Ambra
Ho scoperto di essere affascinato dal colore dell’ambra. Sono andato a vedere un po’ di immagini di questa resina. Mi sono molto piaciute le sfumature cromatiche. Vorrei comporre una musica intitolata “Ambra”, in questi giorni. È da un po’ che rifletto sul senso del mio tempo, che non ho mai considerato così prezioso, come ora. Sono lungo un sentiero diverso. Ho ricevuto in me alcune novità, che, all’inizio, mi destavano dubbi, mentre sto pian piano elaborando la portata di questi elementi che prima non conoscevo. “Ambra” sarà un inno a ciò che entra nella nostra vita per migliorarne l’essenza. Mi sono ritrovato solo, senza amici. Ho dovuto fare un’ulteriore cernita delle mie relazioni. Ho stroncato tutto ciò che non mi recava alcun giovamento. Sono sempre di più un solitario, con il suo nucleo. Ieri, per la prima volta, ho riascoltato la mia Sinfonia n. 21, con piacere. Io amo il contatto con le persone, ma se in un anno, io ti cerco ogni tanto per un saluto e tu non mi passi mai a chiedere come sto, mi trovo costretto a non seguirti più, dacché quello che io ritenevo un rapporto d’amicizia, in realtà non lo è. Così, ho ristretto ulteriormente la mia cerchia di relazioni. Io credo nell’Umanità, ma diffido delle incongruenze delle persone. Nella Sinfonia n. 21, il secondo Movimento è intitolato “De discrimine”, “La differenza”, e, come ho già detto, esso rappresenta quella dicotomia fra l’apparire e l’essere che ammorba l’individualità di molti. Non devo essere triste. Devo essere allegro, semplice e leggero. Ho tanto dalla vita. Ho una casa, un grande Amore, un figlio ed una madre. Mi piacerebbe avere qualche amico, ma, per il momento, non ne ho. Ho vissuto gli ultimi undici anni nell’isolamento sociale, che ho determinato io, viste le condizioni dei rapporti, che sono peggiorati con l’avvento del nuovo secolo. Siamo pieni di tecnologia, ma non suoniamo più ai campanelli per fare una sorpresa ad un amico. Vengo da un altro tempo, quello in cui si passavano le nottate su una panchina a ridere e scherzare, per poi cantare le melodie dei Pink Floyd. L’estate che mi lascio alle spalle è stata determinata da un grande desiderio di stare bene con la mia Compagna e Musa. Ho compreso il valore della semplicità e della leggerezza, che non è banalità, ma ricerca di quello stato di beatitudine che avevamo quando giocavamo lieti da bambini con qualcosa che ci piaceva. Penso di essere tornato fanciullo, in molte cose. Poi è giunto l’autunno, ho composto la mia Sinfonia n. 21, dedicandola a mia madre, una vera combattente. “Ambra” sarà il frutto delle mie considerazioni. Emozioni differenti sfoceranno nella partitura. Il mio piccolo mondo prenderà parte alla composizione. Vorrei che fosse qualcosa di estremamente sincero, autentico, come il sogno che nutro per la gente. Per il mondo. Per ogni singola persona che magari ora è nell’oscurità e brama la pace. È stata una estate di trasformazione. Mi sono sentito crisalide. Ho raggiunto un nuovo Me, che è stato in grado di creare una consonanza magnifica con l’uomo che sono diventato più di un anno fa, in costante ricerca di un assetto capace di permettermi di stare bene con i miei cari, guardare la realtà e sentirla amica. Io voglio danzare. Voglio stare bene. Voglio cantare la mia melodia. Per fare questo, ogni fibra della mia persona deve protendere verso la Bellezza. L’incanto. La gioia. La Felicità comunitaria è possibile. Siamo una tribù meravigliosa, sebbene qualcuno, che mina le basi della vita, operi il male. Noi siamo chiamati alla contemplazione della Bellezza. La Pulcritudine, come la chiamo io, con un sostantivo antico. Negli ultimi tempi, ho seguito due pensatori. Uno sostiene che la rivoluzione, per quella che io definisco, nel mio romanzo, la Nuova Era di Luce, sia inevitabile, pacifica, globale e capace di trasformare le coscienze. L’altro, invece, che giudica la realtà in grado di cambiare, ma con tempi che non si possono prevedere. Io mi chiedo spesso cosa ci sarà su questo Pianeta fra 100 anni. Non mi so rispondere, tuttavia mi auguro che vi sia una forma calda ed avvolgente di Bene diffuso in modo capillare ed in grado di garantire uno sviluppo armonioso della Vita, con la maiuscola. Siamo tutti in cammino. Possiamo fare molto. Possiamo fare la differenza nella vita di una persona cara, preparandole un buon tè. Possiamo rafforzare l’autostima di un giovane uomo che ha tutto il diritto di dire la sua parola al cosmo. Ho camminato da solo fino al giorno di Sole in cui ho incontrato la mia Musa, realizzando di non essere più un lupo solitario, sebbene, come scrivo nel mio romanzo, quelli come me siano invisibili ai più. Possiamo tutti vivere nel poco, nell’essenziale, nel piccolo, provando a dire grandi cose. La realtà cambierà con l’intervento di molti, la cui interazione sposterà gradualmente il centro delle cose, verso una esistenza migliore. Voglio vivere con un sogno, necessaria utopia: vedere i bambini giocare lieti nelle strade e gli anziani raccontare storie davanti ai camini, mentre si prepara la cena, in letizia. È una prospettiva che va difesa. Amata. Sorretta. È la differenza che intercorre fra una giornata piena di pensieri bui e quella in cui si gode della Bellezza di un abbraccio, sentendosi molto fortunati. I miei occhi non possono vedere il male. Mi allontano indignato e sgomento. Avverto la necessità del verde dei pascoli, di una collina umbra, di un lago in cima alla montagna. Il male non ha mai una storia nuova da raccontare, si limita a generare ossessivamente nuove malie per sedurre gli immaturi. Vorrei che in “Ambra” confluissero tutte queste considerazioni. Vorrei scrivere qualcosa di bello. Qualcosa che facesse bene all’anima di chi ascolta. Il mondo ha bisogno di un pane artistico buono. L’Arte sarà la prima forma di creazione che indicherà la via verso la Nuova Era di Luce, che sbaraglierà l’oscenità. Sono nel mio piccolo studiolo. Da qui sono stati trasmessi segnali di un mondo diverso, che ha cambiato la mia vita e forse anche quella di chi mi sta accanto. Le parole ed i suoni sono vettori essenziali nella comunicazione umana. Ogni lemma mi ha plasmato. Ogni singola nota composta nella partitura mi ha mosso qualcosa dentro. Sono cresciuto con la mia Arte. Non ho più resistito al cambiamento. Non ho più avuto un rapporto muscolare con la realtà, in un ipotetico ring sul quale prendevo sberle a non finire, e soprattutto ho cominciato ad amarmi, all’interno di una scuola di vita dove, come maestre, avevo le esperienze di chi, prima di me, aveva intrapreso un certo cammino. Ho digiunato, prima di sapere come fare. Ho detto basta a certi appetiti prima di documentarmi su quanto fosse nocivo un certo atteggiamento. Ho sentito quanto i miei occhi avessero necessità di candore, prima di innamorarmi di una croce arcana sulla cima di un monte. Ho ascoltato le storie di una eterna ragazza, immergendomi nel racconto e comprendendo il suo punto di vista di Ninfa innamorata della Bellezza. Ho imparato a dire Addio a cose che non mi appartenevano. Prima non sapevo separarmi, ora sì e credo che questa sia la differenza fondamentale fra ciò che ero e ciò che sono. In ogni nuovo Sole, voglio vedere l’opportunità di stare bene con i miei amati cari. Si ricomincia, ad ogni risveglio. Si riparte, con la possibilità di rendere straordinaria la nostra esistenza. Io lo sento. Ci credo. Non potrei pensare altro, nei miei 45 anni. La differenza fondamentale è fra vivere nella stasi, nella quale non accade nulla, e affrontare ogni giorno sperando che qualcosa di bello ci possa accadere. Sta a noi. È una sostanziale diversità di vedute e prospettiva. Vi auguro un buon fine-settimana. Ringrazio sempre tutti coloro che vorranno spendere una parte del loro tempo per sentire la linfa che scorre in queste pagine…
¡Buen viento, Marineros!