Le ore e il vento
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Tirava il vento, quel giorno, fra le ricche colline dell'Umbria, in cui rigogliosi uliveti si stagliano contro un cielo ceruleo. Mi congedavo dall'anziana signora che parla fieramente la sua lingua antica e mi dirigevo verso casa, sotto il sole che faceva brillare i campi di girasoli. Pensavo e riflettevo su ogni cosa e l'idea di comporre musica mi teneva compagnia, lungo i viali, attraverso le piazze di una città cui sento di appartenere dalla nascita. Sono trascorsi tanti anni, ma l'incanto dei rilievi che circondano la mia terra è rimasto intatto, fiero testimone di una vita che si rinnova ad ogni aurora, con la medesima forza. Righe di parole e di suoni mi hanno cesellato un nuovo incontro con la terra del cuore, quella landa cui sento di essere riconoscente. Avevo con me il mio computer, con cui ho composto la "Sinfonia n. 16. "Romanzo" in Re diesis minore". La casa del padre si mostra sempre più come luogo della mia creatività. Adoro sedermi davanti al pianoforte che mi venne regalato ormai quasi trenta anni fa. Ho dato libera espressione ai miei agglomerati accordali. Ho seguito i miei ritmi. Ho scelto i miei timbri. Sono appagato dallo sforzo. Ora consegno la mia musica al web, sperando che qualcuno ci si possa ritrovare, nelle pause delle partiture, nella melodia di uno strumento, negli accordi di un pianoforte. Ogni opera è un parto, questo lo so da almeno dieci anni, da quando ho realizzato di avere qualcosa di mio da dire. Qui, nella foto, potete osservare lo storico maglio delle Acciaierie di Terni, che è stato installato davanti alla stazione ferroviaria, simbolo di una attività siderurgica cui tutta la città ha preso sempre parte, seguendo le alterne vicende di una fabbrica che ha brillato delle intelligenze migliori della cittadinanza e dei sacrifici di tanti. La "Sinfonia n. 16" vuole essere la narrazione musicale del mio componimento letterario "Musa - Pensieri di un artista" e si divide nei quattro classici Movimenti, questa volta, senza lo Scherzo, il terzo Movimento che mi richiama alla mente Beethoven. La composizione è sgorgata dal cuore. Sentivo da tempo l'esigenza di scrivere suoni in modo definitivo sulla stesura del mio romanzo ed ora che il lavoro sulle parole sta volgendo al termine, ho desiderato descrivere i momenti fondamentali dell'opera in una musica organica, in cui fosse contenuto tutto. Tutto ha un senso ora, a quarantaquattro anni. I miei segni. Le mie riflessioni. Il mio amore per una vita che mi ha donato un secondo tempo dell'esistenza. Il romanzo è fortemente psicoanalitico e la musica che ne è derivata, nel tempo, intende esserne uno specchio. "Si cresce nel rapporto" pensa spesso il protagonista di "Musa - Pensieri di un artista", perché l'immagine del Tu dialogico è essenziale. Questa società voluta da un sistema carnefice mira ad uccidere la relazione Io - Tu, dove l'altro non è più una risorsa, ma un mero ostacolo per la realizzazione subitanea delle proprie spinte più distruttive. Fra le pieghe del componimento e nella musica, c'è la speranza che si possa vivere in un'epoca nuova, costituita di rapporti veri e creativi, grazie ai quali centrale sia il rispetto dei diritti di tutti, dai bambini agli anziani. Ora sono nella mia casa, nella ridente campagna bolognese che mi accolse dieci anni fa con rispetto e verità. Il viale pullula di vita. Le canzoni delle macchine si confondono fra loro e mi sembra di poter appartenere ad una nuova Umanità, non più schiava. C'è tanto da ricercare. Molto da costruire. La partita con il male non è finita, sebbene pare che esso proliferi ovunque. Finché ci sarà una nonna lieta di portare a spasso il proprio nipote, ci sarà speranza. Il passo dell'uomo non deve conoscere impedimenti. Non sono le cadute a dettare l'esito di un percorso verso la luce. Questo intende dire la mia musica, cui mi sono dedicato in una settimana dai pomeriggi pieni di passione. Ci sono suoni avvolgenti, nell'arco della composizione, manifestazioni acustiche cui affido un significato particolare: l'abbraccio di cui ogni bambino ha bisogno, nei momenti difficili. Nel primo Movimento c'è una parte per violino, viola e pianoforte, una forte consolazione, che è nata al pianoforte che mi regalò mio padre, che ha sempre pensato al mio bene. Mi sento avvolto da piacevoli ricordi. La lotta ha lasciato il posto alla consapevolezza. In fondo, io ci ho sempre provato a vivere bene, la nuova composizione lo testimonia. Ora sento di essere un uomo. Accorto. Attento a tutto quello che mi circonda. Lieto di alzarmi la mattina per vedere una nuova alba. Gli agglomerati accordali della Sinfonia sono tutti caldi, costruzione di un tempio sacro alla vita. Il tempo scorre e con esso magnifiche ore possono giungere. Gli attimi di un bacio. Gli istanti di una coccola. I minuti in compagnia di un amico sincero davanti ad un caffè in piazza. Sono riconoscente. Ho molto. Nel piccolo della mia giornata, ho imparato ad amare un buon tè, il colore di un bicchiere, la sfumatura arancione delle tendine della cucina, che lasciano filtrare un sole maestoso. L'estate si è conclusa, ci attende un nostalgico autunno in cui gli alberi si spoglieranno delle foglie e riempiranno il mio viale di rosso e giallo, come in una tela dipinta da un pittore. La composizione pare voler dire che ci sia sempre una speranza, una soluzione, dacché, in questa lunga fase di canicola ho dovuto assumermi responsabilità importanti, operare scelte, immaginarmi scenari nuovi e ho fatto tutto con le migliori energie della mia mente e lo sforzo atletico dei miei passi. Ho lavorato molto. Sono stato anche in difficoltà, ma costantemente alla ricerca del bene dei miei cari, cui non potevo far mancare il mio affetto. La Sinfonia n. 16 è la risultante di tutto questo impegno. Chiude un ciclo, lasciando attivo un ponte verso il futuro, che ora non so immaginarmi. Ci saranno nuove sfide. Panorami da scorgere. Cose da fare, perché non ci regala niente nessuno. La musica la trovo bella. C'è un mondo dentro, proprio come desiderava Mahler. Si può scrivere una Sinfonia nel 2018? Io credo di sì, perché non si deve lasciare il mondo musicale a chi guadagna su una stupida hit che dura tre mesi estivi. Consegno al web un'opera importante che sento mia, nella speranza di giungere a qualcuno che la voglia considerare propria. L'arte è per l'arte, come dicevano i latini. Ci vuole studio e competenza. Rispetto del segno e austerità. Mi giunge alla mente il ricordo di Sainte-Colombe, il grande gambista e compositore francese del XVII secolo, ritratto magnificamente dal film "Tutte le mattine del mondo", che preferiva suonare per le sue galline, anziché per il re. Occorre molta passione per fare arte. Un fuoco che brucia inesorabile con grandi bagliori e non ti concede il lusso di pensare ad altro se non alla tua creatura. Sono cullato dalla mia Sinfonia, ci leggo tanta nostalgia di un mondo che prima dell'avvento del Liberismo era di sicuro più a misura d'uomo, dove sognare un avvenire non era operazione folle, ma lecita e legittima aspirazione. Fra le curve di queste partiture è nata la ambizione di una Nuova Era di Luce, come la mia arte militante testimonia da almeno dieci anni. C'è bellezza. C'è verità. C'è bontà. Cose indispensabili per l'essere umano che desideri rifiutare il male, che pare avanzare senza conoscere pause. Ho affidato parti importanti del primo Movimento alle viole, con il loro colore scuro e la loro voce intensa. Ci sono parti ritmiche, con percussioni e batteria, che creano un senso di moto che procede forte ed incalzante. L'arte non ha mai inteso essere amica del capitale. Riporto un pensiero di Marx nel romanzo, il quale sosteneva che la creatività avrebbe incontrato il placet della borghesia solo quando essa avrebbe fruttato un guadagno per la classe dominante. Mai parole furono più profetiche. Oggi tutto deve essere lucro. Una Sinfonia di due ore, ahimè, non lo può rappresentare. Non è un fuoristrada. Non un capo d'abbigliamento. Non una crociera. Il primo Movimento si conclude con una coda per archi in legato, che crea sospensione. Mi piace l'idea di costruire ponti fra i Movimenti, come se il precedente confluisse nel successivo, in una sorta di continuità, perché vedo tutto legato. Sto anche verificando come l'uso di una tonalità, se unito a continue sorprese timbriche e ritmiche, non stanchi e, per il momento, non ho considerato necessaria la modulazione in altre strutture armoniche, sebbene ritenga quanto mai utile l'alternanza fra una tonalità d'impianto e la sua relativa maggiore o minore. La composizione è ricca di elementi, che esprimono un cosmo, lo disegnano, ne prendono parte. Il secondo Movimento è dedicato a Sinead, la protagonista femminile del mio romanzo, musa del protagonista e donna carismatica. Sinead non è solo un meraviglioso essere umano, bensì un simbolo, l'emblema di tutto ciò che dovrebbe essere sano. In lei, c'è un processo antico, che l'ha condotta a riconoscersi differente da tutto quello che la circondava. Lei è l'archetipo della ricerca. L'antidoto all'idiozia. La salvezza. Nel secondo Movimento c'è una piccola parte affidata alla chitarra elettrica, che si presenta con un incipit enigmatico, su una struttura di triade eccedente, che crea sospensione. Caldi accordi dei legni si succedono. Credo di aver proprio rappresentato il mio mondo interno, con questa Sinfonia. Sento maestà, ora che riascolto la composizione. C'è aria di gioco e leggerezza, in tutto il secondo Movimento, dedicato ad una donna bambina che non ha mai perso il suo sorriso. La "Sinfonia n. 16. "Romanzo" in Re diesis minore" intende essere militante, contro la barbarie di un secolo che si aperto con i reality show e sta proseguendo con l'inno alla mediocrità. Gli ottoni si muovono aulici. Agli archi, invece, sono destinate le parti in cui viene descritta l'anima infante della protagonista del romanzo. Nell'opera letteraria, non mi stanco di cantare la possibilità di un mondo altro. Di esseri umani non distruttivi. Di una società che tenga in massima considerazione i diritti dell'infanzia troppo spesso calpestati in nome del dio denaro. Questa comunità degli uomini ha bisogno del sogno dell'arte, come di acquedotti. L'arte non è un accessorio. È vita. È speranza. È la possibilità di pensare un futuro senza la crudeltà. La vita si sveglia ogni mattina. Sopravviverà anche a questo scampolo di epoca nefasta. Torneranno a giocare i bambini nei cortili. Io, questo, lo spero dal profondo del mio cuore. L'umanità ha la necessità di una visione umanistica delle cose, opposta alla monetizzazione di tutto. Non ci possiamo rassegnare alla logica dei centri commerciali. Non siamo merce. La nostra psiche non è in vendita, almeno non dovrebbe esserlo mai. Per tutte queste cose combatte la mia creatività, perché sono stufo di pensare che in un'altra parte del mondo ci sia un bambino che, invece di andare a scuola felice, sia costretto a cucire le scarpe da ginnastica destinate ai ricchi bambini dell'occidente non più prospero, ma succube di un'ottica mercantile dell'esistenza. L'essere umano ha diritto al gioco. Deve mantenersi bambino anche nella sua maturità, con quello sguardo pieno di stupore nei confronti della realtà, che non può più essere arcigna, ma madre ed amica. Anche il secondo Movimento si conclude con una coda degli archi in legato. Il terzo Movimento si apre con misteriosi archi che cedono il passo ai legni, che ribadiscono un'idea costante. Ho vissuto tante esperienze, prima di giungere a scrivere questi suoni, da quando sono nato. Ho avuto la mia tempesta, proprio come il protagonista del romanzo. Mi sono trovato nella difficile posizione di decidere del mio destino e ho scelto di camminare da solo, venendo premiato con l'arrivo di un amore che, finora, non conosce corruzione. C'è un dialogo fra pianoforte e violino, in questa unità costituente, che esprime tutte le perplessità che ho avuto in questo ultimo periodo sull'esito finale della lotta per il benessere di mia madre, che ha conosciuto un momento di dura prova, ora superata. In un'opera d'arte si muovono sempre i frangenti che hanno animato l'esistenza del creativo, le speranza ed i dubbi della sua psiche. In questo senso, tutta l'arte è profondamente autobiografica, perché in essa ci sono le dinamiche della mente di chi la crea. In un'altra era della propria vita, Beethoven avrebbe scritto un'altra nona, in quanto animato da diversi percorsi mentali, che non sono mai uguali a se stessi. Io di questo sono profondamente convinto. Ciò appartiene a rivelazioni cui sto giungendo da dentro e dietro le curve delle mie parole e dei miei suoni. In questo Movimento ho affidato importanti melodie al flauto traverso, strumento che ho studiato al conservatorio. Salti di quarta inneggiano alla bellezza. Giungono gli archi, consolatori. Tutte queste cose le sto comprendendo ora, nella mia fase di ascolto dopo aver concluso l'opera. Un pianoforte con terzine narra una storia su cui si innesta un flauto, un violino e una viola. Alcune volte mi accorgo di ripercorrere alcuni schemi, che trovo interessanti, altre volte realizzo di aver sperimentato qualcosa cui non ero mai giunto prima, in una continua ricerca di qualcosa di nuovo da dire. Il terzo Movimento si intitola "Il rapporto bambino", dacché è indispensabile una componente di gioco e leggerezza per tenere vivo lo scambio fra due esseri umani. Ho davvero scritto tanto, negli ultimi dieci anni, in un continuo processo di ascolto della mia parte più interna, seminando Sé buoni, come avrebbe detto Bion. Nella forma e nel contenuto, ho ambito sempre a creare qualcosa che non si ripetesse. Credo di poter dire che il mio sforzo sia stato massimo, ma non mi è mai costato, perché ho fatto le cose con amore. Scrivere, per me, è come bere acqua: non saprei stare senza. Inoltre, reputo fondamentale che chi abbia qualcosa da dire, si appresti a dirlo, senza ambiguità di sorta. Nel terzo Movimento, regna sovrano questo dialogo fra pianoforte e flauto, violino e viola. È un'idea che si ripete, si rafforza ogni qual volta si riafferma. Per il momento, ho abbandonato lo schema beethoveniano dello Scherzo ternario con struttura A - B - A, che Mahler aveva portato alle sue estreme capacità espressive. Non ci ho pensato, quasi me ne fossi dimenticato: ho composto il terzo Movimento in un altro modo e basta. Forse anche questa è evoluzione del pensiero musicale. Forse tornerò a scrivere nella forma dello Scherzo, ma non questa volta, sebbene il Movimento, al suo interno, abbia strutture ritmiche ternarie. Gli intervalli disegnati dal flauto sono ampi, quinte e seste, che, alla fine, cedono il passo ad una nuova coda degli archi in legato, che, in questa composizione, mi hanno molto affascinato. Un gioco di ottave apre il quarto Movimento, "Il viaggio", che rappresenta l'ultimo capitolo del mio romanzo, nel quale i protagonisti vivono una meravigliosa esperienza partendo per una landa incontaminata. Nella fase di riascolto, ora sento la potenza di questi suoni. Ne sono sedotto. Avverto che la composizione aggiunga qualcosa di nuovo a ciò che ho finora detto dalle pagine della mia produzione. C'è una unità all'interno del quarto Movimento, che ho inteso ripetere con assoluto rigore, per comunicare un'idea di stupore ed attesa di qualcosa di sublime cui i protagonisti ambiscono nella loro vita. La musica, come l'opera letteraria da cui deriva, esprime una incrollabile speranza in un cosmo costruito dalle mani di individui che abbiano rifiutato la malvagità. La tonalità d'impianto di Re diesis minore mi è stata nuovamente amica. Mi trovo particolarmente a mio agio, fra quei diesis. La bellezza dei suoni è tutto. Ci sono archi in legato, accompagnati dalle percussioni e mentre li ascolto, dalla strada giungono rombi di mezzi inquietanti, che mi lasciano pensare a come io affidi un'opera nelle mani di una rete fatta, per una porzione troppo consistente, da violenti egomaniaci. Nel quarto Movimento, troverete una sezione con un timbro di una tastiera, su un tessuto di archi. Questa è davvero una sperimentazione. È la prima volta che scelgo una struttura del genere, a livello timbrico. Ho accuratamente riflettuto sull'uso dei ritornelli, dacché ripetere una sezione è sempre rischioso, ma ho deciso di ribadire con una precisa intenzione. "Il viaggio" rappresenta il culmine del romanzo e la composizione, che lo descrive, ne è figlia, a tutti gli effetti. C'è la riproposizione del gioco di ottave che apre il Movimento, con timpani che si muovono lenti e forti. Sono sempre stato affascinato dalle dissonanze, che reputo motori armonici. In questa Sinfonia ce ne sono molte e devo dire che mi convincono tutte. Molti accordi compositi sono nati al pianoforte della casa di mio padre, provando e riprovando. Un flauto si muove rapido. È la meraviglia di chi sta scoprendo, una volta per tutte, la propria identità di individuo che ambisce ad essere sano. Sono suoni dalla Nuova Era di Luce, quelli che io ascolto da queste partiture. Sono laterizi di una nuova costruzione. Talvolta mi chiedo perché scrivere, in un mondo dove vengono sacrificate al potente di turno le vergini, con un loro prezzo stabilito o i bambini vengono costretti a scaricare mattoni, invece di giocare felici. Mi rispondo che il ruolo dell'artista è vedere oltre. Disegnare qualcosa che ancora non si sia visto. Anelare a un domani migliore. Giunge la coda del quarto Movimento. Tutto quello che c'era da dire, è stato detto. Gli archi dissolvono ogni tensione precedente. È tempo di stare bene. Troppo sangue è stato versato invano, per l'idiozia di un sistema di potere che intende mortificare ogni forma di intelligenza sul pianeta. Mi congedo dal navigante con un sorriso e la consapevolezza che si possa sempre tentare di fare qualcosa di buono, per sé e per quel misterioso altro individuo vicino a noi, che potremmo scoprire essere fatto del nostro medesimo alfabeto, con nostra immensa gioia. Buon vento, Marineros!