Viviamo le ore, nella precarietà, come giunchi nel vento. La vita, prorompente, non bussa, entra e basta. Una nascita, una morte, ed il flusso continua, non possiamo che muoverci in rima plastica con esso. Essere rigidi non ci aiuterà. Flessibili, attenti ai dettagli, in continuo ascolto del nostro Sè più intimo, potremo invece fare grandi cose e conoscere sempre di più la vita. Questo brano nasce da una conversazione con un amico, che lotta. “La vita non bussa”, abbiamo ribadito insieme. La precarietà è sotto i nostri piedi, in attimi effimeri il cielo a portata di mano, in altri istanti tremendi l’abisso dal quale sembra di non poterci risollevare. La verità è che siamo estremamente fragili, tutti. Combattiamo con gli strumenti che abbiamo a disposizione, ma non sempre bastano. Cerchiamo di proteggere il nostro cosmo, ma la verità è che il mondo sa entrare nelle nostre vite con rasoiate mortali. È tutto un equilibrio sopra l’indeterminatezza, sopra l’ignoto, sopra il terrore di scoprirsi non amati e perire, soli, abbandonati. Possiamo perdere tutto in un secondo. Possiamo risollevarci nello stesso tempo. Che esperienza tremenda e magnifica è la vita... Io dico che possiamo provare a viverla, tutelandoci meglio che possiamo, nel tentativo di stare bene, nella tensione verso la Sanità mentale, che non ci sarà data da nessuno, che, probabilmente non raggiungeremo mai completamente, che è, però, qualcosa per cui scendere dal letto la mattina e provare a fare qualcosa di dignitoso, per noi e per chi amiamo. Viviamo le ore, è vero. Non dobbiamo pertanto dover temere le fluttuazioni che un mondo insano reca nelle nostre vite. Ragioniamo. Non tutto quello che accade merita una nostra diretta risposta. Analizziamo. Quando la vita entra occorre essere pronti. Eretti. Vigli ed attenti. Allora scopriremo la Bellezza. Ognuno di noi ne merita tanta. Aldilà dei lutti, delle perdite, delle lacerazioni che, inevitabilmente, ci procureremo lungo questo sentiero, che, a tratti, può essere spietato, ma regala grande gioia a chi, dopo essersi perso, si rialza in piedi. Questo brano l’ho composto con amore e slancio. Ero così contento di aver fatto una bella chiacchierata col mio amico che sono tornato a casa e ho buttato giù le note, dopo averle provate alla tastiera. Siamo come giunchi, il vento ci sbatte, ma non dobbiamo mai dimenticare che la vita sa essere meravigliosa. Ieri ho giocato con un bambino di 18 mesi. Era con il nonno, io attendevo un mio appuntamento e abbiamo tirato 4 calci al pallone insieme. Quel bambino merita di stare bene. È amato dalla sua famiglia, non dovrebbe accadergli nulla di sbagliato. Va tutelato. Rispettato. Coccolato, allora sì che potrà essere ciò per cui è nato: se stesso... Io non credo che il dolore insegni: conosciuto il dolore, però, una persona ha il dovere, nei confronti di se stessa, di provare a rielaborarlo nell’ottica della costruzione di una nuova identità, che aspiri alla Bellezza, al raggiungimento di tutti i propri traguardi, alla consapevolezza del proprio mondo, che deve essere protetto, non può essere barattato o svilito, perché in quel modo si perde e non è detto che si possa risalire la china. Oggi sono sereno, vivo da uomo fortunato, dopo la mia tempesta, che ha messo a repentaglio la mia intera vita. Ho molto ragionato. Mi sono fermato ad analizzare. Ho atteso un tempo clemente. Il bambino di 18 mesi che ieri tirava il pallone e diceva: “Gol” merita un mondo meraviglioso, che tutti possiamo contribuire a forgiare, nelle nostre case, senza violenza, ricatti o manipolazioni. Possiamo interagire con l’altro, con la nostra Alterità nel modo più costruttivo possibile, riscoprendoci fratelli. I politici sono una categoria psichiatrica a sé ed è molto difficile ci aiutino nella costruzione di un mondo bello. Tuttavia la cura esisterebbe anche per loro, se trovassero un buon psichiatra e la volontà di farsi aiutare. Oggi affido al grande padre delle acque questo brano, che stamani ho rivisto e completato, per poi riascoltarlo e giudicarlo compiuto. Sto lavorando ad una idea nuova sulla Libertà. Raccolgo spunti. Idee. Suoni. Vorrei che la Nuova Era di Luce fosse già qui, ma occorrerà combattere per essa, nella assoluta pace, con determinazione e quella certezza che le tenebre non possono avvolgere il mondo intero se noi non lo vogliamo. Sono contento. Non sono più lo stesso uomo di dieci anni fa. Forse neanche di 5 anni fa. So per cosa stare al mondo. So per cosa essere eretto, con la schiena ben dritta. So di amare il mio mondo. Certo che la vita sa insegnare, se uno ascolta... Oggi chiudo questa mia sessione di lavoro col sorriso. Voglio stare bene. Voglio che i miei cari possano ritenersi fortunati a fare esperienze che sappiano edificarli. Il dolore non insegna niente. Quando arriva, rischia di spaccarci a metà. È tutto quello che facciamo intorno ad esso, dopo di esso, che ci può condurre alla gioia. Io lo credo fermamente. Quando danzeremo tutti nella Nuova Era di Luce, su ali di suoni meravigliosi e versi di nuovi poeti, allora questo mondo sarà un capolavoro, per sempre e le tenebre saranno solo un lontano ricordo. So che l’ora è buia. Non lo può nascondere nessuno, ma noi siamo creature in grado di fare cose splendide...
0 Commenti
Non hai mai inteso giudicarmi. Non era quello il tuo proposito. Sei entrata nella mia vita con una sinuosa danza. Mi hai abbracciato col sorriso. Ed ora sono tuo, per sempre. Non immagino cosa più alta della mia fedeltà a te. Ho sempre saputo che tu fossi una meraviglia. In ere trascorse, ho pensato che tanta Bellezza non potesse toccare a me. Poi sei arrivata. Nel silenzio, alcune cose sono cresciute, come fiori al sole. Nel confronto, ci siamo scoperti. Con le mani che si cercavano, abbiamo camminato sopra all’abisso. Non so pensare ad una vita senza di te. Anni insieme, tanto calore e la luce, che spazzava via le tenebre. Purezza irradi. Sei buona come il pane della mia terra. Nata per essere una Principessa, ora sei la mia Ninfa. Ti ho amata dalla prima parola, in una landa consacrata al morfema. Ora noi possiamo camminare lieti per il mondo, sebbene esso sia in balia della psicosi. Non ci arrenderemo. Noi combatteremo fino alla fine. Un mondo crudele si affaccia nel grande scenario della Storia, fatto da uomini empi, forgiato dalla crudeltà. Non possiamo farci ingannare. Io e te sappiamo bene la Verità. Le persone hanno diritto ad un canto soave, che gli viene precluso dalla malvagità di pochi, al comando, irriducibili, nella loro brama di dominio. Saremo pronti, al momento giusto. Non dobbiamo disperare. Ho tanto camminato, prima di incontrarti, Amore mio. Ringrazio la vita per averti conosciuto. Sei il mio Tutto. La Psiche necessita di calma. Silenzio. Tempo. Noi abbiamo combattuto tanto, insieme, durante le tempeste. Ora è il tempo di giubilare, nonostante l’epoca ingiusta che si fa largo, fra le macerie di un sistema illogico, che non vuole rassegnarsi all’idea di aver perso il dominio degli uomini. Canta, Ninfa! Questa musica è per te. Danza lieta, leggera come farfalla, nella tua dimora, splendida come te. Lei riposava sul divano. Il volto rivolto verso la stufa, sotto ad una coperta che avevano comprato insieme, in una gita al mare. Lui la osservava, sorridendo delle splendide forme del suo corpo di Ninfa. Il silenzio era interrotto solo dal suono regolare con cui la legna cadeva, ardendo nel bruciatore. Lei gli dava pace, era la sua Musa e vivevano un’intima passione, fatta di baci improvvisi, abbracci costanti e tante piccole danze, con le quali lei si divertiva a prenderlo in giro. Lei era anche la sua leggerezza, l’uomo aveva imparato ad essere leggiadro, nel rapportarsi alle cose, dimenticando quel lungo periodo nel quale aveva avuto una relazione muscolare con la realtà, che non aveva portato a niente di buono. Forse lei si stava davvero addormentando, nel tepore di una casa che era finalmente la sua, dopo essere stata di sua madre, di suo padre. Una dimora che lei sentiva finalmente propria, che rappresentava uno spazio tutto suo, nel quale lasciar brillare la sua prorompente vitalità di donna – bambina. Di eterna ragazza con lo zaino in spalla alla ricerca del mare perfetto. Di una persona che non si era mai rassegnata al male. Era lì, distesa sul divano, le cambiò il respiro e si immerse in un piacevole sonno. Di lei, le persone sapevano quanto fosse graziosa nei modi e gentile nell’interagire con gli altri, ma non tutti sapevano quanto fosse determinata a rispettare i propri ideali di donna che non tollerava l’ingiustizia. Lui la osservava, trovandola bellissima. Era follemente innamorato di lei, da 13 anni. Chissà cosa avrebbero fatto quel giorno di festa? La coperta disegnava le sue forme di Ninfa, che lui ammirava silenziosamente. Erano una coppia: lui, con la identità di artista, lei con la sua immagine interna di Musa che tutto sapeva ispirare nel suo diletto. Lui non aveva una sola sinapsi che producesse l’idea di una separazione. Lei lo amava intensamente, prendendosi cura di lui con infinita tenerezza. Non aveva spigoli. Non gli avrebbe mai voluto far del male. Lui rispettava con tutto se stesso la bambina che lei era stata e si erano riscoperti capaci di giocare. Provare passione l’un per l’altra. Volersi davvero bene. Per lui, lei era stata la rivelazione più alta della sua esistenza. Per lei, lui era un ottimo compagno di viaggio, eternamente leale, che aveva imparato anche ad essere forte per entrambi. Insieme erano davvero coraggiosi. Stavano resistendo agli attacchi esterni di un sistema che non tollera che le persone siano felici. Facevano parte di un popolo silente, non privo di parola, però. Erano parte di quella tribù che vede. Sente. Analizza e scruta i gesti di chi trama, nella tenebra, contro la gioia degli individui. Combattevano col buon senso un mondo alla rovescia, che aveva smarrito la logica del cuore, le ragioni del sentimento, le dinamiche dello stare insieme in pace. Uniti procedevano, certi che avrebbero incontrato tanti come loro, che non potevano rassegnarsi all’avanzata schizoide di un sistema fatto solo per umiliare l’alterità ed uccidere le legittime aspirazioni della persona. Lei era ancora sul suo divano, mentre lui scriveva per sé e per lei, affinché un giorno si potessero leggere dentro quelle parole. Non si erano genuflessi. Non avrebbero mai voluto un mondo così. Nel giro di pochi anni, tutto era cambiato. Tutto. Le relazioni stesse fra le persone erano mutate. Si sarebbero battuti, con gli strumenti dell’intelligenza. Non avrebbero ceduto. Lei, col suo visto da bambina sotto la coperta. Lui, con i suoi pensieri rivoluzionari. Si erano isolati. Vecchie amicizie erano state abbandonate. Qualche nuovo contatto umano era invece in piedi. La vita è scelta. Si sceglie ogni istante. Si sceglie anche con chi stare. È vitale. Lui, di tanto in tanto, continuava ad osservarla. Era proprio bella, nella sua espressione serena. L’uomo si sfregò le mani in cerca di un’idea. Non c’era poi molto da dire. Loro erano i resistenti ed il mondo non li meritava. Loro credevano ancora nella carezza fatta ad una persona anziana. Il sistema intendeva uccidere la tenerezza. Regnavano solo gesti disumani. Forse l’Umanità si sarebbe risvegliata. Loro se lo auguravano dal profondo del cuore. Forse. Nell’attesa, orbene, era necessario rimanere teneri, dolci, come dei bambini che giocano in pace insieme. Nessuno avrebbe potuto spiegare cosa era accaduto alle loro vite negli ultimi due anni. Molti erano caduti. Alcuni avevano perso il lume della ragione. Altri avevano provato a resistere, ragionando, mettendo in discussione la narrazione ufficiale di fatti. Molti avevano mollato. Lei non si muoveva dalla sua posizione sul divano. Lui la guardava con infinito amore. Non si sarebbe mai potuto immaginare un mondo senza lei. Continuò a scrivere. Era quasi alla fine della sua pagina, che avrebbe consegnato al suo sito. A dire il vero, l’uomo non era preoccupato per l’esito di quella battaglia. Sapeva di non essere più solo. C’era lei, con la sua sconfinata Bellezza di Musa e questo gli bastava. L’uomo provò ad immaginare la loro giornata insieme. Avrebbe voluto danzare con la sua lei. Affondare nel suo abbraccio. Sentire il suo cuore di Donna battere regolare. Lui guardò fuori. Non c’era nessuno, lungo la via. Il silenzio era interrotto solo dal suono della stufa e dal ticchettio del suo computer. Si sorrise e sorrise alla sua Musa, raccolta, in posizione fetale, sotto alla sua coperta preferita. Lei, forse, stava sognando un nuovo mondo… Aveva trascorso una giornata ricca di riflessioni. “Ho scritto davvero tanto in questi ultimi anni” riflesse fra sé e sé. La sua creatività gli aveva tenuto compagnia nelle fasi più importanti dei suoi giorni, specie da quando aveva incontrato la sua Musa, che non si era mai stancata di ispirarlo. “Sei la compagna perfetta” bisbigliò, pensando a lei, davanti alla finestra della sua piccola cucina. Si mosse rapido nelle sue stanze. Era in asse. Non voleva essere turbato dalle notizie dal mondo, che non recavano mai un messaggio di speranza, annichilendo le più sane aspirazioni delle persone. Lui volava, col pensiero, verso lei, la fonte primaria delle sue fantasie, delle sue risate. Danzava in un modo buffo per lei, solo per poterla vedere ridere, divertita come una bambina. Si amavano a dispetto di ciò che stava avvenendo nel mondo, dove avanzava un’orda di segnali dissoni dediti alla distruzione della psiche degli individui. “Io non voglio perdere il mio regno di Bellezza” si ritrovò a pensare nel momento in cui stava borbottando il caffè. Si versò la magica bevanda. Bevve. Si accese una sigaretta. “Ho sempre scritto di una Nuova Era di Luce per tutti” concluse, nel suo ragionamento silenzioso. “Non ci può essere Nuova Era di Luce senza la Rivoluzione delle coscienze, che deve partire da oggi per propagarsi verso l’Infinito”. Era lucido, attento a tutti i segnali, che gli giungevano dall’esterno. Sapeva che lui e i suoi cari avrebbero dovuto difendere il proprio microcosmo dagli attacchi dei potenti. Respirò. Osservò la sua libreria, dove c’era il suo romanzo pubblicato anni prima. Si sorrise, conscio della difficoltà di portare alla luce un’opera che era stata tanto importante nella sua vita. Ricevette un messaggio scherzoso dalla sua compagna, che non mancava mai di farlo essere leggero, lui, che, per secoli, aveva portato il peso del mondo sulle spalle. L’incontro dei due era stato meraviglioso: lei aveva subito compreso che lui avesse bisogno di una possibilità, lui che quella bambina dolce meritasse profondo rispetto e stima. Da allora, non si erano mai separati ed avevano affrontato insieme le maree. Le tempeste. Il disordine che un mondo crudele seminava davanti ai loro passi. “Possi dire, senza essere smentito, che è stata una salita davvero difficile” pensò seriamente mentre osservava il piccolo sommaco in giardino, che aveva perso tutte le foglie. Continuò a elaborare pensieri, nel corso della sua giornata. Era in pace col mondo, che, troppo spesso, inquinava le coscienze delle persone, rendendole cieche. Non voleva un nuovo conflitto. Bramava solo essere lasciato con la sua Musa, per sempre. “Non potranno mentirci per tutto il tempo, la verità emergerà ed allora saremo tutti liberi” concluse, con un tono perentorio di quel flusso di pensieri che gli teneva compagnia da quando era ragazzo ribelle, in una città che non perdonava il talento. Uscì. Fece due passi. Tornò e bevve un sorso di caffè, che trovò buono. Le cose che lui faceva profumavano di bontà, era la sua nuova dimensione e lui l’amava. Era convinto che il tempo per il risveglio dell’Umanità fosse vicino. Non si può nascondere il Bene sotto ad una montagna di cose aberranti. Era convinto che la Nuova Era di Luce non fosse poi così distante. Era convinto che il Bene avrebbe trionfato sulle tenebre. Si sedette. Analizzò il flusso dei suoi pensieri. Erano puliti. La sua mente cristallina. Il suo corpo in rima plastica con la sua mente che danzava lieta sulle note di una canzone ascoltata in radio. Non aveva mai creduto al sistema. Non aveva mai avvertito la necessità di omologarsi. Non si era mai innamorato della chimera del capitale, che, per lui, era solo una somma di individui dediti alla distruzione. Si alzò. Fece un giro in casa. Suonò due note alla tastiera, regalo di suo padre. Controllò la posta elettronica. “Non c’è niente, per me, là fuori…” si sorprese a pensare, mentre osservava come la luce filtrava dalla finestra della cucina. La Nuova Era di Luce attendeva tutti i risvegliati. Le coscienze dormienti esistevano, come c’erano le persone che non avrebbero più creduto agli inganni dei potenti. Stavano vivendo nell’era dei grandi misfatti. Gli uomini dediti al male avevano legato le proprie forze ad un destino oscuro, che prevedeva la sottomissione del genere umano. Chi aveva avuto occhi per vedere si era opposto fermamente, attendendo che si manifestasse, grazie all’azione dei coraggiosi, una Nuova Era di Luce, che era, in primo luogo, una dimensione intrapsichica, per non ferire più il prossimo, l’alterità che incrociamo tutti i giorni. Era stato un mondo di Io, a scapito del Non-Io, dell’altro, usato solo come ricettacolo delle proprie manie di grandezza. Era stato un mondo buio. Anaffettivo. Schizoide. La Nuova Era di Luce avrebbe riportato al centro la questione “Psiche” e la relazione “Io – Tu”, costruttiva, bella, pulita. L’autore telefonò alla sua Musa, lei lo invitò a cena. L’uomo si fece la doccia felice, mentre ascoltava “L’Arte della fuga” di J. S. Bach…
Questo player utilizza i cookie in conformità con la nostra Informativa sui cookie. Potremmo raccogliere dati relativi all'utilizzo per scopi analitici. È necessario informare gli utenti a questo riguardo in ogni sito in cui viene integrato il player.
​Dentro e nella pelle. Dove dimori tu. Le immagini di te si affastellano regali. Con te non ho mai dovuto mentire. Mi sei entrata dentro con tatto. Hai rispettato il mio codice. Non volevi vendermi nulla. Desideravi stare con me. Ti sei stagliata contro un mondo alla rovescia. Tu, Musa, Ninfa, Amore. Hai sanato me ed il mio cosmo. Non ti sei spaventata. Mi hai reso felice. Sono accadute tante cose da allora, ma il nostro rapporto non ha vacillato, oltre le tempeste, aldilà dei dolori, nelle gioie che giungevano. Oggi sei Musa ispiratrice di un uomo che ti brama. Oggi sei libera. Oggi sei colei che viene dal mare. Non ho mai visto nulla di più bello del tuo sorriso. ¡Hola Amigos! “Intus et in cute” è un brano musicale sulla dimensione dell’interiorità, sulla vita intrapsichica del mondo interno, dell’anima di una persona. Il titolo è una formula latina che significa “Dentro e nella pelle”. Dentro è una realtà che forse oggi viene troppo spesso dimenticata ed irrisa. Sembra infatti che le persone che vivono l’esistenza nella propria interiorità siano oggetti sconosciuti al sistema. Sono quelli che lasciano entrare. Quelli che sanno amare. Quelli che si muovono con le coordinate del cuore. Ed è dentro che accadono le cose più belle, nella nostra vita. Vivo da 13 anni con una Donna meravigliosa, che mi accoglie nella sua dimensione interna. Sono entrato nel suo splendido giardino interno in punta di piedi, ho ascoltato, osservato e respirato la sua innata voglia di vivere, e l’ho amata subito. Nella pelle, nei sorrisi, nella stretta delle mani che si cercavano sempre. Negli abbracci caldi e nel desiderio di essere sempre presente nella vita dell’altro. “Dentro e nella pelle”, dunque, senza più la paura di essere ferito, di non essere compreso, di causare il male. Ci vuole coraggio per vivere dentro. È una dimensione caduta in disgrazia, con l’avvento dei reality show, dove tutto è spettacolo, anche i sentimenti, messi in vetrina per fare audience. Tuttavia, esiste un manipolo di persone, che muovendosi in direzione opposta a quella del sistema, amano ancora, lasciano fiorire i propri giardini interni e si prendono cura delle persone verso cui mostrano un interesse autentico. Non si può amare senza una dimensione intrapsichica. L’amore non è fuori. Non è regalargli un diamante. Non è compragli una villa. L’amore è una lenta costruzione grazie alla quale ci si prende cura dell’altro, non ci si spaventa delle ferite, che si decide di sanare con la presenza, l’ascolto, l’attenzione continua e la gioia di potersi finalmente dire “persone”. Ho scorto una Bellezza infinita negli occhi della mia Musa. Scrivo per lei da 13 anni. È lei che mi ispira. Vengo da molto lontano. Da un posto dove non era possibile star bene. Poi è arrivata lei che vive tutto dentro e nella pelle ed io mi sono salvato. Ci si salva nel rapporto, sempre. Ci si salva nella comprensione reciproca. Ci si salva nell’abbraccio. Quando troviamo qualcuno che non ci giudica, già iniziamo a respirare Bellezza. Purezza. Ossigeno. Sono prossimo ai 50 anni. Ci sono arrivato gustando ogni passo, sentendo ogni momento, respirando il profumo di una vita finalmente bella, come la volevo io. Ho vissuto tutto dentro. Tutto nella pelle. Tutto dando forma al mio mondo interno che meritava, fin da quando ero bambino, di venire rispettato. Ora non voglio più avere paura. La vita è breve. Un attimo prima sei adolescente, l’attimo dopo ti fai le analisi per vedere se hai i trigliceridi alti. È in questo battito d’ala di farfalla che è insita una grandiosità senza fine: quella di poter imparare ad essere belli. Sono soddisfatto della mia esistenza. Mi reputo un superstite. Voglio poter vedere i miei nipotini giocare liberi in un prato. Dentro e nella pelle, tuttavia, non è una dimensione per accogliere tutto ciò che avviene nel mondo. Occorre avere uno schermo, un filtro, col quale distanziarsi da quello che di brutto accade, perché altrimenti si sta male. Non possiamo ricevere le distorsioni, le cattiverie, le angherie che albergano nel mondo. È necessario tutelarsi, difendersi, per poi vivere dentro e nella pelle le sublimi passioni della vita, i sorrisi e le danze, i baci e le mani che si trovano, le parole che si fondono con quelle dell’altro a creare una sinfonia. Dentro e nella pelle, per sempre, dunque: il miglior modo di vivere l’amore e la creatività. Dentro, all’interno del giardino segreto e nella pelle, nelle membra, in quei tessuti che ci costituiscono. Ho vissuto sempre tutto nel mio mondo interno. Molte volte ho sofferto, perché lasciavo entrare eventi dolorosi. Poi ho imparato che non tutto deve essere lasciato entrare. Dentro e nella pelle è una dinamica che si deve vivere solo con ciò che ci fa stare bene, tutto il resto deve stare a distanza di sicurezza. Non deve nuocerci. Non deve prevalere. Ho incontrato la mia Donna e ho deciso di viverla dentro, nelle mie viscere e nella pelle, sotto, proteggendola dal mondo circostante. Se avete una persona che vi ama, custoditela nel vostro giardino segreto. Amatela. Difendetela. Siate lì, quando vacilla. Afferratela al volo, nel momento in cui sta per cadere. Ne sarete fieri. Sarete fieri di voi e del vostro agire. Non c’è gioia più grande, nella vita. Dentro e nella pelle, abbiate il coraggio di vivere le passioni e l’amore internamente. Non temete: c’è una grande ricompensa per chi lascia entrare la gioia in sé. Che voi amiate i vostri passi. Le parole che, scelte con cura, saprete dire al vostro Amore. I gesti di attenzione che seminerete lungo il vostro cammino. La vita ha il suo codice. Quando trovate qualcuno che, con onestà ed amore, sa leggervi, abbracciatelo. Sarà la missione più bella della vostra vita… ¡Buen viento, Marineros!
L’aspettava nudo sul letto, animato dallo spirito del gioco. Lei uscì dalla doccia, si asciugò e si mise una maglietta bianca di cotone. Afferrò il gingillo magico. Lo raggiunse e si mise sopra di lui, come una torre d’avorio. Lui la guardava negli occhi e sussurrava cose buffe, come un bambino divertito. Con la mano sinistra le accarezzò il fianco, scoprendo, con sua immensa gioia, che lei non aveva indossato le mutandine. “Ah, brutta Birichina! Sei senza il sotto!” esclamò. Lei rise allegra. Era splendida nella sua prorompente voglia di tenerezza e passione. Lui solcò il suo fianco, con la mano sinistra, sentì la consistenza della pelle, morbida e d’una tonalità eburnea, venendo catturato dalla brama di mangiarla. Lei lo fece suo. Sapeva come acciuffarlo. Si guardò il seno pensando: “Ho proprio delle gran belle tette!”. Lui chiuse gli occhi per un momento entrando nella dimensione dell’introspezione. Erano belli. Vivi. Erano due persone che si amavano davvero. Questa occasione capita una sola volta nella vita e loro ne erano coscienti. Si abbracciarono. Lui le accarezzò i seni rigogliosi, che profumavano di pane appena sfornato. Lei gli sorrise, leggiadra. I suoi lunghi capelli castani volteggiavano nell’aria. Fecero l’amore, superstiti di tante battaglie. Lei lo osservava attenta, mentre lui si perdeva nelle sensazioni piacevoli che provenivano dal suo corpo di uomo assetato dei baci della sua compagna. Non c’erano che loro, lì, in quella camera da letto. Si celebrava un rito antico e riservato: un atto di Bellezza sconfinata fra due persone che si desiderano. Non c’erano interferenze, lì dentro. Dentro, nei loro corpi. Sulle loro membra. Nelle loro bocche. C’era solo la promessa maestosa che gli amanti si rinnovano ogni giorno: donarsi gioia, attenzione e leggerezza. Lui la osservava, pensando che al mondo non vi potesse essere cosa più bella del suo sguardo magnetico. Lei lo cullava fra le sue braccia, come solo una donna consapevole può fare con il proprio uomo. Insieme erano splendidi. Audaci. Temerari. Essendo liberi di manifestare il proprio bambino interno, giocavano a rincorrersi, ritrovarsi ed abbracciarsi, baciandosi le mani, i capelli e gli occhi. Avevano conquistato la libertà di mostrarsi nudi. Lei era bella come una Ninfa. Lui, nell’ammirarla, era pura poesia. Si erano scelti. Avevano attraversato tante maree. Si erano riscoperti. Lui aveva imparato ad amare. Lei, nel prendersi cura amorevolmente del suo compagno, aveva ritrovato una forza interna che l’aveva salvata. Si erano curati vicendevolmente. Non c’era psicosi nei loro gesti. Lei gli appoggiò i piedi sul petto invitandolo al gioco. Lui le sorrise. Insieme erano forti. Felici. Di cosa dovevano aver paura due come loro? Comunicavano nella profondità dei pensieri più remoti. Erano in armonia. Avrebbero difeso il loro Amore da tutto. Attendevano che gli altri si risvegliassero per marciare lieti e pacifici verso la Rivoluzione delle coscienze, che li avrebbe condotti ad una Nuova Era di Luce. Per loro, ogni nuovo giorno era una possibilità. Dentro è la dimensione della Psiche. Dentro è la dimensione dell'Amore. Non si deve aver paura dell'interno. Dimorano lì le cose più preziose della vita.
Questo player utilizza i cookie in conformità con la nostra Informativa sui cookie. Potremmo raccogliere dati relativi all'utilizzo per scopi analitici. È necessario informare gli utenti a questo riguardo in ogni sito in cui viene integrato il player.
|
|