C’è un piccolo albero rosso in giardino. È un sommaco. Ha foglie che richiamano l’autunno, nelle loro sfumature cromatiche, dal giallo al rosso, passando per l’arancione. L’altro giorno lo stavo osservando e ho pensato a quante mani, in questo momento, si stanno unendo, come rami dello stesso albero. È da questa osservazione che è nata la poesia “Piccolo albero rosso”, “Little red tree” e quasi subito si è manifestata l’intenzione di farne una canzone, che ho immediatamente pensato in inglese. Il piccolo albero rosso può insegnarci l’arte della resistenza, di cui abbiamo tanto bisogno in questo momento. Può insegnarci l’arte della Bellezza. Ci può far scorgere un nuovo punto di vista. Sono anni che scrivo del sistema e della sua idiozia sadica, della sua barbarie sconfinata e della sua psicosi cieca, ma non mi sarei mai immaginato che saremmo giunti a questo punto in così poco tempo. È in atto una guerra fra Intelligenza e distruzione, fra voglia di stare bene senza ledere nessuno e brama di sottomissione. Fra chi ha bisogno di schiavi e chi non ha bisogno di nient’altro se non la propria libertà di persona. “Piccolo albero rosso”, “Little red tree” sono due componimenti rivoluzionari. Ho sempre pensato alla Rivoluzione, ne ho scritto molto, negli anni, ma ora è giunto il momento di combattere con Intelligenza e pace, determinazione e spirito di costruttività, contrapposta alla loro voglia di devastare, uccidere le legittime aspirazioni degli individui, marchiare come sudditi ubbidienti tutti i popoli. Noi non vogliamo questo. Non abbiamo la necessità dei loro stratagemmi. Rifiutiamo tutto ciò che vada contro la nostra autentica capacità di autodeterminazione. Noi vogliamo scoprire la nostra identità e volare alto. Vogliamo essere uomini liberi. Vogliamo godere appieno dei doni della vita. Hanno costruito, intorno all’uomo, una gabbia asfissiante, non è così che deve andare, questo non lo possiamo accettare. Si sono presi via via tutto, lasciando le persone senza speranza. Ora è il nostro momento. Ora dobbiamo innalzare un canto nuovo. Ora noi dobbiamo difendere noi stessi. Pacificamente, noi dobbiamo marciare. Belli nella nostra nudità, fieri di essere uomini e donne, liberi per le strade del mondo. Non ci hanno mai amato. Non hanno mai avuto cura di noi. Eravamo solo produttori di una ricchezza che poi si spartivano solo loro, lasciandoci, come elemosina, uno stipendio con cui provare a tirare avanti. Uno alla volta, ci hanno tradito tutti: il governo, le associazioni, i giornalisti, le televisioni, il sindacato. Ora siamo rimasti soli nella nostra volontà di essere, amare, gioire. Ora è il tempo. Forse non ce ne sarà un altro. Forse domani sarà troppo tardi. Ho pensato a lungo, ho meditato le mie parole e la parola che mi è risuonata di più in tutti questi giorni è “Schifo”. Provo disgusto per quello che hanno fatto i potenti, perché il loro è un mondo fatto di una crescente immondizia, che si accumula ovunque, con uomini coprofagi che uccidono la Bellezza, soffocandola con il fetore delle scelte contro l’Umanità. Signori miei, questa è una guerra, la più semplice ed antica del mondo: da una parte ci sono le persone, che ambiscono alla luce, dall’altra i mostri che vogliono uccidere la poesia del Genere umano felice che crea opere d’arte infinite. Siamo in trincea. Una guerra, quando è giusta, va combattuta anche da soli, ma noi non siamo soli, noi abbiamo fratelli, disseminati qua e là. Coraggio, orbene! Siamo chiamati a difendere la Terra dalla distruzione. Il pianeta e quella che è la sua vita umana e delle altre specie. Hanno costruito intorno alla persona, che, per sua natura, ambisce ad essere libera e fiera, una serie infinita di gabbie. Gabbie di pensiero. Gabbie economiche. Gabbie sociali. È ora di farla finita. O loro vincono e l’Umanità sarà schiava per i prossimi secoli o vinciamo noi e questo Pianeta sarà splendente. Uniamoci! ¡Buen viento, Marineros!
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Oggi stavo osservando il piccolo albero rosso in giardino e ho pensato a quanta Bellezza si trovi intorno a noi, capace di indicarci una via... Strofa 1 Mani si mescolano. Respiri si fondono in uno. Il piccolo albero rosso si staglia fiero, contro un mondo che ha smarrito la sua logica. Non ho mai posseduto nulla. Poi sei arrivata tu, il mio universo, che ho deciso di difendere con ogni fibra del mio corpo. Loro non ci vogliono. CHORUS Piccolo albero rosso, così fiero. Traccia un sentiero, Portaci altrove. Strofa 2 Siamo anomalie. Non ci siamo uniformati a nulla, io e te. Il mondo non ci appartiene. Noi non possiamo vivere in questo marasma. Stiamo solo cercando la luce. Il bene. Osserveremo l’ultimo crepuscolo, nell’attesa di una nuova era di luce. CHORUS Piccolo albero rosso, così fiero. Traccia un sentiero, Portaci altrove. Strofa 3 Questo mondo è un cannibale spietato. Vuole divorare i suoi figli più belli, per acclamare un sistema di psicosi. Noi non possiamo accettarlo. Fuggiremo, lasciando ogni cosa al suo posto. Non hanno mai reso possibile la nostra gioia. Non l’hanno mai considerata. Combattiamo per difendere il nostro giardino segreto. CHORUS Piccolo albero rosso, così fiero. Traccia un sentiero, Portaci altrove. Strofa 4 Non ho mai inteso ledere. Non hai mai fatto soffrire. Sei una stella. Noi siamo guerrieri. Non possiamo fidarci di loro. Sono creature dedite alla distruzione. Coltiveranno il nulla. Noi, invece, ameremo la Bellezza. CHORUS Piccolo albero rosso, così fiero. Traccia un sentiero, Portaci altrove. Non è facile trovare le parole. Mi chiamo Massimiliano Folegatti, ho 47 anni e un passato tumultuoso. Nel 2008, ho pubblicato, con Simonelli editore, un racconto lungo, “RoY”. In quel testo narravo le sorti di un uomo, che combatteva contro l’idiozia sadica di un mondo allo sbando. Nel 2019, ho pubblicato il romanzo “Musa – Pensieri di un artista”, in cui affrontavo la storia di una coppia di individui che avevano scelto di amarsi, nonostante la psicosi imperante del sistema. Da allora, sono accadute molte cose. C’è stata la pandemia, che i media hanno reso psico-pandemia, con molti che stanno crollando in una vertigine senza fine. Sono trascorsi mesi ed anni, ma il disegno complessivo del mondo è sempre lo stesso: asservire e controllare, dominare le menti e soggiogarle. Io, a questo progetto, non aderisco. Non voglio né essere dominato, né dominare, desidero solo la libertà di essere un uomo pensante e critico. Io conosco il dolore di un’anima, la ferita di una psiche, le lesioni che lasciano i violenti ed è per questo che, con vigore, invito chi legge questa pagina a rialzarsi. In piedi per la nostra libertà! Quando scrissi “RoY”, io volevo significare che la vicenda di un uomo poteva assurgere a paradigma di un percorso per tutti, dalla tenebra alla luce. Con “Musa – Pensieri di un artista”, intendevo comunicare che quella unità vagante per il mondo aveva trovato un’altra persona con cui vivere, da amare con tutte le proprie forze e credevo che anche questo potesse essere un simbolo. In “Musa” ho spesso trattato l’argomento del sistema in cui viviamo, così feroce ed assassino, ma non mi sarei mai immaginato che il livello di crudeltà giungesse così in alto in pochi mesi, da inizio pandemia. Siamo in un mondo perfido. La malvagità contro i popoli è al limite. Non possiamo rassegnarci proprio ora. È in ballo proprio la nostra vita e la prospettiva di una esistenza degna per il genere umano. Io non potevo sapere. Nessuno, forse, avrebbe potuto sapere, nemmeno il più grande studioso della Terra. Non avrei mai immaginato di commentare una situazione generale così nel 2021. Ci vogliono ridurre in schiavitù. Stanno forzando la mano. Quell’uomo che descrivo in “RoY”, che ha trovato la sua compagna in “Musa” ora guarda attonito le sorti della sua gente, preoccupato ma mai vinto. Non hanno alcun rispetto di noi. A loro non interessa chi vive e chi muore. Non si pongono il problema della salute delle persone, per questo ci vogliono sudditi ubbidienti, pronti all’estremo sacrificio. Qui, però, non si deve sacrificare nessuno. Dobbiamo tutti stare bene. Ce lo meritiamo. Ai potenti che non ci vogliono ascoltare, deve giungere un forte canto corale con cui affermare la Bellezza dell’Umanità. Ho scritto tanto, negli ultimi anni. Cose in cui credevo. Non ho mai ceduto alla tentazione di scrivere qualcosa per compiacere gli altri. Mi sono ascoltato tanto. Ho fatto ordine in me. Ho respirato, ho visualizzato cosa potesse rendere più forte la mia anima, ma non mi sarei mai potuto immaginare che il sistema avrebbe attaccato così ferocemente. Hanno generato la psicosi della pandemia. Hanno lasciato sola la gente, che ha combattuto come poteva. Hanno isolato tutti. Ora vogliono di più e se non li fermiamo, loro non si arresteranno. Scrivo delle sorti di un uomo, prima solo, poi avvolto dall’amore di una donna. Scrivo di una possibilità di vita, che il sistema intende compromettere. Scrivo della gioia di una tribù fiera… È tempo di Resistenza, questo. Una idiozia sadica dedita alla pantoclastia sta divorando tutto. Non ci resta che fare appello alla Bellezza che avvolge ogni cosa, illuminando il nostro sentiero. Chi comanda il mondo non si fermerà. Non permetterà che a decidere siano i popoli, per la loro legittima aspirazione ad autodeterminarsi. Non sono solo in ballo le sorti di sette miliardi di persone, ma l’intero destino di questo nostro Pianeta, troppo spesso umiliato e sfregiato. Scenderemo in piazza a cantare il nostro inno, che mani sapienti hanno creato. Abbelliremo le nostre case, come quando deve arrivare un ospite tanto gradito e vedremo sfilare, nei palazzi dei potenti, la menzogna e la perfidia, l’arroganza e la meschinità. Quanto ci odiano! Da non credere… È tempo di Resistenza, questo, ovunque. È l’eterna lotta fra Bene e male, fra Luce e tenebra. I signori della guerra e del dominio totale stanno avanzando. Noi abbiamo solo il nostro corpo, come scudo. Abbiamo solo la nostra vitalità. La gente come noi non molla mai, dice la canzone che portiamo in piazza in questi giorni. Noi non molleremo. Noi resisteremo fino all’ultimo centimetro di terra disponibile. Il male è astuto, e sarebbe una grave sconfitta se trionfasse, perché allora non ci sarebbe più speranza per l’Umanità. Resistere. Vigilare. Scendere in piazza con i propri fratelli. La mia fede nel genere umano mi ha sempre accompagnato e non ho mai creduto alle lusinghe del potere, che ora si mostra bieco nella sua incapacità di ascoltare cosa vuole davvero la gente. Il male è violento. Non conosce altro che relazioni improntate alla forza, dove qualcuno, inevitabilmente, deve stare sotto e soffrire. È tempo di Resistenza, questo, ovunque i diritti di un uomo vengano calpestati. Io ci sarò. Tu cosa farai? Quando, nell'Aprile 2019, ho pubblicato il mio primo romanzo, "Musa - Pensieri di un artista", ho subito pensato ad una trasposizione cinematografica. Devo ammettere di non aver lavorato con costanza alla sceneggiatura, che è ancora in divenire, ma, l'altro giorno, dopo aver un po' pensato, ho ritenuto opportuno aggiungere una scena finale, dopo quella di un concerto in cui la musica emoziona il pubblico, in una serata meravigliosa. Mi è venuta in mente la possibilità di creare un incontro: da una parte il protagonista, Sean, con il proprio vissuto, dall'altra ragazzi fragili e sensibili che combattono per il proprio benessere, con la guida di un medico meraviglioso. Io, da artista, vorrei che la questione "Psiche", fosse al punto n. 1 di tutte le agende internazionali. Che fosse sempre tenuta in massima considerazione. Che i potenti non dimenticassero mai che, laddove una persona soffre e si sente male, lì è necessario intervenire per garantirle serenità ed una vita degna. Noi viviamo fra guerre e stupidità assassina. Fra abbandoni e silenzi, fra cui i peggiori sono proprio quelli delle istituzioni. Tante famiglie stanno combattendo per la pace. L'armonia. Uno stato di benessere per sé ed i propri cari. Non dimentichiamocelo. I governanti sono sordi. Non ascoltano il grido di dolore di tante persone. Non sono interessati. Hanno altre missioni, tutte volte a rendere schiave le società, ammorbarle, annichilirle. Giungerà il tempo di un canto corale dell'Umanità. Torneranno a giocare i bambini lieti nelle vie e questo incubo che ha solo come pretesto la pandemia cesserà, come son finiti tutti i regni malvagi delle varie epoche, che sembravano indistruttibili. Ma allora dovremo essere bravi noi a mantenerci sani. E sarà un percorso di ricerca senza fine. Miglioreremo. Gusteremo un caffè preso con un amico, come oggi, ma con la consapevolezza di vivere in un mondo che ha abolito la stupidità degli aguzzini e l'idiozia di chi ci vuole tristi e rassegnati, proni, privi di energia ed irrimediabilmente sconfitti. Trovate il monologo qui. Buona lettura... With beauty before me, may I walk. With beauty behind me, may I walk. With beauty below me, may I walk. With beauty above me, may I walk. With beauty all around me, may I walk. - Navajo prayer Traduzione Con la bellezza davanti a me, possa io camminare. Con la bellezza dietro a me, possa io camminare. Con la bellezza sotto di me, possa io camminare. Con la bellezza sopra di me, possa io camminare. Con la bellezza tutta intorno a me, possa io camminare. - Preghiera Navajo "The world will never starve for want of wonders; but only for want of wonder". G.K. Chesterton Traduzione "Il mondo non morirà mai di fame per mancanza di meraviglie; ma solo per mancanza di meraviglia". G.K. Chesterton Possa la bellezza essere tutta intorno a me e possa io avere gli occhi pieni di meraviglia. Oggi mi sono svegliato a casa della mia compagna, dopo una serata incantevole nella quale abbiamo mangiato fuori. Il periodo è difficile: notizie allarmanti giungono dal resto del globo e dal nostro paese, l’Italia. La mia compagna resiste, sebbene nel suo ambiente di lavoro incontri difficoltà da parte degli altri, che non vogliono sottrarsi alle mire del potere, malato e morente. Io, dal canto mio, provo a vedere le cose belle nel mondo, a volte ci riesco, altre no, ma sono memore delle parole di Leonard Bernstein che sottolineava quanto un artista si debba muovere con maggiore amore proprio nel momento in cui la violenza cieca imperversa. Siamo tutti nel disturbo da stress post traumatico, il COVID-19 ha sbaragliato le carte in tavola e la nostra normalità, prima di esso, è, a tutt’oggi, solo un mero ricordo. Niente sarà più come prima, dobbiamo accettarlo. Niente avrà la medesima leggerezza di prima e noi non possiamo permetterci il lusso di evitare il cambiamento. Sono stato lontano dalla mia compagna per il lock down. Era illegale pure andare in un comune vicino a casa tua. Erano tante le cose illegali: pure vedere la tua donna, se non risiedeva nel tuo stesso comune. Ci hanno fatto anche questo. Ci hanno condotti alla reclusione, per un bene superiore che ancora tarda a manifestarsi e che forse non ci sarà mai. A questo punto vien da pensare che sia stato tutto un cinematografo, come dice un attore brillante italiano. Vogliono controllarci. Vogliono sudditi fedeli e devoti, non menti pensanti. Io, a questo punto, mi defilo, lascio spazio a tutti, ma vorrei sentirmi a casa in qualche posto, senza ubbidire a ricatti malcelati e forzature del ragionamento. Appartengo ad una minoranza, sempre saputo. Il mio è un popolo che vive altrove, in una dimensione della Psiche che nessuno può calpestare. Siamo anomalie, il sistema non ci vuole, fino ad oggi ci lasciava vivere, in quanto innocui. Qui non ci sarà nessuna rivoluzione violenta. Solo mani alzate verso il cielo in segno di protesta, contro persone che non vogliono crescere, rimanendo ancorate ai loro irrisolti problemi infantili che generano Ego smisurati e pericolosi. Io ho percorso un lungo cammino, insieme ad alcune persone, che sono delle meraviglie viventi. Noi non distruggeremo, edificheremo senza stancarci. Noi vogliamo vivere in armonia con tutti. Qui in Italia, nei mesi scorsi, siamo stati costretti, dal governo, ad una vita di insoddisfazioni. Sono arrivato al punto da commuovermi per una lucertola sul davanzale della finestra della cucina, mentre sognavo di riabbracciare la mia donna. Sono consapevole. La troppa consapevolezza è una autentica malattia, diceva Dostoevskij e non vedo come dargli torto. D’altronde non si può vivere nell’inconsapevolezza assoluta. Un po’ invidio chi crede di essere nel miglior mondo possibile, lo giuro. Li guardo e penso: “Beati voi, che credete che tutto sia bello e che il governo lavori per la vostra felicità e piena realizzazione!”. Purtroppo non è così, affatto. Ci vogliono schiavi: oggi trattamenti farmacologici obbligatori e domani chissà dove andrà a parare la loro smodata ambizione di controllo! Io ho visto cose ed ora non posso più tacere. È in atto una eversione mondiale. Calpesteranno tutto, se glielo permettiamo col nostro silenzio e ridurranno questa Terra in un deserto. Il brano, che ho postato, si intitola “Vicino alle porte di Tannhäuser”, in riferimento al celebre monologo di Roy nella scena finale di “Blade runner” e secondo me ha molto a che fare con la situazione che stiamo vivendo in questo 2021. Anche noi, come l’androide, stiamo vedendo effetti sovrumani, inconcepibili, fino a ieri. Sono l’autore di “RoY”, il mio primo racconto edito da Simonelli editore. https://www.simonel.com/libris/roy.html Nel 2019 ho pubblicato “Musa - Pensieri di un artista”. https://www.amazon.it/Musa-Pensieri-artista-Massimiliano-Folegatti-ebook/dp/B07QFWFXT7 Sogno sempre una Umanità libera che canti la sua più bella melodia all’unisono. Questo player utilizza i cookie in conformità con la nostra Informativa sui cookie. Potremmo raccogliere dati relativi all'utilizzo per scopi analitici. È necessario informare gli utenti a questo riguardo in ogni sito in cui viene integrato il player. Questa Sinfonia era nata col nome "Fields of Silver", "Campi d'argento". Avevo una forte sensazione di un grigio intenso luccicante, come l'argento del mio flauto traverso. Ho quindi iniziato a comporre in base a questa suggestione cromatica. Poi è giunta l'estate, che ho trascorso in vacanza con la mia Compagna. Abbiamo parlato molto e, confrontandoci, siamo giunti a conclusioni affini, molto simili ed io, una sera, su una terrazza dalla quale osservare il tramonto sulle amabili colline della Val d'Orcia, ho partorito questa definizione: "Ultimo tramonto", a significare l'ultimo giorno della società occidentale, dopo il quale qualcosa avrebbe dovuto cambiare e una nuova forma di politica e società avrebbe potuto prendere forma per garantire agli uomini un'epoca di pace e prosperità per tutti. Tornato a casa, dopo le montagne del Trentino e la Toscana, ho cominciato ad elaborare questo concetto di "Ultimo tramonto", che è divenuto "Ultimo crepuscolo" dacché il termine "Crepuscolo" mi sembrava più aderente alla storia che intendevo narrare con i suoni. Ho composto in modo disordinato: prima il 1° Movimento, poi un abbozzo del 2°, uno stralcio del 3° ed infine, fino a pochi giorni fa, nella mia Umbria, il 4°, cui mi sono dedicato con particolare attenzione. Io non so come sarà la stesura di questa musica, ma so che occupa i miei pensieri, le mie azioni, il modo con cui progetto la mia giornata. Un giorno, sentendomi con la mia Compagna al telefono, mentre ero nella patria dell'Inter Amna Nahars, lei mi dice: "Ma visto tutte le cose che stanno succedendo nel mondo, con ciò che stanno decidendo sulle misure anti-pandemia un po' tutti i potenti, perché non parliamo delle porte di Tannhäuser?". Ho avuto una folgorazione: le porte di Tannhäuser, Roy Betty, l'androide, le cose meravigliose che aveva visto e che, nel monologo finale di "Blade runner", lo elevano a poeta! Monologo celeberrimo, uno dei più significativi della storia del Cinema, breve e poderoso, come nella natura di Roy Betty. Io sono stato fortemente influenzato da quel film, tanto che, nel 2008, pubblicai, con Simonelli editore questo racconto, "RoY": https://www.simonel.com/libris/roy.html Da allora la mia vita è cambiata. Ho incontrato la mia Compagna, che, dopo 13 anni, rappresenta la forma più alta d'amore che io potessi concepire. Orbene, quando lei mi ha parlato delle porte di Tannhäuser, dopo tutto quello che abbiamo vissuto come persone, nell'ottica di una totale idiozia da parte dei governanti, ho pensato: "Sì, siamo alle porte di Tannhäuser, all'ultimo crepuscolo prima del crollo definitivo per la nascita di una nuova Umanità!". Quindi da "Fields of Silver", a "Ultimo Crepuscolo", alla conclusiva "Vicino alle porte di Tannhäuser", esattamente con le parole dette da Roy Betty nel monologo finale di "Blade runner". Questo, dunque, il titolo della Sinfonia n. 24. Mi chiamo Massimiliano Folegatti, sono un sopravvissuto che sa quanto possa essere meravigliosa la vita. Sto lavorando a questa opera con tutto me stesso, sebbene non sia costante nell'impegno quotidiano. Sento di aver bisogno di tempo anche per riflettere su ciò che lascio in partitura. Sono tempi duri. È più preoccupante ciò che decidono i nostri governanti della pandemia stessa. Molti sono preoccupati, per se stessi, per i propri figli. Io sono triste da qualche giorno, ma spero di tornare a sorridere. L'idiozia sadica avanza, è ovunque. Le persone belle sono sotto assedio. Si avvicina l'ultimo crepuscolo e, finalmente, le porte di Tannhäuser, per il canto liberatorio dell'Umanità, che si ammirerà come lucente. Non ci saranno più guerre. Si vivrà in armonia. Per quello che riguarda la mia musica, posso dire che è essa stessa in ricerca: nuove soluzioni armoniche, uno studio sui timbri, ritmi collaudati e metri nuovi. I Queen nel 1981, in "Under pressure" dicevano: "This is our last dance", "Questa è la nostra ultima danza" ed io lo credo davvero. Spero solo che poi ci sia una Nuova Era di Luce. ¡Buen viento, Marineros! Perché questo è l'ultimo crepuscolo di una civiltà in severo scompenso, che si è così tanto trascurata, da perire delle proprie empie cure, e, ormai esanime, viene tenuta in vita artificialmente. Seguirà una Umanità di cui, al momento, non si conoscono le caratteristiche. Io mi sono sempre augurato che giungesse una Nuova Era di Luce, ma il mio, ormai, tenuto presente come stanno andando le cose nel mondo, è solo un timido auspicio. Viviamo in un tempo e in uno spazio psicologico globale che non danno più segni di vita. Morte ovunque, con la proliferazione dei soliti 4 sciacalli. Il Genere umano merita molto di più, un canto sublime di gioia e liberazione, che, forse, con molto lavoro e tanta fatica, giungeranno, per chi ci sarà. Stanno avvelenando i pozzi. Stanno schiacciando le legittime aspirazioni dell'individuo. Forse neanche pagheranno, per questo. Forse la faranno franca e si terranno un mondo allo sfacelo, fatto di automi. Io, però, da questo mio spazio virtuale, voglio dire un sentito "no" a tutto il male. Auspico che il bene trionfi. Voglio vedere i ragazzi danzare davanti alla Luna. Se ciò non dovesse mai avverarsi, io avrò comunque combattuto per ciò che ritengo essenziale: la salute mentale delle persone, troppo spesso violentata, negletta e tiranneggiata. È l'ultimo crepuscolo, questo. La fine che forse non preannuncia un nuovo inizio, ma una lunga agonia che chissà per quanto si protrarrà. Nell'ultimo periodo, sono stato a contatto con le montagne e in una arida Val d'Orcia e ho chiesto lumi al vento fra i fili d'erba e il cielo stellato. Ho molto parlato con la mia Compagna, che è davvero molto intelligente ed ho capito: questo è l'ultimo giro di valzer, Signori, dopo, se non si cambierà rotta, il buio e non ci salverà nessuno da noi stessi, dai governi, dai percorsi psicotici dei più. Vogliono far ammalare la gente. Che muoiano instabili e violenti è il loro scopo e per far questo, eliminano, passo dopo passo, gli elementi saldi su cui si poggia una vita umana. Tutti. È un atto delinquenziale. Vanno arrestati. Ci dobbiamo riprendere la nostra esistenza. Questo è un preciso piano mondiale. È il progetto di una Umanità che non rialzerà mai più la testa e non rivedrà mai più le stelle. Questa musica, scritta con profondo amore per il genere umano, è il frutto di una profonda riflessione, scaturita da mesi e mesi di interazione spirituale con la donna che amo e che rende splendidi i miei giorni sulla Terra. È un Movimento di una Sinfonia, il primo, nella forma "Adagio - Allegro - Adagio". È concepita per orchestra sinfonica, perché deve poter respirare in modo tale da essere maestosa. La prima indicazione metronomica recita: "Adagio, come deserto", dacché, nella fase di elaborazione, in quel momento, ero in una arida Val d'Orcia, che ricordava alcune zone del Sud America. La seconda indicazione metronomica recita: "Allegro, con tenerezza", perché ci vuole tenerezza anche nell'affrontare le dissonanze della vita. Il pezzo è pieno di intervalli che creano tensione armonica. Quella stessa tensione che avverto quotidianamente quando penso a come potremmo tutti essere felici, senza più paura di campare. Mi consola pensare che in ogni epoca ci sia stato sempre da lottare e l'Umanità abbia sempre resistito, quindi, credo, il genere umano supererà anche questa, solo che il male è sempre più organizzato. Gli uomini di potere sono una patologia psichiatrica a sé e questo la dice lunga su cosa possano decidere di attuare. Io resto fiducioso. Le persone possono essere belle. Ci possiamo unire. Possiamo dire: "Basta!". Io mi auguro che giunga una Nuova Era di Luce. Che le persone siano libere. Che non si maltratti più un bambino. Resto connesso a questo mondo. Spero nei Lucenti. |
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