Negli ultimi tre anni, la gente è stata vittima del più grande lavaggio del cervello della Storia. Nessuno, fra noi, avrebbe potuto intuire la portata degli accadimenti che si stavano profilando all’inizio del 2019. Eravamo tutti ignari, e ciascuno di noi ha provato a non finire nelle fauci della tragedia più oscura. I problemi ci sono sempre stati, io ricordo di aver tentato di analizzarli più volte, ma quella, che si prospettava allora, era una situazione di una gravità inaudita. Annunciarono l’arrivo di un virus potenzialmente letale, per tutto il mondo, dopo aver dichiarato che non avrebbe riguardato tutto il mondo. Si chiusero negozi. Ristoranti. Bar. Rimanemmo increduli a chiederci come fosse possibile. Il mondo non era più un posto sicuro, sebbene, in estrema sintesi, non lo fosse mai stato. La Tv tamburellava, sulle nostre menti, con informazioni sul COVID, la nuova malattia mortale. Eravamo tutti disorientati. Provvedimenti di Stato disgregarono le famiglie. Io fui costretto a non vedere la mia fidanzata per mesi. Era tutto insensato. L’unica cosa che mi teneva in equilibrio era quello che ci veniva ripetuto fino allo sfinimento e cioè che tutto si sarebbe risolto e saremmo tornati ad abbracciare presto i nostri familiari più cari. Non è andata così: quella era la descrizione della nuova normalità, quella post COVID sarebbe stata di sicuro diversa da quella cui eravamo abituati noi e così facendo ci hanno fatto scivolare in un abisso, senza più la possibilità di tornare indietro. Abbiamo resistito. Poi sono arrivati i vaccini, acclamati, in pompa magna, come si osannano i salvatori della patria. Ed anche quello fu un grosso inganno, quello centrale della narrazione. Stiamo vivendo nell’era della menzogna globale, nell’era della coincidenza degli opposti, nell’epoca della schizofrenia degli Stati, che ora sono passati dal COVID alla guerra, loro vecchia ed intramontabile passione. Un gruppo sparuto di menti perverse guida il mondo. Non c’è da aspettarsi nulla di buono da questi signori. Possiamo solo portare i nostri sorrisi in piazza. Le nostre bandiere. Il nostro calore umano, che LorSignori non conoscono più. Negli ultimi tre anni, le persone sono state messe a dura prova, sotto tutti i punti di vista, tuttavia ce n’è uno molto poco affrontato dalla Televisione: quello psicologico. Non è stato facile perdere il lavoro. Discutere con i propri familiari per le scelte sanitarie. Perdere, magari, la propria Compagna, per motivi economici o di tenuta di coppia. Tutto questo ha ucciso la Psiche. Non è vero che ne siamo usciti migliori. Ne siamo usciti con le ossa rotte, in una spirale senza soluzione di continuità di traumi che si sono innestati l’uno sull’altro. Non è vero che sarebbe andato tutto bene. È andato tutto male. Sembra che sia quasi vietato sorridere. Io ho avuto Lei, che tutto risignifica e non so davvero come avrei fatto senza il di lei amore. Non è andato tutto bene, come descrivevano i disegni appesi sui balconi e noi non siamo migliori. Un odio insano si è impossessato di molti, i quali erano già avvezzi a partorire idee di morte e distruzione. Non c’è stata crescita. Evoluzione, solo una selvaggia idea di adattamento ad un eterno presente di privazioni e lutti. Non siamo stati tutti più buoni, anzi, tanti hanno tirato fuori il peggio, nutrendosi di veleno e diventando essi stessi veleno. Il loro era un progetto perfetto teso a condurre l’Umanità alla disperazione, per poterla dominare meglio e ci stanno riuscendo. Le forze sane sembrano smarrite. Si nascondono in qualche luogo sicuro per resistere agli attacchi di questo nuovo ordine mondiale. Chi si è reso conto della strategia, non la lascia penetrare nella propria vita. C’è chi riesce ad amarsi, nonostante tutto e questi sono i più rivoluzionari. Ci hanno abbandonato, dopo averci provocato il trauma. Come fanno gli aguzzini, che prima ti torturano e poi ti lasciano lì esangue. Gli esseri che governano il mondo sono il male assoluto, ma se fai silenzio, sentirai una musica provenire dalla tua profondità e parlarti di vittoria. Io non credo che loro vinceranno. Ci proveranno, naturalmente, hanno scommesso tutta la loro carriera sul raggiungimento degli obiettivi di questo processo, ma si scontreranno con la voglia di una nonna di vedere crescere sereno il proprio nipotino, con la struggente carica amorosa di una ragazza che cerca il proprio fidanzato fra la folla, con le certezze che hanno due individui che si sono scelti per la vita, dopo tanti anni insieme. Il loro è un progetto alienante, molti lo hanno tentato prima di loro, ma non su così larga scala, solo che l’Umanità non può farsi alienare, è nel suo codice. Tu puoi farci soffrire, ma noi ci ricorderemo sempre la gioia di una passeggiata al sole. Non vinceranno. L’Umanità non sarebbe mai dovuta essere condotta su questo crepaccio, dal quale osservare lo sconfinato spazio dell’abisso, perché i problemi già c’erano prima e si provava a vivere come si potesse. I danni alla Psiche delle Persone sono stati sconsiderati e malevoli. Forse qualcuno sta già provando a curare con l’intelligenza interpretativa e l’affetto quelle ferite. Qualcuno, di sicuro, s’è già perso e non è detto che torni in Sé. Siamo testimoni della fine di un’epoca, quella dell’opulenza dell’Occidente e ci vogliono portare al macello, però potrebbero aver commesso un errore di valutazione, perché le Persone non sono stupide e molti hanno capito il giochino. Io starò sempre dalla parte degli ultimi, perché quello è sempre stato il mio posto nel mondo.
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My lady’s breast Eravamo in lockdown, in quel periodo. Io ero solo, a casa mia, e pensavo alla mia Donna, che non mi poteva raggiungere, sebbene abitassimo a pochi chilometri di distanza. È stato un momento davvero difficile, ora lo so, ma mentre lo vivevamo, sorretti dalla insinuante propaganda della Tv, che ci diceva di stare buoni e saper attendere, perché i nostri sacrifici non sarebbero stati vani, io mi facevo forza, telefonando ai miei cari e dedicandomi alle mie passioni. Quello è stato il frangente in cui si è insediata la nuova Tirannia, ora è chiaro: tutti a casa, reclusi, senza contatti sociali, tristi, a fare biscotti e pane. Fu lì che il mio pensiero prese il volo, giungendo da lei che tutto ha risignificato nella mia vita: la mia Compagna. Allora mi misi a riflettere sul valore del suo seno meraviglioso e giunsi alla conclusione di dover porre in una partitura il mondo di emozioni e pensieri che esso mi destava. Nacque così “My lady’s breast”. In quel periodo era tutto così confuso, da non riuscire, se armati di capacità di analisi e senso critico, a credere ad una sola parola dei media. Più tardi, infatti, si sarebbe scoperto che mentivano tutti spudoratamente. La grande macchinazione era in atto. Io ero col mio popolo, quello dei dissidenti, non potevo far altro che pulire i vetri delle mie finestre e telefonare alla mia fidanzata. Lì, in quegli istanti, sperando che la pandemia sarebbe durata poco, come dicevano i giornali, ho innalzato il mio sguardo verso la Bellezza, decidendo di dipingere, con i suoni, lo stupore di un abbraccio che non ci poteva ancora essere, la grazia di un sorriso, che era solo nel ricordo e il calore di mani che ti trovano, calde, amorevoli e sane. La mia Compagna non poteva essere lì con me, ma io potevo descrivere il ricordo della sua voce, sempre così amorevole e sinuosa, il modo con il quale beve il caffè la mattina, come sorride ad una sorpresa inaspettata. Noi non lo sapevamo, anche i più informati non avrebbero potuto svelarlo, ma in quei giorni si stava instaurando un regime di terrore. Uno stato di polizia. Una truffa legalizzata per ingannare tutti i popoli dell’Occidente, che, già da tempo, non era più ricco. Allora io mi sforzai di immaginare come sarebbe stato bello l’incontro con la mia Compagna. Quanto sarebbe stato magnifico ascoltare il suono dei suoi piccoli piedi muoversi per casa. Scrissi quanto mi mancasse, in tutti i modi, per non perire. Ora lo so: in quel periodo stavano uccidendo tutte le nostre legittime aspirazioni. Eravamo tutti in galera, senza possibilità di fuga. Lo Stato, che fino ad allora, ci aveva tollerati come anomalie, noi che non abbiamo mai creduto alle bugie del sistema, ora ci stava colpendo, nei nostri diritti costituzionali, e stava vincendo a mani basse. Per una certa fase storica, le istituzioni avevano fatto finta di sopportarci, noi, con la nostra carica rivoluzionaria. In quel preciso istante, invece, si era stabilito che i diversi dovessero essere colpiti, nella loro capacità di sostentarsi, nei loro affetti, nella loro voglia di vivere felici nonostante uno stato ciecamente indifferente. Fecero appello alla più atavica paura dell’uomo, quella di morire. C’era morte ovunque. La Televisione mandava in onda scene di malattia e morte ad ogni ora del giorno e della notte, bollettini di decessi sciorinati come fossero notizie da un campo di calcio. Eravamo in trappola. L’unico pensiero bello della mia giornata era quello di parlare con chi amo. Ascoltare le loro voci. Sognare un ricongiungimento. Così nacque “My lady’s breast”, “Il seno della mia Compagna”, nella lotta fra bene e male, tra vita e morte, non volendosi rassegnare ad una idea di mondo malsana. Nella speranza di un nuovo bacio. Non sapevamo bene cosa ci stessero facendo. Eravamo disorientati. La portata di quello che stava accadendo era superiore alla tenebra che la nostra capacità d’analisi potesse arrivare a scorgere, sebbene giungessero dei segnali dissoni, da più parti, per chi stava ricercando la verità. Eravamo tutti in trappola, sì, ma alcuni stavano provando a capire quali fossero le reali dinamiche dominanti di cui tener conto. Vivevamo sospesi. La nostra esistenza era ibernata e nessuno avrebbe potuto dirci con chiarezza quanto sarebbe durata quell’agonia. Fu uno stillicidio. I giornali profondevano numeri di morte, con una empatia pari a 0. Ci dissero che non ci rimaneva altro da fare che rimanere in casa. Allora io decisi di progettare la mia giornata tipo: avrei fatto le faccende domestiche, avrei composto quel brano che già dall’inizio mi appariva bello. Una mattina ero solo in casa, rumori lontani dal palazzo, mi venne in mente l’inizio di una Ballata di Chopin. Riflessi. Volevo anche io, per la mia partitura, qualcosa che avesse un effetto simile a quello del genio polacco in quella composizione. Mi misi ad improvvisare alla tastiera. Poche note, la certezza dell’effetto desiderato: un accordo particolare, cui avevo aggiunto un suono, per creare una sensazione di moto armonico. Suonai più volte il costrutto. Andai immediatamente alla mia scrivania per scriverlo. Seppi, in quel preciso momento, di avere fra le mani qualcosa di prezioso. Rimasi qualche secondo a riascoltare quei suoni. Erano belli. Profumavano del desiderio che io avevo della mia Compagna. Mi sentii appagato. Quello era il mio modo di non perire, sotto la scure di un sistema concepito per odiare gli uomini, annichilirli e renderli schiavi. Questo Stato e l’Occidente non ci amano. Hanno mascherato la loro vera natura per decenni, dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, ma ora sono venuti allo scoperto, nella contorta spirale del Capitale che necessita di sudditi acefali. Non hanno per noi un progetto di realizzazione personale e sociale. Non ci vogliono felici, ma impauriti e condizionabili. Alla fine della mattinata, a quell’accordo davvero bello, aggiunsi altre armonie, le eseguii con cura alla tastiera e mi misi ad osservare il viale dalla finestra. Non c’era nessuno, in giro: uno spettacolo spettrale. Ora so che tutto quello che ci fecero era profondamente sbagliato. Criminale. Assurdo e nell’assurdo non si può trovare un senso, si può solo coltivare il proprio mondo interno nella speranza di poter tornare a stare presto meglio. Io pensavo alla mia Compagna, che era sempre con me, sebbene l’unico modo di stare con lei fosse la telefonata della sera. Non eravamo preparati all’instaurazione del terrore. Nessuno lo era, nemmeno il più pessimista, dacché quello che stava accadendo era davvero mostruoso. Era tutto illogico. Nessuno di noi avrebbe potuto comprendere, perché quella sorta di loro psicosi sfugge alla capacità di comprensione di un essere umano che ricerca la sanità. Ci dicevano che c’era una malattia tremenda e che saremmo morti. Eravamo tutti angosciati. Ognuno, allora, ha fatto appello alle proprie forze per non finire male. Io pensavo alla mia Compagna, era lei il mio pensiero felice. “My lady’s breast” stava prendendo corpo. Mano a mano, sviluppavo la struttura, che, dalle poche note suonate alla tastiera, stava diventando un pezzo orchestrale. Il Capitale si genera con il contributo di menti sociopatiche e l’ubbidienza dei più. Ora vuole tutto e si prenderà tutto, se glielo permettiamo. Sono entrati nei corpi delle persone. Hanno ottenuto la massima forma di sottomissione. Io so questo, ora. Allora, mentre vivevamo quel delirio, non lo sapevo e cercavo di far leva sulla mia tensione a voler star bene. “My lady’s breast” è nato così, fra la paura dettata da una situazione irreale e la certezza di un amore forte che non mi avrebbe lasciato, perché le persone vere sono quelle che non se ne vanno. Continuai a comporre in quei giorni. Ero lieto mentre lo facevo, emozionato all’idea di dar voce al sentimento più nobile che avessi in corpo, chiedendomi cosa avrebbe detto la mia Compagna ascoltandolo. Sono un cantore. Canto di una possibilità che l’uomo ha di poter essere felice, nonostante le insidie. Io ci credo. Ci credo da quindici anni, da quando la mia Compagna mi ha risignificato. “My lady’s breast” è il canto di ringraziamento di un essere umano verso l’intelligenza affettiva che lo ha reso capace di amare, lavorare e vivere. “My lady’s breast” si inserisce perfettamente nella corrente artistica “Nuova Era di Luce”, dacché celebra l’amore, che è conditio sine qua non. Questa tirannia vuole farci dimenticare l’amore. Il rispetto che si deve all’alterità. La diversità come fonte di ricchezza e crescita, per condannarci ad un futuro buio. C’è bisogno di luce. C’è bisogno di intelligenza. Di chiarezza. Di sincerità. È in atto una guerra. L’hanno mossa loro a tutta l’Umanità. Se perdiamo, perde tutta la gente. Non ci rialzeremo più. “My lady’s breast” è l’inno di un uomo che adora la propria Compagna, ed è un archetipo. L’amore che tutto risignifica, l’amore che tutto sana, l’amore che tutto interpreta, con intelligenza e saggezza. Questo brano vuole essere un invito a non perdersi. A rimanere tetragoni. A resistere, perché giungeranno giorni migliori, nuova Bellezza ci indicherà la via. Io ci credo. Non voglio rassegnarmi alla più volgare stupidità che sia stata allattata dal sistema negli ultimi trent’anni. “My lady’s breast” è il canto di un rivoluzionario, un esule, uno che non si è mai sentito rappresentato dalla pubblicità della Coca Cola. Stanno uccidendo l’uomo. La sua intelligenza e profondità. I suoi slanci e i suoi sogni. L’aspirazione a diventare bello e vivere in modo sano con i propri simili. Mi sono allontanato da tutto. Non rientro in nessuna categoria. Se non fosse per la mia Compagna, sarei completamente solo. “My lady’s breast” è un costante ringraziamento a colei che ha reso possibile la mia esistenza, amandomi incondizionatamente. Il brano musicale è entrato a far parte di un poema sinfonico, che reca il medesimo titolo: “My lady’s breast” ed ho intenzione di farlo vivere, senza abbandonarlo in qualche cassetto del mio studiolo. Ho molto riflettuto, in questi anni di pandemia. Ho scoperto uno Stato insensibile ai problemi delle persone. Uno Stato padrone che esige la genuflessione dei propri servi. Ci possiamo salvare. La Nuova Era di Luce ci attende. Possiamo farcela. Non c’è alternativa, altrimenti costruiranno un mondo di automi e regneranno per sempre. “My lady’s breast” vuole essere un invito ad usare l’intelligenza affettiva, l’empatia, il rispetto. Ci hanno causato un trauma. Legale. Statalizzato. Globale. Le persone meritano la possibilità di autodeterminarsi, che è stata uccisa da un regime totalitario capace di rendere un inferno la vita di coloro che non si sono allineati. È tempo di ribellarsi. Si può fare la Rivoluzione anche fra gli spazi di un pentagramma, io questo lo so e ciò mi rincuora, sempre, specie quando tutto sembra perduto, in una spirale di nonsenso che ha già fatto cadere molte persone nella perdita delle proprie facoltà più alte, nel dolore e nel lutto. L’amore, la lotta per la propria identità sana, il rispetto per l’altro, sentirsi parte di un tutto, fanno parte del progresso dell’Umanità, che, altrimenti, è perduta. Un uomo deve avere tutte queste risorse per poter essere davvero felice. Diversamente, egli è condannato alla sofferenza, che è la vera nemica della Bellezza della tribù umana. Io osservo da tanti anni le persone. Alcuni hanno raggiunto il benessere psico-fisico, altri no. Alcuni si sono svegliati dal torpore. Altri sono ancora dormienti, ma non si può vivere in letargo per sempre. C’è bisogno di un risveglio. Molti stanno vedendo le bugie del sistema. Si stanno interrogando e documentando. Altri seguiranno il gregge. Non ci si può fare niente. Sono perduti. Vorrei solo aver modo di vivere la mia vita, senza che qualcuno mi dica cosa io debba fare. Il Capitale è stato fermo per un po’, ora ha rialzato la testa e pretende obbedienza cieca. La sua morsa, in questi anni di pandemia, è stata micidiale. “My lady’s breast” è un atto di ribellione su pentagramma, che non vuole rassegnarsi all’idea che il mondo vada a puttane. “My lady’s breast” è ciò che io ho sentito in quel periodo, ciò che vedo ora e ciò che spero per il futuro di tutti. La cura starebbe lì ad attendere chi la desidera. Il modo per stare tutti bene insieme ci sarebbe. La volontà di un cambiamento può pulsare solo nelle nostre vene. Decidiamo noi che direzione il mondo debba prendere ogni giorno, operando scelte verso la bontà. Questo mondo non è ancora spacciato. Lo diventerà se ce ne fregheremo tutti e lasceremo agire gli uomini della tenebra, che sono instancabili e metodici. Non possiamo arrenderci. “My lady’s breast” è la visione di un mondo possibile, nella Nuova Era di Luce, di là da venire, che ci aspetta, come una madre amorevole. Io spero che questa musica possa giungere al cuore di chi sta ricercando la Verità, dacché siamo fatti d’amore. 1.
I repeat your name, with force, and I whisper it to the world, which is dissociated, It no longer sees Beauty, and it longs to kill, coming to the splitting of the ego. I see your face, among many, so close to mine, in a hug, that smells of sanity and joy. CHORUS TV breastfeeds human beings, with the poison of the rulers, enemies of people, who want to erase any form of intelligence, on this planet. We will resist, opening a path. Beauty will show us the way. 2. States lie, on too many things, and people are confused, because they no longer know who to believe. This twenty-first century is not easy. Many challenges await us, and we must stand firm and strong, not to go crazy. Let's try to find the light! We cannot have a more beautiful experience. We look for the other, which means us again. Traduzione 1. Io ribadisco il tuo nome, con forza, e lo sussurro al mondo, che è dissociato. Esso non vede più la Bellezza, e brama uccidere, giungendo alla scissione dell’Io. Io scorgo il tuo viso, tra tanti, così vicino al mio, in un abbraccio, che profuma di sanità e gioia. CHORUS La Tv allatta le persone, col veleno dei dominatori, nemici della gente, che vogliono cancellare qualsiasi forma di intelligenza, su questo pianeta. Noi resisteremo, inaugurando un sentiero. La Bellezza ci mostrerà la via. 2. Gli Stati mentono, su troppe cose, e la gente è disorientata, perché loro non sanno più a chi credere. Non è facile questo ventunesimo secolo. Tante sfide ci attendono, e dobbiamo restare saldi e forti, per non impazzire. Proviamo a cercare la luce! Non potremo vivere esperienza più bella. Cerchiamo l’altro, Che ci risignifica. Giorni fa, in un gruppo Facebook che seguo con attenzione, un ragazzo ha pubblicato una foto che ha scattato ad una pagina di un manuale di musica antica che sta studiando. Si trattava di uno stralcio di una tragedia greca di Euripide, “Oreste”. Il brano in questione, rielaborato da un musicologo, deriva da un papiro egiziano trovato tempo fa ed illustra 7 versi della tragedia, dal numero 338 al numero 344. Ho osservato con cura la foto del suo libro. Mi hanno subito incuriosito i segni della metrica dei versi e le indicazioni con cui si sottolineava che alcune note dovessero essere alterate di un quarto di tono. Poi, partendo dalla fotografia del libro, ho fatto una ricerca per vedere il papiro originale e l’ho osservato con amore, perché quella è un’opera d’arte di 2400 anni fa, datata 408 a. C. Non mi rimaneva che mettermi a lavoro. L’idea era quella di partire dalla melodia del coro per creare una serie di armonie che la accompagnassero. Ho trascritto le note. Ho visto come, in certi passaggi, vi fossero gli interventi di un ipotetico strumento a fiato, che ho annotato in partitura. Ho poi rispettato il metro greco delle parole. L’armonizzazione è nata spontaneamente, senza troppi sforzi, e di questo sono davvero felice. Tredici battute intense, come il testo che canta il coro, che inizia con un “Mi addoloro”. Il testo completo dei 7 versi della tragedia “Oreste” è: “Mi addoloro, mi addoloro - Il sangue di tua madre ti fa impazzire. La grande prosperità tra i mortali non è duratura: sconvolgendola come la vela di una veloce barca qualche potenza superiore la sommerge di fatiche spaventose nelle ruvide onde del fato, come del mare”. Queste parole mi hanno colpito, facendomi riflettere. Siamo tutti fragili, ma possiamo conoscere le meraviglie dell’Universo e della vita, che ci scorre dentro, intorno, sopra e sotto, guidati dalla Bellezza, che è ovunque. La saggezza di quei versi mi ha influenzato nella scelta dei suoni da scrivere in partitura. Sono parole sulla indeterminatezza del destino degli uomini, efficace la similitudine della barca fra gli imperiosi flutti del mare. Da allora, da quando queste parole sono state consegnate ad un papiro di 2400 anni fa, la condizione umana non è cambiata. Siamo tutti barche in preda alle tempeste più terribili e la nostra prosperità sembra sempre illusoria ed effimera, e forse lo è davvero. Con questi pensieri, ho composto le mie 13 battute di musica, per onorare il mondo classico greco di cui mi sento figlio. Ci sono stati molti rimaneggiamenti nella stesura, scelte stilistiche da operare, un assetto formale da determinare, in questo mio lavoro. Alla fine, l’ensemble, che ho formato, è composto da: un flauto, un oboe, il coro, violini I, violini II, viole e violoncelli. Non ho trovato opportuno aggiungere altro. Mi è sembrato che l’ensemble funzionasse così. Sono soddisfatto. Trovo bello quello che ho composto e mi emoziona l’idea di aver ridato vita ad una opera d’arte del 408 a.C. Chiaramente, tutte le decisioni assunte nel corso di questo lavoro di composizione sono personali, ma a me interessava ascoltare cosa un frammento di più di due millenni fa avesse da dire ai giorni nostri. Siamo tutti eredi dei greci, noi, qui, in Occidente… La parte musicale è conclusa. Non ci ritornerò sopra. Questa composizione si è mossa lentamente, fra i dubbi e le incertezze, ed alla fine, sono convinto della bontà del mio operato, caratterizzato da libertà e ricerca del buon gusto. Nessuno sa come suonasse la musica originale della tragedia, nemmeno i musicologi, quindi la mia è una libera interpretazione che si basa sui punti fermi della ricostruzione fatta dall’autore del libro da cui questo frammento è stato tratto. È stato molto bello assaporare i suoni scritti nel 408 a. C.! È stata una immersione nella Bellezza di un mondo che non c’è più, ma ha lasciato segni indelebili di una civiltà assai progredita… Le mie 13 battute a me piacciono e le ha trovate belle anche la mia Compagna, cosa che mi ha riempito il cuore di gioia, dacché io scrivo per lei, Musa ispiratrice e Donna meravigliosa. È 1 minuto di musica, denso, ricco, armonioso, come mi immagino essere state le musiche che accompagnavano gli spettacoli dell’antica Grecia. L’uso dei quarti di tono mi ha interrogato in profondità, ma alla fine ho scelto di non usarli, per questioni di armonia. La musica reca un sottotitolo: “Mi addoloro”, dacché questo è il primo verso dei 7. Il mio minuto di musica greca mi permette di volare là dove sono stato, su un’isola davanti alla Calcidica, affacciarmi di nuovo a quel balcone per ammirare la vastità del mare che accoglie il primo raggio di Sole e si illumina, dopo il buio della notte. Questa mia musica la dono a tutti, che possa essere messaggera di Bellezza e grazia. Oggi posto una presentazione video, con musica mia, ispirata alla tragedia di Euripide, "Oreste", e rielaborazione grafica della mia Compagna, Bozzoli Marinella. C'è la foto del papiro con i versi dell'autore greco e una foto della NASA, "I Pilastri della Creazione". Alla fine appare la scritta: "... E dalle esperienze nacquero i suoni"... |
AutoreIn questa era di menzogne, proiettate su scala mondiale, sono necessarie parole autentiche. Questo è il mo messaggio al mondo per una rivoluzione pacifica che ci conduca ad una Nuova Era di Luce. Archivi
Aprile 2023
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