugli slanci più bassi ed immediati della gente. Tutto studiato a tavolino. Tutto programmato nei più piccoli dettagli, con minuziosa costruzione di un nuovo popolo, quello della visione di qualcosa che sembra bello, ma è solo volgare ed osceno. Oggi, Beethoven non mostrerebbe nulla di più delle sue mani sulla partitura e, probabilmente, farebbe la fame. Il mondo si sta predisponendo per l'avvento di una merce costante, che non è solo la scarpa da tennis griffata, ma anche ciò che ascolta, vede, tocca. A questo progetto criminale, qualcuno dovrà pur opporsi. Resisterà solo chi avrà fatto pace con la propria storia, avrà visto nitidamente il proprio incedere maestoso lungo la curvilinea realtà dell'esistenza e avrà saputo che non è in quelle tette mostrate come fossero quarti di bue che risiede la felicità individuale e la gioia collettiva di una tribù chiamata a fare grandi cose. Siamo Creature di Luce, come scrivo nel mio Romanzo, "Musa - Pensieri di un artista", e da Creature di Luce abbiamo il diritto di vivere. Il sistema produce merce e ha bisogno di qualcuno che la compri, sempre, ogni giorno, incessantemente, ma la nostra vita non può esaurirsi in un supermercato. C'è una parte di noi che grida, quando affossiamo le nostre alte tensioni dello spirito in un outlet, pensando che la nostra gioia provenga dall'avere tante cose, che, forse, non useremo mai. Ci vuole una calma olimpica per affrontare la vita. Chi evita di disperarsi, sebbene ne abbia motivo, è già a metà dell'opera. Ci serve speranza, per augurarsi il meglio per sé e per tutti, in un afflato che abbraccia l'universo e si preoccupa di ciò che accade all'anziano che è caduto lungo i viali. Ci vuole intelligenza, capacità d'analisi, ma, alla fine, la vita ci premia. Rispettiamone il codice. Ascoltiamoci. Quella strana sensazione che ci comunica che quella persona potrebbe essere dannosa, probabilmente, ci dice il vero. Occorre digiunare da certi appetiti. Astenersi da alcune frequentazioni. Dire dei No. Allora e solo allora cominceremo a vedere le cose per ciò che sono: piccoli e grandi prodigi. Mi sono sempre interrogato tanto. Un po' dacché era la mia forma mentis che mi suggeriva di farlo, un po' perché mi accadevano sempre tante cose, non tutte belle. Un giorno, ho deciso di smetterla di giustificare, di raccontarmi bugie e, d'improvviso, il cielo si è rasserenato, i colori sono apparsi per la loro lucentezza e le forme hanno iniziato a delineare superfici che non avevo mai visto prima d'allora. Non si comprendono molte cose nella folla ululante. Si capiscono nell'isolamento. Nel silenzio davanti ad un tè. Nell'osservare un vecchio metronomo che non ha ancora smesso di indicare il tempo giusto. Da pochi giorni, ho scelto una foto della mia Compagna, l'ho stampata su carta, e, dopo aver scelto una bella cornice, l'ho messa sulla parte destra della mia scrivania, come monito. "Io sono la Donna che hai scelto" mi pare che sussurri quell'immagine di una scintillante ragazza vicino alle mura di Perugia, nel nostro primo incontro, ormai 12 anni fa. Ero emozionato all'idea di incontrarla dopo lunghi scambi epistolari. Ero deciso ad essere tutto per lei. Sono stato premiato dieci volte tanto, con un amore sconfinato, una gentilezza, un tatto che solo lei ha avuto nella mia vita, nella sua infinita generosità e passione. Canto spesso l'Amore per la mia Donna, che è in tutte le righe di questo sito, ne anima i contenuti, ne colora i concetti. Non sarei lo stesso uomo, senza la mia Marinella, assolutamente, sarei necessariamente diverso, dacché sono i rapporti a plasmarci, a ridefinirci, a donarci un nuovo significato. 12 anni fa iniziava la storia d'amore più grande della mia vita. Mi gettai fra le sue braccia. Non mi preoccupava cadere come tutte le volte precedenti, volevo solo provare a vivere in uno stato di Bellezza. Lei mi accolse sul suo seno, mi narrò la mia storia, che ascoltai con grande commozione. Poi io lessi il suo poema, e ci riconoscemmo. Ci abbracciammo. Non ho mai provato una gioia più grande di quella di sapere che ci fosse una persona per la quale io valevo così tanto da sfidare tutto il resto. Mi ha eletto suo uomo. L'ho scelta. Eravamo pronti per l'Amore. Eravamo liberi. Eravamo stati nella tenebra e in quel momento anelavamo alla luce. Quasi tutti gli scatti che vedete nelle pagine di questo sito sono suoi. Lei è la visione. Nell'augurarvi un grande 2020, mi voglio immaginare che possiate essere nel vostro silenzio, mentre preparate qualcosa di buono per chi amate, lieti, attenti, nella piena coscienza di ciò che significa davvero essere parte di questa tribù. Noi ci risentiremo su questi schermi. Che la vita vi arrida!
¡Buen viento, Marineros!