Frutti di un lungo lavoro
Buongiorno, Viandanti!
Come siete stati in questi giorni?
Io sono tornato ora dall'Umbria, e, dopo una salutare doccia, eccomi qui a condividere con voi alcune mie riflessioni. Nella mia terra natia, sto vedendo i frutti di un lungo lavoro, che dura da nove mesi, il tempo della gestazione di un bambino. Come ho scritto a più riprese, nell'ultimo anno, mia madre ha avuto forti problemi di salute, sono state necessarie alcune scelte fondamentali per il suo futuro ed io ne ho avvertito la responsabilità. All'inizio di questo percorso sanitario, vivevo in un trambusto generale davvero pessimo, con tante cose da fare per il bene della donna che mi ha dato la vita. Pian piano, restando saldo, il caos si è diradato, ci sono sempre cose da fare, ma con la possibilità di dar loro una priorità e viversele con relativa calma. Dicevo che sto vedendo alcuni frutti. Innanzitutto, mia madre sta meglio e ciò rappresenta un valido risultato. In secondo luogo, ho l'opportunità di godermi casa mia, ospitando mio figlio per poi cenare insieme fra chiacchiere e battute simpatiche. Se mi guardo indietro, non so davvero dove io abbia trovato la forza per affrontare tutto, ma credo che l'energia per fare ogni cosa al meglio fosse già in me, l'ho solo tirata fuori. Mi sono assunto delle responsabilità di fronte alla società. Ho scelto di occuparmi del benessere di mia madre e devo dire che svolgo i compiti con piacere, perché è bello donare a chi si ama. In questo ultimo amo, sono diventato adulto, con tratti specifici che sono maturati in me con il flusso degli eventi. È stata la vita, come il buon sole, a far maturare la mia vigna. Io ho solo accettato il cambiamento. Non l'ho ostacolato dacché so benissimo quanto ciò sia un'operazione inutile e dannosa. Torno tutte le volte stanco, con le gambe a pezzi, per le grandi passeggiate, ma con una chiarezza di pensiero che detta la cifra di chi sia diventato davvero negli ultimi mesi. In Umbria ho composto, non troppo, meno di quanto avrei voluto, ma non mi sono imposto traguardi al di fuori delle mie attuali possibilità. Ho lavorato ad un nuovo progetto musicale. Vorrei tanto riuscire a scrivere della gran buona musica. Quello che ho composto in Umbria, comunque, mi è piaciuto. Trovo che abbia un suo fascino. Toccare il pianoforte che mi regalò mio padre tanti anni fa è sempre una emozione autentica. Ho temuto di perdere mia madre. Quella paura, per quanto possa sembrare paradossale, mi impediva di tentennare: sapevo che ogni singola operazione avrebbe potuto rivelarsi fondamentale per il suo nuovo equilibrio di signora anziana che ha ancora tanta voglia di vivere. Nel fare le cose, determinando la priorità essenziale degli atti, ho investito tutta la mia capacità analitica. I miei pensieri. L'opportunità della mia mente di risolvere i problemi. Ed ora eccomi qui. Non si diventa adulti per nulla. Oggi avevo dieci minuti prima del treno. Ho mangiato. Ho bevuto. Sono salito sul treno. Si diventa adulti anche per godersi le cose, non solo per imparare a sopportare i pesi. Io le mie cose me le godo. Avevo il tramezzino in mano ed intanto guardavo le persone. Ero incuriosito da questo grande spettacolo che è l'Umanità. Io credo che anche il più grande problema, con l'adeguata capacità, possa essere risolvibile. Ne sono convinto da un po'. Vi auguro buon fine-settimana. Ci sentiremo su questi schermi.
Buen viento, Marineros!