Origin Fu il 2021 e furono le ore 12:38 del 12 Maggio ed io scrissi una successione di quattro accordi, in Re diesis minore. Li provai e riprovai alla tastiera, fin quando non mi convinsi della loro bontà. L’Emilia era zona gialla, per le restrizioni dovute al Covid, dopo un periodo orrendo fra lockdown e limitazioni delle libertà personali. Io mi dedicavo al mio mondo, ma ero affranto per la situazione generale, e assai preoccupato. Ne derivava uno stato di apprensione, allerta, costante analisi dei rischi in cui ci si poteva imbattere semplicemente andando a fare la spesa, o facendo la fila alla posta. Siamo stati tutti vittime di un abuso. Di uno stupro collettivo. Di una pianificazione militare atta allo svuotamento delle menti e al completo lavaggio del cervello, l’ultimo, il definitivo. I più, infatti, hanno ceduto, condannati ad una vita senza più l’opportunità di rialzare la testa per proclamare all’Universo la fierezza dell’essere umani, divenendo quasi automi. Solo alcuni, (pochi), hanno resistito, mantenendo il retto sentire e l’armonia dell’unità corpo - anima - cervello. Quel giorno, mentre pulivo casa, mi venne in mente l’incipit di una Ballata di Chopin. Riflessi sulla bontà dell’accordo iniziale: una sesta napoletana. Mi dissi: «Anche io voglio scrivere una sesta napoletana che dia origine ad un nuovo brano». Interruppi quello che stavo facendo e mi misi davanti alla tastiera. Scelsi una tonalità e il relativo accordo di sesta napoletana. Le mie mani scivolarono sui tasti. Alla sesta napoletana aggiunsi un suono in dissonanza. Lo eseguii di nuovo. Lo approvai e corsi a scriverlo in una partitura vergine. Avevo davanti a me l’Incipit di ciò che sarebbe diventato «Origin - My lady’s Psyche - She signified herself - Her breast, portrait of an invisible», il brano musicale di cui tratto in questa sede. Continuai a cercare degli accordi, mi punse vaghezza di comporre 4 agglomerati accordali che avessero, nella voce del soprano, la stessa nota ribattuta, Re diesis. Provai le varie armonie. Alla fine, dopo una ricerca intensa, decisi che una successione di suoni facesse al caso mio. La scrissi in partitura. All’inizio, questo pezzo si intitolò «My Lady’s Breast». Lo rielaborai, a più riprese, per tre anni, fino a giungere ad una fisionomia che consideravo definitiva. Ma un giorno, recentemente, dopo essere tornato da Terni, dove ho vissuto giorni intensi con mio figlio, ho sentito l’esigenza di comporne una seconda parte, una nuova metà della composizione, che avesse una cifra stilistica simile alla prima unità. Ho rimaneggiato questo materiale acustico per ben tre anni, dacché credevo fortemente in esso. Alla definizione «My lady’s breast», presto si è aggiunta la dizione «Portrait of an invisible», «Ritratto di un invisibile». Sentivo che qualcosa stesse prendendo forma, sotto i miei polpastrelli. Avvertivo che una realtà mentale stesse divenendo qualità artistica, nella forma e nel contenuto. Stavo celebrando la nascita di qualcosa, l’origine. Quindi, è nato «Origin - My Lady’s Psyche - She signified herself - Her breast - Portrait of an invisible», e questo credo proprio che sarà il titolo conclusivo dell’opera. Ho trasposto la mia anima in musica, descrivendo il mio mondo, costituito da affetti, rapporti. Ho rappresentato la mia esistenza in segni d’Arte, con l’intento di dipingere un cosmo fatto di possibilità e ricerca, guarigione e libertà, capace di condurre alla tensione armonica verso una nuova Pace, per tutti gli uomini e tutte le donne. Ho disegnato la mia mente attraverso i suoni, con molta attenzione all’armonia che si veniva sviluppando sotto i miei occhi mentre analizzavo la partitura che, mano a mano, acquisiva una sua fisionomia autentica e libera. Sono stato in grado di riascoltare le varie melodie che si intrecciavano come in un tessuto, per trovare il mio Inno. È, insieme a «Distant Specter», il mio lavoro più elaborato. È tensione verso l’Infinito. È voglia di farcela. La mia Arte è sempre stata militante, dal 2008. Ora lo è persino di più. Essa combatte per una Nuova Era di Luce di là da venire, che è però prossima per coloro i quali la possono sperimentare in una dimensione intrapsichica odierna. «Motus in fine velocior», dicevano i latini, «Il moto, alla fine, è più veloce» e di cose nuove, nel mondo, ne stanno accadendo tante, con una rapidità tale che quello che non sarebbe potuto accadere negli ultimi 20 anni, sta succedendo ora in pochi giorni. Da 17 anni, io sto vivendo la mia storia d’Amore, con la Donna che mi ha risignificato: Marinella. Da 17 anni, scrivo parole e compongo musica. Io ho ricercato per tutta la mia esistenza una verità fondamentale sulla Psiche, il farsi sé di Jung, il divenire ciò che siamo, l’individuarci. Solo l’Amore mi ha permesso di darmi delle risposte significative. Solo l’Amore mi ha cullato. Solo l’Amore mi ha dato la possibilità di dichiararmi Uomo. Si vive nel rapporto che è la realtà imprescindibile del Genere umano. Io ho trovato il mio rapporto, la mia Persona e questa musica è per lei e reca un messaggio universale: l’Amore tutto può. Può sanare. Cicatrizzare. Fortificare. Guarire… L’amore è in grado di guarire dal male del mondo, che uccide senza pietà. L’amore è un passo andante. Una visione. È un tessuto d’archi sopra il quale si muovono i legni. L’amore è la vera sapienza. La grazia ineffabile di un sorriso di bambina giocosa. La tensione verso il vero. La pienezza dell’esistenza… Il suo incedere maestoso è un movimento sicuro, che non teme. L’amore non può aver paura di niente e di nessuno. Ho composto questi suoni in perfetta alleanza con il mio essere. Le manifestazioni acustiche che ne derivano sono le esatte trasposizioni di ciò che ho visto e sentito negli anni, rielaborando il mio concetto di mondo alla luce degli accadimenti. È l’origine del mio cosmo questa musica. Ho camminato. Ho scorto la Bellezza. Ne ho fatto, nel tempo, la mia guida… La mia Compagna, invece, è stata da subito la mia Musa ispiratrice ed è alzando lo sguardo che mi rivolgo sempre a lei, nel momento in cui desidero fare Arte. Sono un uomo molto fortunato. Questa composizione si avvale di una fusione di linguaggi. È viva e combatte. Nel pezzo, c’è una sezione sperimentale che si ripete tre volte nella seconda metà del brano. Si tratta di un esperimento: fondere suoni digitali con suoni orchestrali. A me è piaciuto molto il risultato complessivo, poi lascio all’ascoltatore la libertà di esprimersi come desidera, su questa parte del brano. La mia Compagna ora sta ascoltando questa composizione, «Origin», dacché è lei l’origine della vita che ho sempre desiderato fin da quando avevo 17 anni… Ora sono un uomo di 51 anni, e, dopo una lunga evoluzione, ho scoperto ciò che mi fa stare bene. Ora voglio essere un artista libero. Questa musica è per chi si è creato l’opportunità di ricercare il Bene. È per chi non si accontenta delle ricette del sistema. È per chi si è liberato e risvegliato dalla pianificazione militare delle menti che si è imposta durante il Covid ed è proseguita con la propaganda bellica. Ora la mia Compagna mi sta dicendo che questa composizione le sta piacendo davvero molto. «Bella questa cosa» mi dice, guardandomi negli occhi, in riferimento ad un passaggio in crescendo dell’orchestra… Io non so chiedere di più. Davvero. Sono felice piaccia a lei e che possa piacere alle poche persone che compongono il mio nucleo. Coda finale. L’ascolto è concluso. «È molto bella, ma molto!» esclama la mia Compagna dal suo divano, ora che l’ultima nota della Coda si è spenta in un silenzio carico, per noi, di immagini… «Questa non stufa mai, non ti richiede attenzione: lei va da sola, non so come dire, mi è piaciuta un sacchissimo. Bella, bella!». Questo è stato il giudizio finale di Marinella, la mia Compagna. Tanti anni fa, io ero solo. Ora vivo con lei, che ha risignificato tutti i miei segni vitali. Marinella è la mia persona, il tutto al quale mi rivolgo, per vedere la Bellezza dell’Universo attraverso i suoi occhi di ricercatrice del vero e del virtuoso. In questa opera, ci sono 37 strumenti reali, le cui linee si intrecciano per formare un unico Cantico. L’esperimento che ha previsto la fusione di elementi di musica elettronica con timbri orchestrali, secondo Marinella, è perfettamente riuscito. Sono lieto. Il labor limae su questo pezzo è proseguito incessantemente per 4 anni, a più riprese, con l’esito finale che ora voi Marinai del grande mare web potete ascoltare. Questa musica nasce dallo sforzo sovrumano di resistere alle angherie di un sistema psicotico che ci voleva tutti umiliati, derisi, e pazzi, con una propaganda tesa a uccidere le più alte e legittime aspirazioni dell’individuo. Chi non ha mollato, ha riscoperto il valore della Bellezza. Ero allegro quel giorno di Maggio 2021. Marinella poteva venire a trovarmi. Io potevo uscire. Ci hanno negato anche la libertà di fare 500 metri intorno a casa. Ci hanno ucciso pian piano. Ora è tempo di una De-programmazione dalla propaganda militare guerrafondaia. Ora possiamo essere liberi. Ora è il tempo di vivere una vita degna. Ora è il momento di insorgere. Questo pezzo è militante: combatte per la Nuova Era di Luce, in cui nessuno più si sentirà autorizzato a torcere un capello al suo prossimo. È tempo di gioire. Esultare. Giubilare. Noi siamo la grande tribù degli uomini e delle donne. Noi siamo l’Universo. Possiamo fiorire. Possiamo essere un Mandala policromatico. Possiamo.
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Siamo stati tutti testimoni della più grande manipolazione delle menti della Storia dell'uomo. Siamo stati tutti in grado di vedere, sebbene alcuni non abbiano voluto realizzare la portata dell'evento. Siamo stati tutti testimoni di come la malvagità del potere potesse ucciderci. Privarci del necessario. Metterci gli uni contro gli altri. Farci provare odio. Siamo stati tutti testimoni della bruttezza, della meschinità, della pochezza, ed è per questo che ora possiamo essere liberi... Buon 2025! Quest'anno si apre con una serie di aspettative, da parte di molti. Io ho trovato giorni fa questa splendida foto in un account Telegram e ho deciso di metterla nel mio desktop, così la osservo mentre lavoro. Il 14 Novembre 2024, in seguito ad una conversazione con un amico, ho inaugurato una composizione nuova, "Distant specter", "Spettro distante", dacché il mio interlocutore avanzava l'ipotesi che tutti noi, giunti alla soglia dei 50 anni, abbiamo almeno uno spettro distante, un pensiero lontano che ci assilla e affligge, nonostante non sia in grado, né per mole, né per intensità, di rovinarci l'umore. Un pensiero di sconfitta, un richiamo ancestrale che ci farebbe virare verso il nostro fallimento totale, ma che non è sempre presente, nell'arco della nostra giornata e non ha davvero un volume allarmante nello spazio della nostra Psiche. Ho conosciuto la disfatta. Ho conosciuto il fallimento. Ho conosciuto la disperazione, ma, muovendomi 17 anni fa, verso l'Amore che tutto risignifica, ho iniziato a vivere nell'armonia delle parti, in un sogno splendido fatto di possibilità, rivelazioni, slancio vitale e bellezza dell'Anima. Abbiamo tutti degli spettri distanti, l'importante è che non li facciamo diventare preponderanti, nell'area della nostra mente. Lo scambio di punti di vista, con qualcuno che ci ami, è sempre proficuo. Io ho i miei spettri distanti, ma ora sono un uomo e provo a vivere meglio che io possa. Questa composizione musicale, "Distant specter", è in linea con quanto ho sempre ricercato, nella mia esistenza e devo dire che ciò che ho scritto finora nel nuovo brano, in un'opera sonora in divenire, mi comunica forza e mi induce ad avere la volontà di scoprire se, oltre gli inganni di un mondo in severo scompenso, possa esistere altro, un modo diverso di affrontare le difficoltà, una nuova possibilità per il Genere umano, troppo spesso ingannato dai potenti. "Distant specter" sarà la mia opera per questo inizio di anno nuovo. Lascio a voi commenti e impressioni... Massimiliano Buon anno! Il mio anno è iniziato con una riflessione, la quale mi ha indotto a riprendere in mano un brano musicale di fine Novembre 2024 per estenderlo e modificarlo. Ne è nata una composizione nuova, per sua natura e intenzione. Ho mantenuto il titolo "Distant specter" dacché mi piace molto, definizione scaturita da una conversazione con un amico. Questo frammento ne rappresenta l'Incipit. Distant specter “Distant specter” è un brano sinfonico nato in me in seguito ad un incontro con un amico, il quale mi diceva che, dopo i 50 anni, tutti abbiamo degli spettri, dacché abbiamo conosciuto lutti, malattie di persone care, eventi dolorosi, nessuno escluso. Lui aggiungeva che i suoi spettri non occupano una posizione preponderante nella sua vita, ma sono remoti, come satelliti lontani. Da qui, il titolo del brano: “Spettro distante”. La composizione inizia con un forte dell’orchestra che, alla fine delle prima 20 battute sfocerà in un fortissimo nel “Tutti”. Ho seguito la rappresentazione di un cammino, che, da un punto A portasse l’ascoltatore ad un punto B. È un cammino. Un itinerario. Un sentiero che deve poter riuscire a condurre chi ascolta ad una coscienza. Una consapevolezza. Si può stare bene anche con degli spettri lontani. Non è giusto rinunciare alla propria vita per le paure. Il pezzo “Distant specter” è un viaggio. Il Tema A iniziale riprende più volte, con vigore. C’è uno spazio da conquistare. Una speranza da portare nel proprio cuore. Una missione. L’Umanità merita solo il meglio. Nel fortissimo c’è tutta la danza di un mondo nuovo che si affaccia al grande scenario della vita. Questa musica rappresenta un punto di massimo relativo nella mia produzione. Ho scritto davvero tanto, negli ultimi 16 anni e inizio a maneggiare le componenti del suono in modo autonomo ed originale. Lo spettro è lontano. Ruota intorno a noi con la forza dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, ma non deve impaurirci. Non deve essere dominante. Deve essere un nostro innocuo satellite, da ascoltare, di tanto in tanto, rispettare ed aiutare a diventare un pensiero buono. Mi ha fatto molto bene parlare con il mio caro amico. Mi ha suscitato il desiderio di rappresentare in suoni un concetto, dotato di affettività e carica emotiva. Tutti noi abbiamo spettri e nessuno di noi, a 50 anni, ha più la leggerezza dei vent’anni. Questa composizione sinfonica ha richiesto il meglio delle mie competenze. Sto crescendo con la mia musica. Sono la mia musica ed essa è me. C’è un coro, nel brano, che interviene in momenti salienti. Il Tema A iniziale si ripropone con assoluta puntualità, nel corso del fluire degli eventi sonori. Ci sono alternanze dinamiche, dai piano ai fortissimi, e crescendo che conducono ad un stato di gioia. C’è una idea fondamentale, nella composizione. Il tempo del brano è scandito dalla lancetta dei secondi dell’orologio: bpm 60. Volevo che tutto si svolgesse nel tempo, dacché è il corso del tempo che segna il nostro avvicinamento o allontanamento dall’oggetto “Spettro”. Tutto avviene nel tempo, che può operare prodigi, se, nel mentre, lo ascoltiamo e riordiniamo i nostri elementi interni, di modo da farli essere coscienti e non ignoti. Non occorre aver paura. Ascoltiamo i nostri pensieri. Rispettiamoli, visto che sono frutto di un vissuto. Occorre essere materni con i propri elementi interni. Dargli un nome. Condurre tutto verso un cosmo fatto di consapevolezza e ordine. Diversamente, nell’incoscienza del caos, i nostri pensieri potrebbero farci molto male. “Distant specter” è un inno alla ricerca. Alla sperimentazione, formale e nel contenuto. È uno specchio con cui mi guardo per poi vedere tutto il resto. Occorre dare un nome ai propri spettri, che, se lasciati nel ghiaccio dell’inverno di una esistenza, muovendosi nel disordine incontrastati, possono procurarci dolore e toglierci la gioia di vivere. In “Distant specter”, uso molti timbri di strumenti orchestrali. Sono soddisfatto. Il risultato finale ha superato le mie aspettative. Ci ho lavorato alacremente per 2 settimane. Il Tema A iniziale mi è venuto in mente un’ora dopo aver parlato con il mio amico, quando sono rimasto solo in casa e ho potuto cantare quello che mi è sgorgato dalla voce più intima che possiedo. Il Coro si inserisce sempre in momenti importanti. Ho prestato particolare attenzione alle dinamiche, dacché certe frasi andavano sottolineate con un bel forte ed altre invece appena sussurrate, e mi sono impegnato nel descrivere compiutamente le articolazioni, ossia il modo in cui i suoni vengono emessi. Lo spettro distante non ci deve fare paura. Dobbiamo sorridere. Dobbiamo amare. Dobbiamo stare bene, ce lo meritiamo. Come dicevo, ho composto con assoluta continuità negli ultimi 16 anni, per merito di una Musa che no si è mai stancata di amarmi, alla quale devo tutto. “Distant specter” è un invito. Guardarsi dentro è la più nobile delle missioni. Fuori, ci sono forze che intendono farci sprofondare nel disordine. Non cediamo alle loro malie. Resistiamo. Amiamoci! La Speranza non deve mancare mai. È un diritto inalienabile di ogni uomo. "Lo posso fare ancora" mi sono ripetuto oggi. "Lo posso fare" mi dico, esortandomi ogni giorno. Questa canzone verte intorno al concetto di "Speranza", per me, per i miei cari, per tutte le persone. Durante un freddo pomeriggio in montagna, le nuvole si spostavano lentamente. Noi ne avevamo una in terrazza, che si diffondeva, soffice come l’ovatta, all’interno dell’appartamento. Pochi giorni prima era stato l’anniversario della strage nazifascista di Sant’Anna di Stazzema, e, per l’ennesima volta, avevo avuto modo di riflettere sulle atrocità commesse dagli uomini malvagi di ogni epoca. Una pioggia carezzevole avvolgeva le cime dei monti tutt’intorno. Grigio il colore dominante, un manto continuo di gocce d’acqua trasportate nell’aria. La luce filtrava, ma sembrava sera. In quei momenti, pensai alla solennità della Libertà che dovrebbe essere riconosciuta ad ogni bambino nato. In quell’eccidio vennero barbaramente uccisi anche dei bambini, ed io mi trovai a rielaborare una verità: siamo tutti figli di Sant’Anna di Stazzema. Tutti possiamo essere crudelmente assassinati, per le nostre idee di libertà. Troppi uomini e troppe donne sono state massacrate per i loro ideali. Ne è scaturita una musica. La prima bozza la scrissi proprio in quel pomeriggio a contatto con le nuvole. Poi trovai una struttura, ritornando a casa dalla vacanza e la scrissi. Decisi che quello sarebbe stato il motore ritmico ed armonico dell’intero brano, che divenne subito, nella mia testa: “Figli di Sant’Anna di Stazzema”. Figli di una idea di Libertà, che nessun oppositore possa distruggere. Figli di una speranza che supera la morte e sia capace di muoversi nello spazio e nel tempo per descrivere ai cuori delle generazioni successive la propria idea di vittoria. Siamo tutti figli di Sant’Anna di Stazzema e di tutte le altre orrende stragi perpetuate dalle menti crudeli per impedire che l’uomo sia libero e cresca sano. Ho lavorato molto al brano, sviluppando sezioni in modo autonomo, per poi unirle al tutto. Sono soddisfatto. “Figli di Sant’Anna di Stazzema” è un pezzo orchestrale con coro finale di voci umane, che canta un breve testo sulla Libertà. C’è proprio chi non vuole che noi siamo liberi. C’è chi ci odia. C’è chi trama il male. A tutto ciò si risponde con uno sdegnoso: “Io non vi conosco!”. Nella composizione “Figli di Sant’Anna di Stazzema” c’è un dissidio, un combattimento prende piede fra le pieghe dei pentagrammi, e vede l’uomo e il bambino vincenti sulle forze maligne che intendono minare la gioia dell’essere un membro della tribù umana. Ho molto pensato, durante questa stesura. Il nazismo non è stato sconfitto, si è riprodotto e ora sta sferrando il suo attacco in ogni ambito della vita degli individui, con una propaganda davvero allucinante. “Figli di Sant’Anna di Stazzema” intende essere un inno. Le bombe non taciteranno l’opposizione di milioni di persone che vogliono la pace. Il male è sempre esistito. Ora usa sofisticate strategie per indurre in errore quante più persone sia possibile. “Figli di Sant’Anna di Stazzema” vuole essere questo: intende rimarcare una discendenza, quella che sgorga dalle vene dei bambini massacrati nell’eccidio nazista di tanti anni fa e si ricongiunge con la nostra attualità fatta di guerre che la maggior parte della popolazione mondiale non vuole. Ho usato tanti strumenti. Avevo bisogno di molti colori. Ho usato diverse figurazioni ritmiche: il passo solenne della Libertà si snoda in tanti momenti diversi di progressione più o meno preponderante. Ho ascoltato me stesso e steso le sfumature cromatiche sulla mia tela. Sono felice del risultato. Si può scrivere la Libertà. Si possono scrivere i diritti. Si può ancora scrivere che un bambino abbia diritto ad una esistenza degna. C’è ancora chi ritiene normale che un bambino muoia trucidato sotto le bombe. Io, a questo progetto criminale, mi oppongo con la forza di chi ha scelto la verità, che non è quella propinata tutti i giorni in tv. Questa musica è a strati. Strati sonori si avvicendano, creando una sensazione di spessore. È una composizione sul suono e i suoi agglomerati. È un inno alla vita. È un brano musicale sui colori, dal più intenso e profondo al più brillante. Sfumature cromatiche, dal più forte dolore alla più grande gioia, si susseguono libere, nella testa di chi ha concepito il materiale sonoro. C’è in ballo il destino dell’Umanità. O siamo tutti figli di Sant’Anna di Stazzema o siamo i nazisti. Non c’è altra soluzione. Il mondo si trova a combattere un’altra grande battaglia, per la Libertà. La giustizia. L’amore… Saremo tutti i nuovi nazisti? Ci sono forze malevole, che intendono ingannare i popoli. Ci sono pochi, contrapposti a molti. Ci sono i risvegliati, che hanno visto le cose in modo più nitido e non intendono tornare ad uno stato larvale di cecità… Questa musica crea una successione di strati sonori, determinati da un insieme sempre nuovo di agglomerati accordali. È una composizione sull’accordo, come ente vivo, nella scrittura. Ho molto pensato. Mi sento figlio di Sant’Anna di Stazzema, anche io, e, come quei bambini che volevano solo crescere, anche io ho in me la mia idea di Libertà, che non baratto con niente al mondo. È un mio imprescindibile diritto, che mi sono guadagnato con il sangue, le lacrime ed il sudore. Questa composizione combatte per un mondo nuovo e possibile. Amico e buono. Leale ed equo… I ritmi sono vari e si alternano con leggerezza ed intensità. Siamo ad uno spartiacque della Storia mondiale. C’è chi ama. Chi odia. Chi trama per ingannare, con bugie sempre più complesse e meschine. Questa composizione vuole essere luce nelle tenebre. Le menti malate sono sempre esistite. Oggi hanno tutto il potere che serve per condannare il Genere umano ad una schiavitù senza fine… Noi, però, abbiamo un grande potere: possiamo non farli entrare nelle nostre vite. “Figli di Sant’Anna di Stazzema” è un canto, su una moltitudine di accordi. La mia opera prosegue. Finché potrò, avrò sempre parole gentili per chi si è risvegliato. C’è bisogno di tatto. Empatia. Affetto sincero. La composizione è scaturita da una emozione, quella di sentirsi parte dell’Umanità che lotta per la propria Libertà. La stratificazione di questa composizione mi appare chiara. Un dato insieme di accordi forma uno strato sonoro, che è autonomo e brilla di luce propria, sebbene abbia un legame con il successivo. È una musica sull'amore e la sua vittoria. È un atto rivoluzionario, contro il male ovunque esso si possa manifestare. È una intima gioia di chi sa che il proprio messaggio d'amore non perirà, ma resterà come monito per le generazioni successive. Ho molto riflettuto su cosa sia il coraggio. Alla fine mi sono risposto: "Il coraggio è rimanere dalla parte della Giustizia contro ogni evidenza, quando tutti operano il male e tutto sembra andare in frantumi". Ecco, questo è il mio messaggio oggi, fatto di suoni che reputo belli nelle loro progressive stratificazioni. Questa composizione ha molte idee diverse, tutte fuse nello stesso crogiolo ed esse si propagano nell'aria con la medesima intensità e profondità. Strati sonori si avvicendano. Timbri diversi si fondono. Ritmi incalzanti si alternano a momenti meditativi, lenti, come il sorgere del Sole. Il mio pensiero musicale si è manifestato come una successione ampia di strati armonici. È la prima volta che questo dato mi appare chiaro, riflettendo mentre ascolto "Figli di Sant'Anna di Stazzema". C'era molto da dire: l'ho detto. C'erano riflessioni da fare e ho seguito il flusso. C'erano suoni da far nascere con l'arte maieutica e ci sono riuscito. Sono soddisfatto. Il mio percorso continua. Non saprei comporre in un altro modo. Sono lungo il mio sentiero. A cinquant'anni, mi sento libero di rivelare al mondo i miei percorsi interni in forma di codice musicale. Questo mondo ha il diritto alla Guarigione. La guarigione è sempre potente. Essa ci aspetta, ed è lì, un passo oltre le nostre paure. Ho composto questa musica, dacché avverto l'urgenza della Guarigione per il popolo umano. Non si può temporeggiare. Il sangue versato per l'idiozia è fin troppo. Noi dobbiamo muoverci verso la Sanità. La nostra salute mentale è in pericolo: appaiono mostri creati da mani che conoscono la vera natura dell'uomo e la traviano con tutti i mezzi possibili. Non solo ci vogliono infelici, ma anche psicotici. Questa è una battaglia intrapsichica, che si articola dentro di noi, nelle nostre teste, e sancirà un nuovo mondo, quale, ancora, non è dato saperlo. Vogliono un mondo di schiavi. Affranti, senza nobili aspirazioni dell'anima, piegati al volere dei potenti, senza la capacità di pensare ed analizzare. Per questo, serve la Guarigione. Il mondo deve guarire. Sono troppe, e troppo grandi le ferite. Occorre sanarle, in un rapporto dialogico con l’altro, dotato di intelligenza interpretativa. Dirigerci verso un mondo fatto di bontà e giustizia. Amore e comprensione. Capacità d'ascolto e rispetto. Gli uomini malvagi esistono e operano affinché il loro dominio sia totale. Sta a noi opporci, dentro alle nostre teste, evitando che le malie penetrino così profondamente in noi da non poterle più controllare. Il loro scopo è quello di inquinarci l'anima. Così, senza più la capacità di sognare cose belle, saremo tutti spacciati. Questa composizione è dedicata a tutti coloro che hanno scelto l'esilio volontario. Che non si sono piegati ai diktat. Che hanno ancora un sogno di Bellezza nel cuore. Il pezzo inizia con un frammento di musica a diagramma, con il quale ho trasformato la parola "Frastuono" in suoni, perché prima della Guarigione, c'è il Frastuono delle spinte distruttive di un essere umano, che possono ucciderlo, se non si interviene. Segue un combattimento. La Guarigione si affaccia nella vita dell'essere umano e gli fa vedere l'esilio dorato della scelta di non farsi più del male. Da quella posizione, l'individuo vedrà, sulla sommità di altre montagne, le altre persone che hanno scelto di non permettere più a nessuno di ledere il proprio retto sentire. Da quel momento storico, nella vita delle Persone, giunge la Vittoria, che, nel brano, ho rappresentato con una sezione in Sol maggiore. L'individuo inizia a prendere decisioni per la propria salute e Bellezza. Non cede alle menzogne. Non lascia più entrare il male. Muove verso una nuova dimensione: la pienezza. C'è la consolazione dolce di sapere quanto, finalmente, la propria vita abbia un senso profondo. C'è un coro di voci umane che inneggia all'esilio. Per salvare il mondo, bisogna prima salvare se stessi. L’unico obiettivo davvero incredibile da raggiungere è la possibilità di avere un flusso di pensiero cristallino. Nella musica c’è una battaglia, ma c’è anche molta consolazione. Alla fine, si corre il rischio di essere da soli o con le poche persone che amiamo, ma non possiamo farci niente. Molti cadranno nella spirale di un sistema assassino che intende minare le basi della vita umana. Molti crederanno alle bugie. Molti, in una condizione aberrante di non consapevolezza, si schiereranno dalla parte degli aguzzini. Il mondo è in guerra. Urge la Guarigione. C’è frastuono, che si diffonde catastrofico ovunque. C’è odio, che porta alla violenza. C’è, soprattutto, una guerra che i potenti hanno lanciato contro di noi, contro i nostri cervelli. Contro l’anima bella dell’uomo, che vuole volare come un’aquila. Questo pezzo è un Inno alla Guarigione. Chi ha visto, non può più far finta. Chi ha capito, non tornerà più indietro. Chi ha sentito, in sé, il richiamo alla Bellezza ed alla Pace, non può più credere vere le affermazioni del potente di turno, che inneggiano alle loro guerre. È una guerra intrapsichica, sì, quella che si sta celebrando dentro la nostra mente, fra il Bene, che sa attendere ed il Male, che, con tutte le sue sinuose forme di cattura dell’attenzione degli astanti, cerca di seminare proseliti. Siamo al bivio più importante della nostra vita: o seguire i malfattori, che si sono macchiati di ogni sorta di crimine, o scegliere una Rivoluzione pacifica che ci conduca ad un’Epoca di Pace e benessere, per tutti coloro che vorranno aderire. Questa composizione ha in sé una Vittoria, in Sol maggiore ed una consolazione. Non siamo noi quelli sbagliati. Siamo nati nell’epoca in cui il Capitale cerca la propria massima estensione, sebbene morente. Quindi non possiamo fallire. Loro parlano di “Fine della Storia”. Dunque, questo, per loro, è l’assetto ultimo e definitivo della Storia. Non possiamo permetterlo. Non è la fine della Storia, se neutralizziamo il loro veleno e ci incamminiamo verso la Luce. Sarà l’inizio di una nuova Storia, quella della definitiva consacrazione dell’Uomo come essere che sa comprendere ed amare…
La guarigione è tutto ciò verso cui dovremmo tendere. Negli ultimi 20 giorni mi sono chiesto molte cose, provando a comporre musica sulla Guarigione, della quale tutti necessitiamo. Ne è nato un pezzo che qui posto. È intitolato, appunto, “La guarigione”. Buon ascolto! |
AutoreSono un ricercatore del Sole. Mi impegno affinché i miei pensieri siano vibrazioni di guarigione per tutti. Il Mondo merita un canto sublime. Archivi
Gennaio 2025
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