Ecco il silenzio della montagna, l'introspezione, nel suono del vento incessante. La tempesta è passata e non può raggiungerci. Siamo finalmente in grado di amare. Siamo liberi. Siamo quello che eravamo chiamati ad essere da bambini e ci meritiamo il meglio. Ora, possiamo essere davvero felici. Ho spedito l’altro giorno il mio brano, “My lady’s breast - Portrait of an invisible”, ad un concorso di Composizione che inizierà ad Agosto 2023. Sono molto soddisfatto. Stamani sfogliavo la partitura trovandola espressiva, complessa, in una architettura di pensiero musicale che ho impiegato quindici anni a raggiungere, con l’esercizio quotidiano e la volontà di voler comunicare il mio mondo interno a chiunque volesse riceverlo. Si scrive per non morire. Si scrive per non dimenticarsi. Si scrive per raggiungere qualcuno che sappia custodire i nostri segreti. “My lady’s breast - Portrait of an invisible” ha un tono aulico ed elegiaco, è la celebrazione dell’amore di un uomo verso la propria Musa, fonte inestinguibile di sapienza. Ci sono tanti colori, al suo interno. Ho impiegato due anni a comporlo, dal primo lockdown ad oggi. L’ho rimaneggiato più e più volte, sempre con l’intenzione di rendere chiaro il mio mondo musicale. Al suo interno, ci sono note d’amore, per chi è sempre presente nella mia vita, una Donna che ha visto me prima che io vedessi la mia identità poter brillare fulgida nello spazio innanzi a noi. Questa composizione è puro sentimento, unito al calcolo del raziocinio che si deve ad una struttura matematica e geometrica come la musica. Questo pezzo è la dimensione conclusiva, quella struggente nostalgia che avverte un uomo lontano dalla propria Compagna, in una dimensione che la abbraccia e la adora, in quanto lui sa che non esiste al mondo una Persona migliore di lei. Mi sono interrogato, in questi anni, dall’avvento della Pandemia. Credo di poter dire di aver aperto gli occhi. Non sono in vendita. Non lo sono mai stato. Ho sempre cercato la bontà. Rapporti costruttivi. Sanità, ed ora contemplo la mia Musa, che tutto ha risignificato e tutto ha sanato, scacciando la tempesta del passato, che intendeva uccidermi. Questo brano è il climax della mia produzione artistica. Ne rappresenta, a pieno titolo, la vetta incontrastata. Ed in fondo, per me, non avrebbe potuto esserci cosa migliore del descrivere, con un codice musicale, ciò che io abbia provato in quel momento difficile che fu il lockdown. Siamo tutti in ricerca. Molti vivono già nella Nuova Era di Luce. Altri, invece, sono dormienti. “My lady’s breast - Portrait of an invisible” è per tutti. Spero di aver fatto bene, nel mio slancio di rappresentazione. Ho piena fiducia nella capacità d’analisi delle persone. Noi sappiamo di cosa necessitiamo. Noi siamo una splendida tribù. Noi siamo dei ricercatori. Io ho visto le cose in modo più nitido. Ho tradotto in suoni la mia meraviglia innanzi alla pulcritudine della mia Compagna. Ho codificato in vibrazioni acustiche un mio sentimento d’amore e riconoscenza. Mi sono anche commosso a tratti, durante questa gestazione. Ora mi trovo qui, dove il mio mondo è stato reso possibile dalla grazia infinita di una Persona che ha desiderato amarmi fin dal primo giorno, più di quindici anni fa. “My lady’s breast - Portrait of an invisible” è un canto, affidato, in certi momenti alla tromba solista. So di avercela messa tutta. Più di questo non avrei saputo fare. Ho sempre ricercato me stesso. Mi sono individuato. Ho creduto in quella percezione. L’ho coltivata e seguita. Sono diventato un uomo ed ora so. Conosco quello che non mi piace. Aborro la violenza di certi rapporti umani. Sto lontano dalle bugie. Non credo ad una sola parola dei potenti. Sogno una nuova epoca, fatta di equità e luce. Amore e slanci. Riconoscenza e sentimenti sani. Con questa musica, intendo trasmettere un segnale, che forse qualcuno riceverà, in qualche parte del mondo. Dopo la tempesta, io sono stato salvato da un profondo silenzio, nel quale potermi ricostruire e da una introspezione sincera, con cui non intendevo raccontarmi bugie. Il mio libro interno è stato letto da occhi intelligenti ed il mio giardino interno, finalmente, è potuto fiorire. Viviamo tutti un’epoca difficile, con tante incognite, ma non dobbiamo disperare, perché il lavoro su noi stessi ci condurrà a nuove rappresentazioni del nostro mondo, delle nostre istanze, di ciò di cui abbiamo davvero bisogno. Sono accadute tante cose, nel mio piccolo cosmo e nel mondo, a tutte la latitudini, ma una cosa io la so: insieme possiamo farcela. Non dobbiamo farci ingannare dalla disperazione, che non ha mai nulla di buono da dire. Non dobbiamo credere alle malie di un sistema che ci vuole affranti e rassegnati. Non dobbiamo arrenderci, mai. “My lady’s breast - Portrait of an invisible” è un inno alla vita. A quella vita che tutti noi meritiamo. Una esistenza fatta di Bellezza. Sanità. Giustizia. Io non voglio accettare che l’uomo venga sconfitto, perché se perdesse se stesso, non rimarrebbe nulla. Il vuoto totale. La disfatta conclusiva. Questa composizione vuole descrivere lo slancio di un uomo verso quella Donna che lo ha salvato…
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Il sistema è in crollo psicotico. La gente è disorientata. Urge una Rivoluzione delle coscienze, che ci conduca verso la Nuova Era di Luce. L’impero anglo-americano è definitivamente imploso su se stesso, lasciando una scia di paure ed angosce. Le persone vivono come possono. Fanno il loro meglio. Siamo tutti increduli. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare un grado così elevato di scissione mentale dei potenti. C’è bisogno di una vera ribellione globale. Qualcosa di mai visto, contro tutte le élite del mondo. Vogliono trascinarci nel baratro. L’abisso non è mai stato così vicino come ora. Dobbiamo risvegliarci. Dobbiamo muoverci. Dobbiamo insorgere. Ci stringiamo attorno alle persone che amiamo, dacché lì è sempre stata la risposta al nostro desiderio di sanità e pace. Cerchiamo di camminare sospesi lungo l’abisso per non perire. Ci troviamo in equilibrio sopra la devastazione e la povertà d’animo di gente al potere che non porterebbe un bicchiere d’acqua ad una persona morente. Molti hanno delegato il proprio pensiero al miglior offerente. Molti non si sono curati. Molti hanno lasciato decidere altri, che, in perfetta malafede, se ne sono approfittati. Resto a guardare, come ho fatto in questi ultimi quindici anni, da quando conobbi la mia Compagna. Questo mondo si salva solamente uniti. Tutti uniti, contro la tirannide sanguinaria. Io, la mia parte di mondo, l’ho salvata. Ho salvato me stesso dalla confusione, mi sono risvegliato, in questi ultimi tre anni di Pandemia, posso far in modo che mio figlio si rapporti con un padre che vuole solo cose belle. Non credo ad un rigo di quello che scrivono i giornalisti. Non più. Quello basato sulla Pandemia è stato un risveglio brutale. Ci hanno tolto tutto. Avrebbero voluto toglierci anche la speranza, per ridurci ad uno stato larvale di servi sciocchi dei potenti. Purtroppo molti si sono perduti. Tanti, troppi, hanno creduto alla narrazione ufficiale. Chi non ci ha creduto è ora ai margini della società e non può più rientrare nella comunità. La loro opera di ghettizzazione è stata magistrale. Però esiste una possibilità che loro non contemplano: tutti possiamo unirci. Tutti possiamo dire basta. Tutti possiamo rinascere. Sta a noi. Ce lo meritiamo un mondo migliore, equo e sano. Gli storici stabiliranno come sia stato possibile che il mondo intero si sia fatto sedurre da individui malati. Violenti. Subdoli. C’è un mondo da rifondare, dalle fondamenta. Un nuovo modo di stare insieme è quantomai necessario, conditio sine qua non. I tre anni di Pandemia sono stati una centrifuga ed hanno lasciato molti in una condizione mentale grave, di cui nessuno si occupa, perché i governanti sono intenti a portare a compimento il loro progetto assassino. Nell’Aprile 2019 pubblicai il mio primo romanzo, “Musa – Pensieri di un artista”, nel quale analizzavo cosa rendesse odioso questo sistema di potere. Di lì a poco la Pandemia, durante la quale io ho visto confermati alcuni miei punti saldi, mentre se ne aggiungevano altri. È stato tutto studiato a tavolino. È stato tutto maledettamente determinato sin nei più insignificanti dettagli. È il colpo di coda di una creatura morente che ha deciso di portare con sé quante più persone possibili in uno schianto letale col terreno. Loro vogliono un mondo unipolare. Stanno morendo, ma lo vogliono. Non intendono concedere spazio a un mondo di popoli felici. Nessuno può determinare come una Persona possa raggiungere la gioia. Non ci sono regole, schemi. Nessuna autorità imposta dall’alto. Siamo tutti in cammino. Stiamo tutti cercando noi stessi, in una continuità di soluzioni che tendono all’infinito. Vogliono toglierci la gioia di essere umani. Io seguo tutto da lontano. Il mio piccolo regno dimora altrove. Non sono figlio di questo tempo. Non appartengo a questa società malata. Ho impiegato tutta la mia vita per potermi dire sereno, ora non tollero che qualcuno entri in casa mia e mi dica cosa io debba fare. In questo frangente, è necessaria la calma. Sangue freddo. Capacità d’analisi. Troppe persone sono cadute nell’ipnosi collettiva della Pandemia e ora non capiscono più nulla. Il progetto di dividere in due la società è perfettamente riuscito. Ora loro sono sicuri di poter governare un popolo di pecore per l’eternità, dacché, per loro, questa è la fine della storia, l’assetto definitivo del nuovo ordine mondiale. Hanno preparato proprio un bel mondo, glielo regalo. Sono fuori da qualsiasi competizione. Agonismo. Lotta. L’unica battaglia che voglio affrontare è quella per una Nuova Era di Luce, che sia il contrario di ciò che vediamo adesso per le strade delle nostre città. Sono curioso. Voglio vedere dove condurrà questo delirio. Non si può lasciare questo mondo nelle mani di quattro sociopatici. Vanno rinchiusi. Ogni giorno si rinchiudono persone per molto meno. Meriterebbero la galera, tutti. Oggi affido al grande padre delle acque il frutto di due anni di lavoro: “My lady’s breast - Portrait of an invisible”, nato durante il lockdown, quando non potevo vedere la mia Compagna. È trascorso tanto tempo e, nella mia vita, sono cambiate tante cose. Sopra ogni cosa, ora vedo, mentre prima il mio visus era ottenebrato da una serie di impedimenti. Già, ora io non mi fido più di nessuno. Credo solo nella bontà degli atti della mia Compagna e di mio figlio. Questo pezzo scaturisce dall’analisi di un agglomerato accordale di Chopin, in una sua Ballata e muove i primi passi come successione di 4 accordi per pianoforte, successivamente trasformati in tessuto per archi. Ha un tono a tratti elegiaco, che trasmette nostalgia della persona amata, ma è denso di sentimenti e pensieri retti dalla speranza incrollabile di un ricongiungimento. Questo pezzo lo presenterò ad un Concorso per Compositori, in Agosto. Sono fiero del mio operato. Sono grato alla vita, dacché ho, accanto a me, una Persona speciale. Ognuno dovrebbe avere un seno amorevole che sia la sua casa. Ognuno dovrebbe avere la chance di diventare una Persona, dopo essere stato invisibile agli occhi del sistema, che non ha mai voluto il bene delle persone. Dobbiamo ribellarci. È un imperativo categorico che non dovremmo disattendere. Oggi la Pandemia, che ha causato malattia mentale, è finita, ma le responsabilità dei governanti sono ancora lì e si reclama, in modo sano, giustizia. Questo brano è stato scritto con attenzione, dedizione, è il mio canto d’amore verso la Persona che mi ha risignificato, donandomi gioia purissima e pace. Alla fine, l’Umanità è sempre stata in cammino, fra rovinose cadute e trionfi sublimi, ce la faremo anche questa volta, ma occorre la buona volontà dei più, per una ricostruzione adeguata della società, che oggi versa in condizioni gravissime, come un moribondo. La composizione è pregna di emozioni, date da 15 anni di vita insieme a Colei che sa e vuole star bene. Io ne sono il cantore, con i mie mezzi. La mia capacità di visione e di analisi di quegli strati interni della vita che, se non ascoltati, rimangono irrisolti a vita, cagionando lutti infernali, mi ha condotto ad affermare che questo Occidente sia quantomai malato, essendo necessaria una cura carica di intelligenza interpretativa e densa di pathos. In Occidente ci hanno fatto tutti ammalare: la Pandemia è stata solo il colpo finale. Spesso mi interrogo su quale possa essere la soluzione. Io credo che ognuno di noi abbia diritto ad un amore sano. Una Compagna, un compagno che ci faccia amare la nostra esistenza, non voglia snaturarci e ci aiuti a dirigerci verso la nostra migliore Identità. Vedo dolore, in giro. Confusione. Smarrimento. È l’amore la risposta. L’amore che tutto interpreta, con rigore, e tutto sana, comprese le ferite più brutte. Io ero un invisibile e sono diventato la Persona della mia Compagna, quella con cui lei ha deciso di vivere. Il potere non ama. Non ha mai amato. Il potere soggioga. Tradisce. Fa leva sui rapporti di forza, ma non ama. Dobbiamo tutelarci. Io ho scelto di non aderire a questo disegno criminale 15 anni fa, quando ho conosciuto Colei che sarebbe diventata la mia Musa. Ora ho il diritto di vivere. Ho il diritto di far bene. Ho il diritto di amare. Questa composizione è sinfonica e trasmette una speranza: tutti noi possiamo costruire un regno di Bellezza che ci indichi la via. Il sentiero è conosciuto fin dall’antichità e sussurra ai cuori degli uomini, narrando la storia dell’Individuo che non può essere ridotto a servo dei potenti. Questo pezzo vuole comunicare amore ed ha, al suo interno, tanti colori diversi. È un racconto. Lo stupore di chi, dopo una lunga tempesta, viene accolto da mani amorevoli, che lo curano, lo nutrono e vigilano su di lui. Io mi sento un uomo molto fortunato. Finalmente, posso decidere cosa fare di buono nella mia vita, per chi e come. Questa composizione è un inno alla Bellezza, senza la quale non saprei dove sarei stato. Desidero dire che la vita ci offre innumerevoli possibilità, una volta abbandonata la strada delle vie tossiche e le persone distruttive. Io non voglio tornare indietro. Anche io desidero che la mia vita sia Bellezza, e credo proprio di averne diritto. Sono trascorsi quindici anni da quando incontrai per la prima volta colei che sarebbe diventata la mia Musa. Questa è stata, fino ad ora, l’epoca della mia vita più significativa, in assoluto. Sono tante le immagini di noi due insieme, in tanti luoghi diversi, dalla montagna al mare, con stati d’animo che muovevano dalla pace alla gioia, nella crescente consapevolezza di quanto noi avessimo il dovere di difenderci da ciò che non ci appartenesse. Troppe le cose, nella vita odierna, che tendono a minare la nostra serenità, come le insidie di un mondo che si è palesato sempre più crudele. Ho scritto molto, in questi quindici anni. Nel 2021 iniziai a comporre “My lady’s breast - Portrait of an invisible”, una musica sinfonica, che ora spedirò ad un Concorso di Composizione. Ho lavorato a più riprese a questo pezzo e sono soddisfatto del risultato, perché il brano è studiato in ogni minimo dettaglio, con attenzione e dedizione. È stata un’impresa comporlo, da quando, in pieno lockdown, scrissi i primi quattro accordi per archi, dopo aver riflettuto sulla bellezza di un agglomerato accordale di Chopin. Ora desidero che questa musica prenda il volo e lasci il suo nido. “My lady’s breast - Portrait of an invisible” è un canto d’amore, elegiaco a tratti nei toni ma pieno di speranza. V’è la nostalgia di un uomo che ama la propria donna e non la può raggiungere per colpa di regole di uno stato barbaro. È un individuo che inneggia al seno della propria amata come casa della sua vita. Scrigno. Dimora dell’anima, attraverso cui diventare una splendida farfalla. Ho pensato molto, in questi ultimi 3 anni, da quando è iniziata la pandemia e sono giunto alla conclusione che sia mio dovere tutelare le persone a me care, dacché non c’è, nella mia vita, missione più nobile. Il pezzo mi comunica tante sensazioni, è aulico e contiene una serie di pensieri in musica, che l’ascoltatore sarà libero di riconoscere. Probabilmente, questo è il brano musicale dal quale emerge fiera la mia identità di ricercatore del vero e del virtuoso. Il seno della Musa è un simbolo: rappresenta l’approdo certo dopo la tempesta, perché tutti ne abbiamo vissuto una che abbiamo lasciato alle spalle per rinascere più belli e creativi. Fuori, un mondo, destinato all’estinzione, furoreggia, si odono le cannonate, ma il desiderio di voler giocare da parte di un bambino resta intatto. Ho scritto di tante questioni, la più importante mi sembra la centralità della Psiche, il rispetto che le si deve, la lunga marcia per arrivare ad aiutare i fiori più belli del giardino che, a causa della ferocia di un sistema assassino, si ammalano e rischiano di morire. Sono un uomo fortunato poiché, dopo la tempesta, mi è stata data l’opportunità di abbracciare una Donna meravigliosa, che ha deciso di non lasciarmi mai. Questa musica è per lei. Tutti dovremmo avere una Musa. Tutti dovremmo camminare nel solco della creatività, rifiutando, con sdegno, tutto ciò che non è umano e uccide. Ho quasi 50 anni. Ho il diritto di vivere come voglio, in letizia, cercando tutte le occasioni tali da innalzare la mia Persona per rendermi un essere umano che sa bene quanto esista solo un grande bene superiore: l’equilibrio e l’armonia della vita psichica. Viviamo governati da scissi, individui molto pericolosi, ma non possiamo lasciare a loro la decisione di stabilire cosa sia giusto per l’Umanità. “My lady’s breast - Portrait of an invisible” è una poesia in suoni, con cui un uomo destinato ad essere invisibile, grazie all’amore della propria Donna, è divenuto una Persona. Grande Risveglio L’altro giorno, mentre lavavo i piatti, ho ascoltato l’intervista ad un filosofo contemporaneo, il quale sosteneva, con determinazione, l’urgenza di un Risveglio collettivo, che io ho inteso come sommatoria dei risvegli personali di ciascuno e basato sulla volontà popolare di far cambiare rotta al mondo, che porterebbe il pianeta verso la Pace e la Prosperità. Avevo un bicchiere in mano e, risciacquandolo, ho pensato quelle parole all’interno del mio mondo, cercando di dar loro un posto, una ubicazione, creando uno spazio che potesse accoglierle, in vista delle cose importanti da fare per cercare di salvare questa società alla deriva, che valuta seriamente, come opzione, la guerra nucleare. “Grande Risveglio” mi sono sorpreso a sussurrare, mentre concludevo l’operazione casalinga di mettere i piatti ad asciugare. Quelle parole non mi erano affatto estranee. Le sentivo vicine. Prossime. Sapevo che avrebbero potuto far parte della mia giornata alla ricerca di qualcosa di buono da intravedere, in questo marasma, che, iniziato con la pandemia, e, se vogliamo molto prima, come abili analisti hanno più volte sottolineato nel decennio 2010 - 2020, è proseguito con la guerra in Ucraina, grazie alla quale scaltri manipolatori hanno continuato imperterriti a traviare le menti delle Persone, molte delle quali rischiano di perdersi per sempre, per consacrarsi ad una forma che di umano non ha più niente. Il filosofo parlava di tenebre. Molti le conoscono ed esse non portano mai a niente di buono, dacché l’uomo necessita di luce. Ho ascoltato tutta l’intervista, continuando a riflettere sul contenuto spiegato dallo studioso, mentre mi preparavo il caffè. Sono giunto alla fine, abbracciando completamente l’esposizione dei temi, nella forma e nel contenuto. Sono stato contento, perché mi sono detto: “Allora vedi Massimiliano che non sei lontano dalla verità?”. Ho bevuto il caffè, soddisfatto, mentre l’intervistatore salutava il filosofo. “Grande Risveglio” si stava configurando come una definizione che mi avrebbe tenuto compagnia, per le ore successive e forse per giorni. Mi sono preso il mio tempo per assaporare quei due termini buoni sui quali volevo poter dire la mia. D’improvviso, una intuizione: scrivere in Mi minore un Incipit per Archi. Avevo in mente le prime note, le avrei scritte, per ascoltare il sound complessivo dell’accordo. “Grande Risveglio” era già un titolo. Allora, come operare? Dunque, partitura vergine, Mi minore, 4/4, Andantino, Archi, Titolo: “Grande Risveglio”. Primo step: la forma entro la quale muoversi. Mi minore è una tonalità dalla quale, nell’ultimo periodo, torno, di tanto in tanto, perché vedo bene le armonie da sviluppare. 4/4, con il giusto respiro ritmico. Andantino, perché il risveglio non è né lento, né veloce, ma procede con passo sicuro. Archi, perché quando uno si risveglia da una lunga ipnosi collettiva che ha cagionato isteria, si muove con note lunghe per tornare alla coscienza di sé, tutto il suo essere si trasforma, dalle frequenze gravi a quelle acute, proprio come si può esprimere con un’orchestra d’archi. Ho bisogno di credere che qualcosa di meraviglioso possa accadere, manifestarsi, avvolgerci in un afflato lirico di Bellezza. Noi meritiamo il meglio. Noi possiamo essere uno splendore. Noi possiamo vivere bene in armonia con tutti. Siamo governati da un manipolo di putridi individui, che, come sosteneva lo studioso, non hanno più neanche la natura di esseri umani, visto che sono privi di luce e tramano nelle tenebre. Il passo fondamentale, che è anche il primo, è iniziare a dire: “No!”. Un sacro No. Non vogliamo un mondo di guerre. Non vogliamo l’odio. Non vogliamo distruggere. Sicuramente molti studiosi hanno indagato su come le masse si lascino guidare sempre da omicidi. Io, invece, ancora me lo chiedo, poi vedo bambini giocare nel parco dell’asilo qui vicino e sorrido, perché so che il mondo ha ancora speranza. Per oggi non lavorerò al brano ancora. Sento il desiderio di riflettere, dacché alcune parole, come alcuni suoni vanno fatti decantare nel proprio alambicco. Io resto fiducioso. Io voglio sperare, perché senza speranza si vive davvero male. Voglio augurare a me e a tutte le persone che conosco di vivere sempre nella dimensione del Grande Risveglio e di tenere alta l’attenzione. Voglio ringraziare tutti quelli che visitano il mio sito, perché è grazie a loro che mi rendo conto della bontà del mio operato, quindi grazie… Questo pezzo nasce da un pensiero mio, che si è fuso con un'emozione, generati dall'ascolto dell'esposizione di tematiche essenziali analizzate da un filosofo dei nostri tempi, il quale contrappone, con lucida forza, al Great Reset di Davos, il Grande Risveglio dell'Umanità, grazie al quale avremo, finalmente, la Libertà, dono da difendere strenuamente dagli attacchi dei malvagi che vogliono il Genere umano sottomesso. "Grande Risveglio" mi è parso subito un bel titolo per una musica, che, fin dall'inizio, nella mia testa, era orchestrale. Dopo aver scritto i primi 4 accordi per archi, ho avuto la sensazione di qualcosa di maestoso, che provenisse da quelle note e ciò mi ha molto incoraggiato. Più componevo e maggiore era la percezione che quella musica dovesse avere un ruolo preciso nella mia produzione. Sono 4 anni che scrivo una Sceneggiatura, tratta liberamente dal mio romanzo, "Musa - Pensieri di un artista", di cui sto curando anche la colonna sonora, e, fino all'altro giorno, mi mancava una musica a commento di una scena fondamentale, che ho trovato nella composizione di cui sto scrivendo. Se una cosa bella accade ad un uomo, perché non può succedere a tutti? Cosa lo impedisce? Io credo nella potenzialità delle Persone, vedo e ascolto molti che non vogliono finire male e desiderano vivere in una armonia tale che le cose brutte sembreranno solo un ricordo sbiadito, monito acché il trionfo della malvagità non si ripeta più. Se un essere umano impazzisce di dolore, ciò implica che tutti, superato il punto di non ritorno, possano sprofondare nella psicosi più nera e, allo stesso modo, se una Persona raggiunge un sano equilibrio, è appagata, si difende bene dalle negatività, e sente di essere intimamente felice, questo percorso verso la gioia è alla portata di tutti, io ci credo. Non subito, ma nel processo di scrittura di questo pezzo, ho individuato questa cellula ritmica: e ho costruito il tessuto musicale di conseguenza. Questo brano mi piace molto: profuma di Libertà. Io desidero ardentemente un grande Risveglio dell'Umanità. Ne abbiamo tutti bisogno, come dell'acqua, delle biblioteche e delle sale da concerto, come il pane, il Sole, la speranza. Non devono vincere gli uomini senza luce. Non può vincere il male. Non possiamo soffrire in eterno. Vorrei risvegliarmi domattina in un mondo libero dal dolore. Di fronte a tanta Bellezza, perché avvelenarsi con le menzogne? Perché distruggere? Perché ammalarsi? È stata una serata magica, quella lì, davanti al Duomo di Spoleto, in Umbria. Ero con la mia Compagna, e respiravamo aria sottile. Questo mondo può ancora essere salvato. Noi ci possiamo riuscire. Ce lo meritiamo... Questa composizione rappresenta il mio Amore per la mia Compagna, e per l'Umanità, dacché lei mi ha insegnato ad amare. Senza di lei, non so quale piega avrebbe preso la mia vita. Ora io posso cantare... My lady’s breast - Portrait of an invisible Ho molto pensato alla natura di questa composizione, “My lady’s breast – Portrait of an invisible”, dacché ho cercato di comprenderla appieno per afferrare cosa fosse in sé, quale essenza le appartenesse ed alla fine ho ritenuto che essa fosse una lunga lettera d’amore, mai spedita e creata nella mia mente, dopo averla trasformata in musica, maturata fra le pieghe di un duro lockdown, il primo, quello del 2020, dal quale risultarono tante considerazioni, figlie della consapevolezza di non poter incontrare la mia Compagna per lungo tempo, quando i giorni, senza di lei, sembravano interminabili e la telefonata serale, ascoltando la sua voce, si era configurata come un appuntamento irrinunciabile. Questa musica per più strumenti nasce dal desiderio di star bene, che era, all’epoca delle forti restrizioni, imposte dal governo, una sorta di chimera, visto che eravamo tutti tristi, ognuno per i propri motivi e sapevamo già di vivere in una condizione assurda, fuori da ogni logica, attraverso la quale chi ci comandava stava instaurando il regime del Terrore. Ora, dalle intercettazioni dei giudici, emerge chiaramente che i nostri governanti volevano che noi provassimo paura, una sensazione di perdita ed angoscia che, secondo i loro piani, doveva durare per lungo tempo. Questo pezzo è nato alla tastiera, dopo aver ricordato il mio Chopin, e deciso di usare una sua stessa struttura armonica. Ora la musica è completa, dopo rimaneggiamenti durati quasi tre anni. Ho deciso di portarla ad un concorso di Composizione, dacché necessito di un confronto. Secondo me, è molto bella. Questa musica è l’incontro con l’altro. È un abbraccio armonioso. È il respiro che si fonde con quello della persona amata. Ho lavorato molto a questo pezzo. Al suo interno, ci sono tutte le mie sintesi progressive e la speranza che un giorno non troppo lontano il mondo possa fondarsi sull’Amore, che tutto risignifica. Eravamo soli, nel primo lockdown, troppo soli. Ci ancoravamo ad una telefonata, ad una breve chiacchierata con il vicino di casa. Un sorriso di un bambino ci scaldava il cuore, ma abbiamo patito e non poco. Il pezzo è sinfonico, è pensato per orchestra. È nato con una successione di quattro accordi, eseguiti per la prima volta alla tastiera e da lì ha acquisito una fisionomia tutta sua, improntata alla tensione verso il luogo ameno dello scambio vivo con la persona che si desiderava, in uno slancio titanico che superasse le distanze fisiche e ci donasse l’armonia dello stare insieme con amore, grazie alla bellezza di come si percepisce l’altro e alla totalizzante visione dell’essere umano, compreso ed amato in tutta la sua portata di vettore di poesia. È diventato il pezzo sul quale io abbia lavorato più alacremente, senza paura o tensioni, ma prendendomi tutto il tempo per mettere a fuoco le sensazioni ed i pensieri che, a mano a mano, stavano prendendo forma nel mio Io, in uno stato di consapevolezza sempre più significativo, che mi ha condotto ad aprire gli occhi su molte questioni, maturando la volontà di non poter più tornare indietro, dacché la regressione è sempre pericolosa. Ora i ricordi degli ultimi tre anni si sono sbiaditi, ma la percezione del male resta. Siamo stati tutti vittime della truffa più colossale della Storia dell’uomo. Ogni tanto qualcuno rende pubblico uno stralcio di intervista di un tale personaggio da cui si evince che eravamo schiavi nelle mani sanguinarie di operatori del male che, ad oggi, sono ancora a piede libero e che, probabilmente, non verranno mai processati per crimini contro l’Umanità. Questa composizione si rifiuta di accettare un mondo psicotico destinato al suicidio e canta l’Amore per la Donna che tutto ha risignificato, nella mia vita e che è la radice di ogni salvezza. Quando vissuta nell’ambito di un rapporto sano e creativo, l’alterità, oltre ad essere foriera di grande energia, è la nostra ancora. Eravamo soli, sì. Soli ed affranti, preoccupati e nessuno ci infondeva coraggio, anzi, alla Tv solo immagini di morte e desolazione e grandi discorsi sulla bontà dell’isolamento. Una regia ben pianificata aveva bisogno del nostro sangue e della nostra paura. Quanto dolore inutile… Mi sono svegliato: non avevo più uno Stato, una comunità, amici e familiari. Ero solo. Solo insieme alla mia Compagna. Eravamo esuli. Superstiti di una carneficina. Questo mondo non ha imparato e non vuole apprendere. La gente si fa guidare da personaggi psicotici, che la manderebbero a morire al fronte senza pensarci due volte. Questo pezzo vuole combattere tutte le psicosi dei potenti. Si dovrebbe ripartire dal silenzio. Dall’ascolto dell’altro. Dal pronunciare solo parole vere. Io combatto ogni giorno, non facendo entrare in casa mia i media internazionali che seminano terrore, perché la loro strategia, collaudata durante il lockdown e tutti i periodi di restrizione successivi, non ha allentato la presa. Ci vogliono servi della gleba. Privati di tutto, non avremo la forza di insorgere. Io, invece, voglio mantenermi integro, sebbene molteplici forze ci vogliano persi, violenti, illogici. Il loro è il progetto di un mondo scisso come scissa è la loro struttura di personalità. A tutto ciò io mi oppongo, finché avrò fiato in corpo. Io voglio scrivere. Narrare una storia di vittoria di un uomo che si è salvato grazie all’amore e che crede che il suo percorso non sia per una persona sola, ma per tutti coloro che vogliano seguirlo. Il mondo, semplicemente, è nelle nostre mani, come è sempre stato. Sta a noi creare una nuova comunità. Questa composizione inizia con un tono elegiaco, un mezzo piano introduce l’ambiente sonoro con il quale l’autore intende rappresentare il suo inno d’amore alla donna desiderata, la cui presenza è imprescindibile per lui. Ci sono molti colori, nel brano, tutti con una loro precipua intenzione musicale. Tuttavia, questo canto non è disperato, dacché coltiva la speranza che, un giorno vicino, le due persone protagoniste della storia possano rivedersi e riabbracciarsi. Non capivo, all’inizio. Non riuscivo a comprendere. Ora, invece, so. So per quale motivo ci hanno chiuso in casa. Ora afferro il motivo per il quale c’era quell’aria di morte e desolazione e noi tutti nascosti in casa come topi. Ora riesco a percepire quale fosse il clima di odio e mistificazione che intendessero instaurare, con grande successo, devo ammettere. Sono riusciti a farlo. La piena realizzazione del loro progetto è sotto gli occhi di tutti, dispiegando una enorme potenza di fuoco, contro i popoli di una certa parte del mondo. Il pezzo comincia con una struggente nostalgia, determinata dalla consapevolezza di quanto l’altro sia bello e vitale, ricco e poetico. È l’uomo, nella sua nudità, che acclama colei che, nel rapporto sano e creativo, lo ha salvato dalle fauci di un mondo dissoluto ed osceno. Gli strumenti si intrecciano. La descrizione dell’attimo in cui i due si ricongiungeranno si fa sempre più vivida, attenta, generata da un ordine psichico che vede il protagonista capace di mantenere la stazione eretta di fronte alle insidie di un sistema barbaro che vuole gli esseri umani incapaci di alte prospettive, schiavi e perdenti. La musica si diffonde nell’aria. C’è una complessità dell’individuo che va analizzata e ricercata. C’è un enorme bisogno di intelligenza interpretativa. Di occhi che si cercano. Di un abbraccio che significhi: “Sei al sicuro, qui!”. Tutto, intorno a loro, è morte, violenza e dissociazione, mentre, nel loro abbraccio, che fonde due identità che si sono scelte, c’è poesia, slancio e vita. Un mondo malato ha costretto i sani alla chiusura. Un assolo di tromba si erge sinuoso sopra uno strato sonoro, e, coraggioso, canta la sua melodia, che è pura tensione verso quel futuro nel quale le persone si incontreranno con gioia e non avranno più paura di niente. Un corno segue le armonie. L’intenzione dell’autore è quella di rappresentare un cosmo fatto di intelligenza, logica degli affetti e profondo rispetto per tutte le manifestazioni di creatività umana, che sono in ogni dove e fanno così tanta paura ai potenti. Loro non ci vogliono liberi. Non ci vogliono felici. Realizzati. Loro sognano per noi un futuro da servi, ma l’Umanità non potrà mai esserlo, da qui l’esigenza di una lotta di liberazione senza pari nella Storia del genere umano. C’è molta dolcezza, nel pezzo. C’è la consapevolezza dell’abbraccio salvifico. C’è la determinazione a non rassegnarsi ad un sistema di potere iniquo e disumano. C’è forza. Un ottavino traccia una piccola serie di note, c’è aria di lotta, nella dinamica del forte. I violoncelli si muovono aulici nel proprio registro grave, perché l’amore è sontuoso. Un pianoforte crea una modulazione, dopo l’esposizione del Tema A. C’è vigore, nel rifiuto di un artista contro un mondo dedito alla distruzione di qualsiasi forma di intelligenza. Non so dove sarei stato, nel primo lockdown, senza la mia Compagna. Forse mi sarei rassegnato. Il sistema proponeva le sue chimere. Le sue voci mostruose. Le sue interpretazioni figlie di una percezione alterata delle cose, malata, abnorme. Presto compresi che eravamo stati lasciati soli al nostro destino, perché ai nostri politici non interessava che fine facessimo ed il loro obiettivo era solo quello di demolirci. Non siamo fuori dal trauma. Dopo, è arrivata la guerra e una nuova serie di bugie, atte al proseguimento di quello stato bellico che era stato instaurato durante la pandemia. Il pezzo vuole ribellarsi a questo stato di cose. Non è un caso che sia stato scritto in tre anni. Dovevo comprendere. “My lady’s breast – Portrait of an invisible” è un atto rivoluzionario. In fondo non c’è cosa più bella del vedere fiorire una vita. Se qualcuno qui si sta chiedendo se mai saremo compresi da questi signori del male, la mia risposta è che nessuno di loro muoverà un dito per noi. Siamo soli, ma possiamo unirci. Allora saremo tanti. Una marea. Un popolo. Questo pezzo mi ha impegnato per 3 anni. Ora lo spedirò ad un Concorso. La sua indole è militante. È il pezzo su cui ho lavorato di più, tanti i rimaneggiamenti, tante le riflessioni sopra i suoni. Alla fine, posso dire di essere davvero soddisfatto, dacché esso rappresenta il mio modo di vedere l’Amore verso il genere umano, la mia Compagna e tutti i bambini. Il tono elegiaco dell’Incipit si ripropone altre volte, nel corso della composizione e crea una atmosfera capace di comunicare quella sensazione di nostalgia che si avverte quando l’oggetto del desiderio è lontano. Come erano lontani i giochi al parco per i bambini, quando venne loro impedito di andare a giocare. Come erano lontani gli abbracci di un nonno ai propri nipoti, perché c’era il divieto di potersi vedere. Come erano lontani i baci di una ragazza al proprio fidanzato perché vivevano in due città diverse e quindi non era loro permesso di incontrarsi. Sono davvero stufo dell’idiozia. Della cialtroneria. Della dissociazione. Voglio un mondo normale. Un’arpa crea arpeggi, lasciando risuonare il proprio timbro nell’ambito dell’orchestra. I timpani accompagnano le armonie degli archi, scandendo il ritmo. Il pezzo lo trovo molto bello. Ho riflettuto davvero molto sulle armonie, sui ritmi, su tutto quello che dovesse rappresentare un elemento del costrutto compositivo e sono davvero soddisfatto. Questo pezzo merita di andare ad un Concorso di Composizione, se non altro perché almeno avrò un riscontro. C’è un intero mondo da rifondare, su basi nuove, con una consapevolezza autentica che ci conduca alla possibilità di essere felici davvero, lontano da ogni forma di distorsione del pensiero, che genera malattia. Non dobbiamo abbassare la guardia e, resistendo, acquisiremo l’esatta dimensione di esseri umani sani. I clarinetti si producono in accordi forti. È il vigore delle persone che non possono più accettare l’idea di venire calpestate. È l’amore per se stessi. È il rifiuto del male. Il tono elegiaco della musica è presente ovunque, scaccia la paura dell’abbandono ed afferma la certezza del nuovo incontro di due persone che si amano davvero e sanno prendersi cura l’uno dell’altra. Io non ho mai temuto, da quando ho incontrato 15 anni fa la mia Compagna. Sapevo, fin dal primo momento, che lei ci sarebbe stata, per me. È quella sorta di consapevolezza che l’innamorato coltiva, basata sul reale amore che sente. Questa composizione intende essere la descrizione di una certezza: l’abbraccio di chi ci ama non ci abbandonerà, neanche nei momenti peggiori e, durante il lockdown, di frangenti pericolosi, ce ne sono stati diversi, come quando hanno proclamato a spron battuto l’arrivo della soluzione, che invece si è rivelata essere parte del problema, la più letale. Hanno mentito. Hanno insabbiato. Hanno ferito ed ucciso. Ora, chi si è svegliato, non potrà mai più credere alla loro ipnosi. La composizione verte intorno alla possibilità che l’incontro fra due persone che si sono scelte sia sempre più bello, più creativo, più sano. In questo senso, l’opera è profondamente psicoanalitica e genera e descrive l’opportunità che siano gli uomini e le donne a determinare il proprio destino, non potenti forze sovranazionali con scopi distruttivi. Il pezzo si inserisce perfettamente, per forma e contenuto, nelle linee programmatiche della Nuova Era di Luce, dacché dipinge un essere umano fieramente in piedi dinnanzi alle storture di un mondo assassino e di una normalità dietro la quale si celano le patologie più sanguinarie. Io vorrei una cosa molto semplice: che si potesse tutti vivere sereni, nonostante i problemi che via via si possono manifestare. Questa musica ne è la prova. Tutti hanno il diritto di autodeterminarsi. Trovare la propria strada. Scoprire la propria identità. Conoscere. Amare. Avere un progetto. “My lady’s breast – Portrait of an invisible” è la risultante di ogni mio sforzo per dire di essere un uomo. Un figlio. Un padre. Un compagno. Oggi sarebbe stato il compleanno di mio padre ed a lui dedico questo mio pensiero. Non mi è mai interessato giudicare nessuno, ma il modo in cui ci hanno trattato dal primo lockdown ad ora, in fase di guerra, è osceno. Loro continueranno a comportarsi da psicotici. Sta a noi separarcene e vivere bene. Non deve passare il loro messaggio d’odio e discriminazione. Non devono vincere. L’Umanità, come ho sempre detto, merita di cantare il suo Inno più bello sul tetto del mondo, con cui rendere lode al Creato e ringraziare per una vita che è sempre in grado di donarci emozioni di pura bellezza. Con questo pezzo, nella mia mente dedicato a Colei che mi ha risignificato, descrivo la nostalgia che porterà il protagonista a riabbracciare la propria Donna, con la certezza che ciò accada, senza la paura, il terrore che il ricongiungimento non abbia mai luogo. Sono accadute molte cose, da quel Maggio 2020, ma la direzione complessiva del corso della Storia umana non è cambiata. I governanti, a tutte le latitudini, stanno continuando ad attuare il loro piano di sterminio dell’Intelligenza. Della Bellezza. Della vitalità. Sta a noi non permettergli di continuare. Io sono fiducioso, anche se vedo la gente annaspare. La confusione regna sovrana e con essa prolifera la dissociazione. Se si mette in salvo il proprio nucleo si è già fatto molto. Tuttavia, sperare in un domani migliore per tutti non solo è lecito, ma doveroso. Confido nella capacità del lettore di accettare il mio punto di vista su molte questioni e giudicare buono un contenuto che è alla portata di tutti e descrive l’opportunità che l’Umanità sia lieta, un giorno non troppo lontano… La composizione “My lady’s breast – Portrait of an invisible” vuole essere cibo buono per la mente. Abbiamo tutti un disperato bisogno di bontà, dopo anni duri e una guerra che, nelle intenzioni dei governanti, deve sancire un nuovo livello di dominio delle menti. Negli ultimi giorni, all’Incipit, ho aggiunto una tromba solista. L’operazione è stata delicata e mi ha assorbito. Il risultato mi è apparso ottimale. Questo Incipit si regge sulle armonie degli archi, ma necessitava di una melodia. Forse un giorno, prima di Agosto, quando spedirò il pezzo al Concorso di Composizione, riprenderò in mano tutta la composizione, ma ora sento di doverla liberare. Ho affrontato il processo compositivo a più riprese, in questi tre anni, e devo dire che in diversi momenti ho ritenuto il brano concluso, poi avveniva qualcosa, dentro e fuori di me, che mi portava a riprenderlo in mano per modificarlo, ricrearlo, cesellarlo. Ora la musica è completa. Non necessita di altro, né a livello stilistico, né testuale. La partitura la considero brillante. È ricca. Reca i segni della Nuova Era di Luce. Descrive l’attimo della rivelazione dei propri Sé interni buoni, in relazione con l’altro, come il primo sorso d’acqua dopo aver attraversato il deserto. Vorrei qui ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile questa scrittura, una ad una. Ringrazio la vita cui sono grato e le persone che mi hanno nel loro cuore. Un giorno saremo fieri di aver combattuto per la gioia della nostra comunità. Per i bambini. Per una madre che ci sorriderà davanti ad un buon caffè. Il tempo delle imposizioni assurde dei governanti deve finire. Dobbiamo riprenderci la nostra felicità. Questa musica nasce da una serie di riflessioni sull’oggi, la direzione verso cui stiamo andando e la necessità della cura, che è alla portata di tutti, nessuno escluso. Il brano è un inno alla Persona che mi ha risignificato: la mia Compagna, che si chiama Marinella. Tutti dovremmo porre dei limiti all’azione nefasta di avvenimenti o persone, nei confronti del nostro piccolo mondo, per ricercare il centro della nostra identità, affrancarci da uno stadio di dolore e perdita e diventare creature di Luce. Nel titolo, c’è la definizione di Bion “funzione alfa”, che è necessaria per lo sviluppo armonico della propria struttura sana di essere umano finalmente capace di amare in modo costruttivo. Infine, sempre nel titolo, c’è il canto di Marinella, l’ultima sezione della musica, con carattere tribale. Questo pezzo mi rappresenta molto, narra l’opportunità che ho avuto di ricercare un sentiero tutto mio. È la descrizione dei miei propositi, di quello che studio e leggo per migliorare la mia condizione di individuo pensante e senziente. C’è bisogno di limiti, per stare bene, dacché non si può permettere al mondo, con le proprie strazianti dissonanze di penetrare nel nostro sacro cosmo e profanare ciò che abbiamo di più bello. Fatto questo, molte cose si mettono a posto da sole. La funzione alfa permette l’elaborazione dei pensieri e assicura uno sviluppo integro dell’individuo, preservandolo dalla sofferenza. Io rifletto spesso. Leggo notizie per le quali sento la necessità di un approfondimento. Studio. Mi tengo aggiornato e mai come ora sento di poter dire che questo mondo necessiti di una cura della Psiche. Saremmo tutti migliori dopo la terapia e smetteremmo di farci la guerra, garantendo a noi ed alle giovani generazioni la vita su un pianeta meraviglioso popolato da gente che ha smesso di permettere ai propri conflitti interni di rovinare sempre tutto. Cosa c’è di più bello? C’è un limite da non oltrepassare. La funzione alfa è la ricerca e tutti possiamo raggiungerla, invece di distruggere. L’ultima sezione del brano è il canto di Marinella, con il quale io la ringrazio di tutte le cose belle che ogni giorno lei mi dona. L’Umanità ha sempre camminato. Ora è il momento di unirsi e marciare compatti. I governanti del mondo hanno superato ogni limite, impedendo alla gente di poter stare bene e vivere felice, in serenità e in quella prosperità che è un diritto di ognuno e la cifra di una comunità. C’è estremo bisogno di guarigione e senza la funzione alfa di Bion essa non si manifesterà mai. Il canto di Marinella, l’ultima parte di questa musica, è la mia risposta. È ciò che desidero. È quello che ho compreso sulla soglia dei cinquant’anni, e questa istanza di benessere, che ci porterebbe alla salute e alla pace non può che nascere da una intima esigenza della singola persona, stanca di meccanismi perversi e stufa della distruttività insita in gesti insani che mirano all’instaurazione del caos. Con questo brano musicale intendo parlare di cura, come fosse un dialogo fra due attori: me e la gente che lo ascolta. La funzione alfa è un approdo. Felice, lieto, sereno e maturo, che dona consapevolezza, certezze solide e voglia di vivere. La parte conclusiva del canto di Marinella è invece amore puro, quello che sono in grado di sentire adesso, forte come non mai, dalla genesi di questo rapporto, 15 anni fa. Si sono superati tanti limiti, negli ultimi anni. Si è fatto scempio dell’intelligenza delle persone. Le si sono umiliate e segregate. Si è instaurato il Ministero del terrore globale. Siamo tutti nel trauma, ancora. Sono troppe le cose errate decise dai governanti. Ci hanno fatto precipitare nell’abisso. I primi che manderei in cura sono proprio loro, i potenti del mondo, mai vista una classe politica più distruttiva, una categoria psichiatrica a se stante come ha detto tempo fa Vittorino Andreoli. C’è una urgenza di bellezza. Chiarezza. Linearità nella logica. Basta con chi opera il male. La cura esiste ed è in grado di far star bene tutti, occorre soltanto seguirla con umiltà, fiducia e si manifesta con il Tu dialogico carico di intelligenza analitica ed emotiva. Ci sarà il canto di mille donne sane in giro per la città, a modellare una bella melodia nell’aria di primavera, che attrarrà i bambini e delizierà gli anziani. Ci sarà la canzone degli uomini che hanno dismesso le armi, per cercare il sublime incanto della pace. Io ci credo, tu?
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I do not like myself. That’ it
Questo lavoro nasce dall’ascolto di scampoli di intervista a uno dei più grandi pianisti di tutte le epoche: Sviatoslav Richter, che, dopo aver risposto a diverse domande, con un filo di voce roca, ormai anziano, sussurra, guardando oltre la telecamera: “I do not like myself. That’s it”, per rimanere affranto ad osservare un punto non meglio precisato nello spazio. C’era quasi una forma di disperazione nei suoi occhi, come se il grande artista si condannasse per aver fallito. “Non mi piaccio. Questo è tutto” ha sentenziato il grande maestro, allora mi sono chiesto: “Come mai un genio assoluto del pianoforte non si piace?”. Ho riflettuto un po’ e mi sono convinto del fatto che Richter non si piacesse in quanto ricercatore ineguagliabile della perfezione, che, per i suoi parametri di valutazione, gli si spostava ad ogni esecuzione un po’ più in là, divenendo irraggiungibile, mentre egli disegnava architetture di suono sempre più mirabili. Ho pensato che “I do not like myself. That’s it” fosse un buon titolo e così mi sono messo all’opera. Richter ha lasciato una meravigliosa eredità e fa parte di quella ristretta schiera di persone che hanno spostato il limite dell’Umanità un po’ più in là, ma il fatto che, ormai anziano, abbia detto di non piacersi mi ha davvero colpito. È stato davvero un grande maestro, un dominatore assoluto della materia suono. È nato così il primo brano della raccolta: “I do not like myself. That’s it”, che ha un carattere intimo, intenso. Poi, una mattina, qui nella piccola casa con uno studiolo in miniatura, è nata “Almost blue”, poi “Body of my woman – Little dance” e, per ultima, “Different worlds”. Questo è un lavoro intriso di riflessioni sul senso dell’arte, della vita e dei rapporti umani, dacché, dopo tutti questi anni di evoluzione umana, crescita, consapevolezza crescente, io mi sento ancora un diverso, nel senso che so che mi troverò d’accordo con una sempre più esigua schiera di persone e ciò non mi rattrista, ma mi interroga, lasciandomi sentire di non essere allineato con alcun gruppo maggioritario di individui, affrontando l’esistenza insieme a quel minuto gruppo di cuori cui voglio bene, per i quali mi batto e che difendo. Sono disposto a procedere in questa direzione di pace e Bellezza anche da solo, ove fosse necessario, insieme alla mia famiglia. A me piacerebbe andare d’accordo con le persone, ma, inevitabilmente, prima o poi, queste fanno qualcosa da cui io debba prendere le distanze per tutelare il mio mondo. È sempre capitato così, sembra una legge dell’Universo. Mi vorrei sentire parte di un insieme, ma non ci riesco, sono una unità. Non accetto definizioni, se non quelle che mi sono dato io. Non rientro in nessuna categoria. Cerco di essere meno influenzabile possibile. A molte persone io non piaccio. A me molte persone non piacciono. Alcuni sono tornati nella mia vita, li ho riaccolti con entusiasmo, nel giro di poco tempo hanno smarrito il senso della novità e hanno ricominciato a veicolare gli stessi messaggi che ci avevano allontanato in precedenza. Un pessimo investimento. Io, delle persone, posso dire soltanto che ci siamo allontanati e oso immaginare che non sia io quello che abbia trasmesso un messaggio di separazione. È sbagliata l’epoca? Forse. Sono sbagliati i momenti? Forse anche quelli. Non credo nella poesia dell’amicizia che rimane negli anni. Se non la nutri, come l’amore, essa muore. Se non hai novità edificanti, essa muore. Se non c’è investimento affettivo e reciprocità, essa, nel tempo, comincerà a tendere allo 0, e morirà. Vivo una storia d’amore con la donna che mi ha risignificato, a cui dono tutti i miei segni. Ho un figlio che cresce sano e una madre che merita di vivere serena la sua vecchiaia. Fuori da questo nucleo, non mi sento di pensare a qualcuno come amico e non credo nemmeno che qualcuno che si affacci nella mia vita possa meritare un posto nella mia psiche, perché, inevitabilmente, ci si ferisce, si lede l’alterità e la diversità, allora meglio essere dei solitari, che non è poi così male. Questo lavoro è una summa di riflessioni in musica. Ho molto pensato. Mi sono concesso il mio tempo, per ascoltarmi. Ho scavato in me, per cercare di capire se fossi io quello sbagliato, quello per cui dire: “Non mi piaccio. Questo è tutto”. Probabilmente è così che va la vita e la colpa non è di nessuno, ma a me non piace questo modo di rapportarsi con l’altro. Posso dire che lo stato in cui versa la società non mi piace? Ho trovato, lungo il mio sentiero, persone meravigliose, ma sono troppi quelli per i quali i rapporti sono diseguali, in cui vi sia un attore che prende molto e dona poco, ognuno affetto da una particolare patologia, di cui forse egli stesso non è cosciente. Io, invece, sono diventato cosciente di ciò che non funzionava nei miei comportamenti e percorsi mentali e oggi mi merito di essere rispettato ed amato, e se non posso raggiungere questo stato di grazia, allora resterò solo, in riva al mare ad osservare questo mondo occidentale crollare per far spazio ad una sublime Nuova Era di Luce. La libertà di esprimersi, con ironia, leggerezza, tatto. Il desiderio di far star bene l’altro. La delicatezza, con la quale, ascoltando le testimonianze dell’amico, ti immergi nel suo mondo con l’intento di portargli armonia, per quanto ti è possibile. Se non avessi avuto la mia Compagna, non so proprio come avrei fatto negli ultimi tre anni di pandemia. Tutta questa scissione, tutto questo odio, tutta questa volontà sadica di uccidere le legittime aspirazioni delle persone, per instaurare un regime di terrore. “Piovono psicofarmaci” diceva Antonio Albanese nei panni del Ministero del Terrore e qui, gli psicofarmaci, sono piovuti, ma, secondo me, li hanno presi gli innocenti. Gli altri sono ancora tutti a piede libero, con la possibilità di rovinare la costruzione di una società equa e sana. Quanta indifferenza… Quanta stoltezza… Quanto odio immotivato… Io, durante la pandemia, non ho odiato nessuno, ma sono stato trattato da diverso. In fondo, non sarebbe così difficile volersi bene, accettare l’altrui diversità e costruire insieme. Io sono convinto che l’Umanità intraprenderà un sentiero verso la Bellezza, lo scrivo da anni e i solitari come me si ritroveranno insieme a tanti simili che non hanno mai mollato. Sarà un grande giorno. Un giorno di Luce. “Body of my woman – Little dance” è un brano sull’amore, che da pensiero e sentimento diventa contatto fisico e vuole essere una danza lenta ed armoniosa, fatta di slanci, polpastrelli ed occhi che vedono finalmente nell’integrità dell’anima della persona desiderata. Non ci sono più paure. L’incontro è totalizzante. La voglia di riuscire ad essere felici insieme diventa finalmente una possibilità concreta. Nulla è precluso a chi si ama davvero. Le persone che si scelgono per la vita sperimentano una dimensione di Bellezza qui sulla Terra, ora. “Almost blue” è un pezzo sul colore blu. È intimo, essenziale, appassionato. Ci sono armonie di archi cui ho destinato un messaggio di speranza. Questa raccolta segna un nuovo obiettivo, per me, quello di esprimermi compiutamente in una terra ancora quasi disabitata, la landa della Psiche risvegliata. “I do not like myself. That’s it” è un omaggio a Richter, al suo dubbio amletico nella fase conclusiva della sua esistenza, a quel suo sapersi guardare in profondità per mettere a nudo la propria persona senza veli. C’è una voce di violoncello che si muove misteriosa. “Different worlds” è invece una rappresentazione della realtà dei mondi umani diversi. Io ho verificato che ci sono persone davvero molto distanti da me, con le quali sarebbe quasi impossibile prendere un caffè insieme. Questi pensieri mi hanno animato durante la stesura di questi pezzi. Sono i pensieri di un rivoluzionario solitario, che non si è mai sentito libero di identificarsi con gli insiemi di persone che si andavano formando. È l’inno al cosmo che sono in grado di sostenere oggi, nel 2023. È la mia chance e voglio giocarmela bene. È la possibilità che ci si ritrovi in pace. Armonia delle parti. Equità. |
AutoreIn questa era di menzogne, proiettate su scala mondiale, sono necessarie parole autentiche. Questo è il mo messaggio al mondo per una rivoluzione pacifica che ci conduca ad una Nuova Era di Luce. Archivi
Luglio 2023
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