Questa musica nasce da una serie di riflessioni sull’oggi, la direzione verso cui stiamo andando e la necessità della cura, che è alla portata di tutti, nessuno escluso. Il brano è un inno alla Persona che mi ha risignificato: la mia Compagna, che si chiama Marinella. Tutti dovremmo porre dei limiti all’azione nefasta di avvenimenti o persone, nei confronti del nostro piccolo mondo, per ricercare il centro della nostra identità, affrancarci da uno stadio di dolore e perdita e diventare creature di Luce. Nel titolo, c’è la definizione di Bion “funzione alfa”, che è necessaria per lo sviluppo armonico della propria struttura sana di essere umano finalmente capace di amare in modo costruttivo. Infine, sempre nel titolo, c’è il canto di Marinella, l’ultima sezione della musica, con carattere tribale. Questo pezzo mi rappresenta molto, narra l’opportunità che ho avuto di ricercare un sentiero tutto mio. È la descrizione dei miei propositi, di quello che studio e leggo per migliorare la mia condizione di individuo pensante e senziente. C’è bisogno di limiti, per stare bene, dacché non si può permettere al mondo, con le proprie strazianti dissonanze di penetrare nel nostro sacro cosmo e profanare ciò che abbiamo di più bello. Fatto questo, molte cose si mettono a posto da sole. La funzione alfa permette l’elaborazione dei pensieri e assicura uno sviluppo integro dell’individuo, preservandolo dalla sofferenza. Io rifletto spesso. Leggo notizie per le quali sento la necessità di un approfondimento. Studio. Mi tengo aggiornato e mai come ora sento di poter dire che questo mondo necessiti di una cura della Psiche. Saremmo tutti migliori dopo la terapia e smetteremmo di farci la guerra, garantendo a noi ed alle giovani generazioni la vita su un pianeta meraviglioso popolato da gente che ha smesso di permettere ai propri conflitti interni di rovinare sempre tutto. Cosa c’è di più bello? C’è un limite da non oltrepassare. La funzione alfa è la ricerca e tutti possiamo raggiungerla, invece di distruggere. L’ultima sezione del brano è il canto di Marinella, con il quale io la ringrazio di tutte le cose belle che ogni giorno lei mi dona. L’Umanità ha sempre camminato. Ora è il momento di unirsi e marciare compatti. I governanti del mondo hanno superato ogni limite, impedendo alla gente di poter stare bene e vivere felice, in serenità e in quella prosperità che è un diritto di ognuno e la cifra di una comunità. C’è estremo bisogno di guarigione e senza la funzione alfa di Bion essa non si manifesterà mai. Il canto di Marinella, l’ultima parte di questa musica, è la mia risposta. È ciò che desidero. È quello che ho compreso sulla soglia dei cinquant’anni, e questa istanza di benessere, che ci porterebbe alla salute e alla pace non può che nascere da una intima esigenza della singola persona, stanca di meccanismi perversi e stufa della distruttività insita in gesti insani che mirano all’instaurazione del caos. Con questo brano musicale intendo parlare di cura, come fosse un dialogo fra due attori: me e la gente che lo ascolta. La funzione alfa è un approdo. Felice, lieto, sereno e maturo, che dona consapevolezza, certezze solide e voglia di vivere. La parte conclusiva del canto di Marinella è invece amore puro, quello che sono in grado di sentire adesso, forte come non mai, dalla genesi di questo rapporto, 15 anni fa. Si sono superati tanti limiti, negli ultimi anni. Si è fatto scempio dell’intelligenza delle persone. Le si sono umiliate e segregate. Si è instaurato il Ministero del terrore globale. Siamo tutti nel trauma, ancora. Sono troppe le cose errate decise dai governanti. Ci hanno fatto precipitare nell’abisso. I primi che manderei in cura sono proprio loro, i potenti del mondo, mai vista una classe politica più distruttiva, una categoria psichiatrica a se stante come ha detto tempo fa Vittorino Andreoli. C’è una urgenza di bellezza. Chiarezza. Linearità nella logica. Basta con chi opera il male. La cura esiste ed è in grado di far star bene tutti, occorre soltanto seguirla con umiltà, fiducia e si manifesta con il Tu dialogico carico di intelligenza analitica ed emotiva. Ci sarà il canto di mille donne sane in giro per la città, a modellare una bella melodia nell’aria di primavera, che attrarrà i bambini e delizierà gli anziani. Ci sarà la canzone degli uomini che hanno dismesso le armi, per cercare il sublime incanto della pace. Io ci credo, tu?
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I do not like myself. That’ it
Questo lavoro nasce dall’ascolto di scampoli di intervista a uno dei più grandi pianisti di tutte le epoche: Sviatoslav Richter, che, dopo aver risposto a diverse domande, con un filo di voce roca, ormai anziano, sussurra, guardando oltre la telecamera: “I do not like myself. That’s it”, per rimanere affranto ad osservare un punto non meglio precisato nello spazio. C’era quasi una forma di disperazione nei suoi occhi, come se il grande artista si condannasse per aver fallito. “Non mi piaccio. Questo è tutto” ha sentenziato il grande maestro, allora mi sono chiesto: “Come mai un genio assoluto del pianoforte non si piace?”. Ho riflettuto un po’ e mi sono convinto del fatto che Richter non si piacesse in quanto ricercatore ineguagliabile della perfezione, che, per i suoi parametri di valutazione, gli si spostava ad ogni esecuzione un po’ più in là, divenendo irraggiungibile, mentre egli disegnava architetture di suono sempre più mirabili. Ho pensato che “I do not like myself. That’s it” fosse un buon titolo e così mi sono messo all’opera. Richter ha lasciato una meravigliosa eredità e fa parte di quella ristretta schiera di persone che hanno spostato il limite dell’Umanità un po’ più in là, ma il fatto che, ormai anziano, abbia detto di non piacersi mi ha davvero colpito. È stato davvero un grande maestro, un dominatore assoluto della materia suono. È nato così il primo brano della raccolta: “I do not like myself. That’s it”, che ha un carattere intimo, intenso. Poi, una mattina, qui nella piccola casa con uno studiolo in miniatura, è nata “Almost blue”, poi “Body of my woman – Little dance” e, per ultima, “Different worlds”. Questo è un lavoro intriso di riflessioni sul senso dell’arte, della vita e dei rapporti umani, dacché, dopo tutti questi anni di evoluzione umana, crescita, consapevolezza crescente, io mi sento ancora un diverso, nel senso che so che mi troverò d’accordo con una sempre più esigua schiera di persone e ciò non mi rattrista, ma mi interroga, lasciandomi sentire di non essere allineato con alcun gruppo maggioritario di individui, affrontando l’esistenza insieme a quel minuto gruppo di cuori cui voglio bene, per i quali mi batto e che difendo. Sono disposto a procedere in questa direzione di pace e Bellezza anche da solo, ove fosse necessario, insieme alla mia famiglia. A me piacerebbe andare d’accordo con le persone, ma, inevitabilmente, prima o poi, queste fanno qualcosa da cui io debba prendere le distanze per tutelare il mio mondo. È sempre capitato così, sembra una legge dell’Universo. Mi vorrei sentire parte di un insieme, ma non ci riesco, sono una unità. Non accetto definizioni, se non quelle che mi sono dato io. Non rientro in nessuna categoria. Cerco di essere meno influenzabile possibile. A molte persone io non piaccio. A me molte persone non piacciono. Alcuni sono tornati nella mia vita, li ho riaccolti con entusiasmo, nel giro di poco tempo hanno smarrito il senso della novità e hanno ricominciato a veicolare gli stessi messaggi che ci avevano allontanato in precedenza. Un pessimo investimento. Io, delle persone, posso dire soltanto che ci siamo allontanati e oso immaginare che non sia io quello che abbia trasmesso un messaggio di separazione. È sbagliata l’epoca? Forse. Sono sbagliati i momenti? Forse anche quelli. Non credo nella poesia dell’amicizia che rimane negli anni. Se non la nutri, come l’amore, essa muore. Se non hai novità edificanti, essa muore. Se non c’è investimento affettivo e reciprocità, essa, nel tempo, comincerà a tendere allo 0, e morirà. Vivo una storia d’amore con la donna che mi ha risignificato, a cui dono tutti i miei segni. Ho un figlio che cresce sano e una madre che merita di vivere serena la sua vecchiaia. Fuori da questo nucleo, non mi sento di pensare a qualcuno come amico e non credo nemmeno che qualcuno che si affacci nella mia vita possa meritare un posto nella mia psiche, perché, inevitabilmente, ci si ferisce, si lede l’alterità e la diversità, allora meglio essere dei solitari, che non è poi così male. Questo lavoro è una summa di riflessioni in musica. Ho molto pensato. Mi sono concesso il mio tempo, per ascoltarmi. Ho scavato in me, per cercare di capire se fossi io quello sbagliato, quello per cui dire: “Non mi piaccio. Questo è tutto”. Probabilmente è così che va la vita e la colpa non è di nessuno, ma a me non piace questo modo di rapportarsi con l’altro. Posso dire che lo stato in cui versa la società non mi piace? Ho trovato, lungo il mio sentiero, persone meravigliose, ma sono troppi quelli per i quali i rapporti sono diseguali, in cui vi sia un attore che prende molto e dona poco, ognuno affetto da una particolare patologia, di cui forse egli stesso non è cosciente. Io, invece, sono diventato cosciente di ciò che non funzionava nei miei comportamenti e percorsi mentali e oggi mi merito di essere rispettato ed amato, e se non posso raggiungere questo stato di grazia, allora resterò solo, in riva al mare ad osservare questo mondo occidentale crollare per far spazio ad una sublime Nuova Era di Luce. La libertà di esprimersi, con ironia, leggerezza, tatto. Il desiderio di far star bene l’altro. La delicatezza, con la quale, ascoltando le testimonianze dell’amico, ti immergi nel suo mondo con l’intento di portargli armonia, per quanto ti è possibile. Se non avessi avuto la mia Compagna, non so proprio come avrei fatto negli ultimi tre anni di pandemia. Tutta questa scissione, tutto questo odio, tutta questa volontà sadica di uccidere le legittime aspirazioni delle persone, per instaurare un regime di terrore. “Piovono psicofarmaci” diceva Antonio Albanese nei panni del Ministero del Terrore e qui, gli psicofarmaci, sono piovuti, ma, secondo me, li hanno presi gli innocenti. Gli altri sono ancora tutti a piede libero, con la possibilità di rovinare la costruzione di una società equa e sana. Quanta indifferenza… Quanta stoltezza… Quanto odio immotivato… Io, durante la pandemia, non ho odiato nessuno, ma sono stato trattato da diverso. In fondo, non sarebbe così difficile volersi bene, accettare l’altrui diversità e costruire insieme. Io sono convinto che l’Umanità intraprenderà un sentiero verso la Bellezza, lo scrivo da anni e i solitari come me si ritroveranno insieme a tanti simili che non hanno mai mollato. Sarà un grande giorno. Un giorno di Luce. “Body of my woman – Little dance” è un brano sull’amore, che da pensiero e sentimento diventa contatto fisico e vuole essere una danza lenta ed armoniosa, fatta di slanci, polpastrelli ed occhi che vedono finalmente nell’integrità dell’anima della persona desiderata. Non ci sono più paure. L’incontro è totalizzante. La voglia di riuscire ad essere felici insieme diventa finalmente una possibilità concreta. Nulla è precluso a chi si ama davvero. Le persone che si scelgono per la vita sperimentano una dimensione di Bellezza qui sulla Terra, ora. “Almost blue” è un pezzo sul colore blu. È intimo, essenziale, appassionato. Ci sono armonie di archi cui ho destinato un messaggio di speranza. Questa raccolta segna un nuovo obiettivo, per me, quello di esprimermi compiutamente in una terra ancora quasi disabitata, la landa della Psiche risvegliata. “I do not like myself. That’s it” è un omaggio a Richter, al suo dubbio amletico nella fase conclusiva della sua esistenza, a quel suo sapersi guardare in profondità per mettere a nudo la propria persona senza veli. C’è una voce di violoncello che si muove misteriosa. “Different worlds” è invece una rappresentazione della realtà dei mondi umani diversi. Io ho verificato che ci sono persone davvero molto distanti da me, con le quali sarebbe quasi impossibile prendere un caffè insieme. Questi pensieri mi hanno animato durante la stesura di questi pezzi. Sono i pensieri di un rivoluzionario solitario, che non si è mai sentito libero di identificarsi con gli insiemi di persone che si andavano formando. È l’inno al cosmo che sono in grado di sostenere oggi, nel 2023. È la mia chance e voglio giocarmela bene. È la possibilità che ci si ritrovi in pace. Armonia delle parti. Equità.
Salve, Marinai!
Oggi posto la musica che mi ha impegnato tanto, scrivendo qualche parola a riguardo. Mi auguro possa comunicare qualcosa di bello. È la pagina di musica che mi rappresenta meglio, dopo la pandemia. È ciò che sento. È quello che vorrei vedere scritto negli occhi delle persone, che si meritano il meglio.
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Questo pezzo verte intorno al concetto di Amore puro. È un inno alla capacità di due individui di trovarsi, abbracciarsi, affrontare le maree e non perdersi mai. Vivo una storia d’Amore intenso da quindici anni e so di essere molto fortunato. Io, però, il mio Amore, l’ho desiderato con ogni fibra del mio corpo, col cervello e la psiche. Non mi sono accontentato. Nei momenti peggiori, ho sempre sperato che ci sarebbe stata una persona con cui vivere bene, lontano dalle menzogne, in un vero e proprio stato di grazia permanente. Questa musica rappresenta il climax della mia ricerca esistenziale, ora che è iniziato il 2023, perché non saprei fare altro che portare la vita nell’arte. Sono caduto spesso, in vita mia, ma ho sempre cercato di immaginarmi come sarebbe stato l’incontro con colei che mi avrebbe risignificato, amandomi per ciò che sono: un uomo. Questo è il momento di rendere grazie. Di confermare quanto, senza di lei, la mia vita sarebbe stata sicuramente diversa, con molti meno colori, meno risate, meno speranza. Io sono grato alla vita, per quello che mi ha dato e lo sarò per sempre. “My lady’s breast - Portrait of an invisible” ha, a tratti, un tono elegiaco, melanconico, per poi affermare con vigore quanto sia bella l’esistenza di chi non ha cessato di ricercare ed oggi può definirsi un essere umano ricco, dotato di capacità d’analisi, lontano dalle nefandezze di un sistema di potere che, semplicemente, esige una Umanità affranta e rassegnata. Questo brano musicale è per tutti quelli che non si sono stancati di andare oltre ed hanno scoperto la meraviglia della rivelazione della propria identità attraverso gli abbracci dolci e spontanei di un’altra persona capace di interpretare l’intimo richiamo all’amore che dimora in ogni essere umano, che è il prodigio dello slancio affettivo verso la realtà, la sua comprensione e il desiderio di stare finalmente bene. Lontano dalle malie di una forma di prevaricazione ossessiva, a pochi passi dalle insinuazioni dei potenti, c’è una dimora, la casa della Psiche, che deve essere mantenuta inviolabile, per tutti coloro che la individuano e cominciano ad amarla. Gli inganni ci fanno apparire tutto molto lontano, ma la verità è che, quando ci svegliamo la mattina e ringraziamo la vita per averci donato un giorno in più, noi stiamo già sulla giusta strada. Quella telefonata fatta ad una persona cara per darle il buongiorno, quel caffè fatto con amore, quel pensiero bello che dedichiamo ad una persona amata, ci stanno già conducendo verso la piena realizzazione del nostro Sé più sano. Dicevo di essere grato alla vita, e lo sono. Sono finito spesso al tappeto, ma con l’amore di chi mi stava intorno, sono tornato a riacquisire la mia stazione eretta e la voglia di farcela. Ho incontrato il mio Amore e non lo lascerò mai. Non mi ha mai fatto sentire diverso ed abbiamo riso insieme fin d subito, con dolcezza, spensierati, pieni di gioia. Oggi sono qui a ringraziare l’esistenza per l’incontro che mi ha trasformato la vita. Gli attimi. Le giornate ed un viso di eterno ragazzo che non si vuole rassegnare all’avanzata prepotente della mediocrità spacciata per visione geniale della vita. Stamani ho riascoltato “My lady’s breast - Portrait of an invisible” ed ho capito che si trattasse di “puro Amore”, dacché è necessario puro Amore per sopravvivere alle bordate di chi opera il male. L’amore è conditio sine qua non, per lo sviluppo e l’evoluzione di qualsiasi forma di intelligenza sana sul Pianeta. L’amore è la sacralità dei gesti con cui ci prendiamo cura dell’altro e non si trova nelle pagine dei rotocalchi. Ho molto pensato, per questo brano che intendo portare ad un Concorso internazionale di Composizione e ora so quale sia stata la tensione che mi abbia animato. Desideravo dipingere l’amore coi suoni. Volevo rappresentare quello stato di beatitudine che deriva dall’aver fatto tutto al proprio meglio per le persone che ci sono vicine, perché alla fine, questo è ciò che conta. Il brano si è sviluppato in due anni di lavoro, intenso a tratti, per lasciare spazio ad una riflessione che, in certi momenti, mi ha fatto capire meglio cosa io volessi realizzare con questa musica che è la pagina più complessa che io abbia mai composto. Sono davvero soddisfatto. Appagato. Non aggiungerei né toglierei una singola nota da questa partitura. “My lady’s breast - Portrait of an invisible” reca un messaggio universale sulla scelta di amare qualcuno per vederlo realmente felice, nella forma più alta del proprio essere, per evitare che egli cada e soffra. Dicevo che stamani ho riascoltato il mio brano e sono rimasto colpito dalla profondità dei sentimenti che io sento dimorino fra le note scritte. Ti considererai un invisibile per una porzione di tempo, forse, poi giungerà una persona che ti leggerà con calma e gioia, come se tu fossi quell’opera d’arte che hai sempre sognato e ti trasformerai in autentica Poesia. Sarà Amore puro. Sarà giubilo. Sarà Armonia. Allora non ti interesseranno più gli inganni, i sotterfugi, il male che gli uomini fanno ad altri uomini, vivrai la tua storia d’Amore e combatterai per un mondo migliore, affianco alla tua Persona, colei che ti ama e terrai gli occhi aperti, per non cadere più nelle trappole. Sono contento di queste parole. Magari qualcuno le leggerà. Magari qualcuno ascolterà questa musica e si sentirà a casa.
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Era il Maggio 2020, in Italia c’era il lockdown, il Covid imperversava, i nostri politici non rispondevano con iniziative adeguate e si viveva tutti separati, ognuno nella propria casa, col terrore di un virus letale. A pensarci ora, a distanza di quasi tre anni, la sensazione che mi avvolgeva era strana, quasi irreale. Vivevamo nell’angoscia di un nemico invisibile, sarebbe stato logico potersi affidare alla classe dirigente, alle sue risorse e alla capacità di risolvere i problemi occupandosi seriamente del benessere delle persone, ma eravamo costretti a sperare contro ogni evidenza, che, invece, ci diceva che quello era un grosso guaio, dal quale non si sapeva bene come saremmo venuti fuori, se e quando, soprattutto, percependoci dannatamente soli, impauriti ed affranti. Il terrore della morte serpeggiava nei nostri cuori. La Tv ci esortava a resistere un po’ ed ancora un po’, fin quando le cose non si fossero messe a posto, sebbene non si intravedesse uno spiraglio di luce. Ci obbligavamo all’ottimismo, per non perire. Avevamo perso tutto, eravamo prigionieri, ma non ce ne rendevamo conto, e, con uno stato carceriere, sarebbe stato opportuno accettare la realtà, cercare pace e adeguarci a quell’ordine di cose, sebbene avvertissimo che fosse anomalo, dacché, a parte il comando di restare a casa, non si scorgevano altre strategie applicabili. Avevamo perso le nostre libertà costituzionali, in quel frangente e nessuno conosceva il futuro. Fu una sensazione alienante fare il pane e sperare che una risoluzione del problema potesse riguardare tutti noi, per condurci verso un futuro radioso. Le notizie dal mondo narravano di una pandemia mortale, ci si diceva di stare molto attenti, nonostante fosse davvero difficile capire cosa stesse realmente accadendo in tutto il pianeta: ci si trasmetteva solo che, se non fossimo stati più che attenti, saremmo morti tutti, dopo essere stati intubati in un qualche reparto di Intensiva, in chissà quale ospedale. Quella che avvertivamo tutti era pura angoscia. Una mattina, dopo aver preso il mio caffè, con lo sforzo di mantenere una mia normalità, che ho sempre avuto, in fase adulta e che amo davvero, mi misi a leggere, ma, d’un tratto, il mio pensiero venne rapito dalla presenza, nella mia testa, di alcuni suoni di Chopin. Me li canticchiai. Era come sentire in me Richter al pianoforte che suonasse quella successione di note, da una qualche registrazione che avevo in un CD sulla mia mensola. Era una forte immagine sonora, tanto da farmi interrompere la lettura di quell’articolo di giornale. Poi andai alla tastiera ed eseguii quel passaggio romantico. Quella manciata di note era l’apertura di un capolavoro del genio polacco. Era intensamente pregna di lirismo. Quando ero adolescente e vivevo con mio padre, studiavo flauto traverso al conservatorio, avevo il pianoforte in casa e mi cimentavo nello studio di un Notturno di Chopin, insieme ad alcuni Preludi e Fughe del “Clavicembalo ben temperato” di Bach, quindi posso affermare quanto fortemente, fin da giovane, Chopin abbia fatto parte della mia vita, ritenendolo il non plus ultra della letteratura pianistica. Quella mattina, suonai alcune note alla tastiera, ci riflessi, le assaporai e analizzai il loro costrutto. Avevano già in sé, nonostante il piccolo numero di suoni, una meravigliosa atmosfera musicale. Volevo anch’io, in una mia nuova composizione, quella stessa densità di Chopin, per esprimere compiutamente il mio stato d’animo, la condizione di un uomo che desiderava che l’Umanità tornasse a sorridere spensierata. Quel pathos, e quella sublime forza evocativa erano in me, dovevo solo rappresentarli in una partitura, con segni belli, processo non sempre facile da attivare. Agognavo, in quella frazione di tempo caratterizzata dal lockdown, che la mia nuova musica potesse superare i limiti fisici della mia abitazione, per giungere nella dimora della mia fidanzata, la cui mancanza sentivo terribilmente, sebbene noi due ci facessimo coraggio tutte le sere al telefono, sperando che quell’incubo fosse terminato presto e che, come per magia, ci fosse restituita la nostra esistenza piena di sogni da realizzare, che ci era stata brutalmente scippata. Avevo già in testa, dopo aver eseguito quelle note, una tonalità: Re diesis minore. C’era un accordo di sesta napoletana, con cui iniziare, per sentirmi vicino alla musica di Chopin che aveva originato quella mia visione musicale. Ragionai. Trovai le note di quell’agglomerato accordale, in quella tonalità, che mi era tanto cara, avendo io scritto molto spesso, negli ultimi anni, in Re diesis minore. Le suonai. Analizzai l’accordo. Era bello, il suo effetto davvero nobile. Lo arricchii con una nota in dissonanza, la settima della fondamentale e rimasi ad ascoltarne l’eco nella stanza, che mi mosse subito alla sensazione che quello avrebbe potuto essere l’Incipit di un gran bel lavoro nuovo, che oggi porto all’attenzione del mondo. Avevo un accordo, che mi era stato ispirato dal grande maestro della letteratura pianistica, avendo io l’intenzione di rendere quell’insieme di suoni un accordo chiave. Lo scrissi, sul quaderno pentagrammato, osservandolo nella sua apparente linearità. Mi alzai, per andare a bere un sorso di caffè. Tornai nel mio studiolo e provai a dare un proseguo a quell’accordo. Provando e riprovando trovai altri tre accordi, con una costante: la nota della voce del soprano avrebbe dovuto essere sempre Re diesis, per creare un pedale, nel registro acuto. Così scrissi tutto e risuonai la successione. Avevo davanti ai miei occhi l’origine di “My lady’s breast - Portrait of an invisible”. Il brano nacque con la successione di accordi scritti per pianoforte, ma, quasi subito, ebbi l’intuizione di creare un pezzo sinfonico, con quelle note, che affidai agli archi. Da lì, poi, cominciai a lavorare, con lena, ad un brano che mi sembrava davvero bello. Ad un certo punto, dopo giorni di composizione e labor limae, considerai l’opera conclusa e la archiviai, con l’intenzione di riascoltarla successivamente. A distanza di mesi, dopo essermi tornata in mente, la riascoltai e decisi di arricchire il tessuto con nuove strutture armoniche ed ancora più tardi iniziai a scrivere una successione di pezzi che, insieme al primo, “My lady’ breast - Portrait of an invisible”, potessero costituire un poema sinfonico, che così è nato, in due anni e mezzo di impegno, col titolo omonimo di “My lady’s breast”, diviso in 6 parti. “My lady’s breast - Portrait of an invisible” è il tema originario, quello scaturito dall’analisi di un accordo di Chopin, e reca il termine “Invisibile”, perché io, durante il lockdown, mi sono sentito senza rappresentanza e ho potuto far leva solo su me stesso e l’amore della mia Compagna. “My lady’s breast - Second chance” è dedicata alla rinascita. Un uomo nasce, poi rifiorisce nell’esatto momento in cui si rende conto dell’importanza della propria vita, trasformandosi in se stesso in modo definitivo. Io quel frangente l’ho vissuto 15 anni fa, quando conobbi la mia Compagna. “My lady’s breast - Ocean”, nasce da una riflessione su quanto questa esistenza sia un grande mare. “My lady’s breast - Althea, the center” è un inno alla Cura che tutto interpreta e tutto sana. Nessun uomo può vivere senza attuare l’adeguata cura verso quegli aspetti di sé che lo fanno soffrire. La Cura è conditio sine qua non. “My lady’s breast - Isle of Beauty”, perché l’amore è l’isola di Bellezza. “My lady’s breast. Nihil. Hecatomb and Awakening”, invece, è la conclusione. Ci stiamo avvicinando al valore 0, al niente, in una Ecatombe davvero mostruosa, che uccide la psiche delle persone, ma che, a molti, ha permesso di risvegliarsi, per sempre. Individui non omologabili, sempre attenti e in allerta, combattono le malie del Potere con intelligenza, senza mai scendere a patti col padrone dell'Universo di turno, innalzando un canto nuovo verso la Bellezza della vita, che è il bene primario dell’esistenza di tutti. Questo poema sinfonico intende essere rivoluzionario, militante, ardimentoso, per il futuro, per la gente, per l’amore… Scrivo da 15 anni, da quando la mia Compagna mi ha reso capace di avere una Musa ispiratrice. Vorrei che il mondo fosse un posto più giusto, piuttosto che un regno dove prospera un modo di fare insano. Il primo brano della successione, intitolato “My lady’s breast - Portrait of an invisible” reca il sottotitolo “The day”, dacché l’attimo in cui un invisibile diventa una Persona è il giorno n. 1 della vera esistenza, che inizia con l’identità e l’amore. L’indicazione del metronomo è: “Andantino, con vera passione. L’attimo della rivelazione del proprio vero Sé, in rapporto con l’altro, bpm = 88”. Il sottotitolo “The day” rappresenta il giorno in cui scopri di amare una persona incondizionatamente e di non essere più solo. “My lady’s breast - Portrait of an invisible” nasce da un accordo di sesta napoletana ed è concepito, nel suo TEMA A, come successione di 8 agglomerati accordali con una nota comune alla voce più acuta. Il TEMA A viene eseguito da 15 voci diverse. La nota comune nella voce più acuta è come se fosse un Leitmotiv, un motivo conduttore, una costante melodica. Il brano dura min. 19:46 ed è una costruzione modulare. Il TEMA A e le sue trasformazioni successive sono di carattere elegiaco, comunicano la nostalgia della distanza dall’oggetto amato, sono cariche di pathos, dacché intendono comunicare una totalizzante adesione alla partitura musicale, e rappresentano una comunicazione che avviene sottovoce, in un mondo di frastuono. Le dinamiche, dal pianissimo al forte, garantiscono una miriade di colori diversi, che permettono, ai suoni, di essere variopinti. Le armonie intendono comunicare uno stato d’animo di struggimento. È il lavoro orchestrale che mi rappresenta meglio, nella sua progressione. Io credo di essere diventato una persona migliore, dal primo lockdown in poi, perché? Perché ora io ho gli occhi aperti e non mi può spaventare vedere il fondo dell’abisso, sperando che questa Umanità trovi la via per stare bene ed essere felice, amando ciò che si fa e dedicandosi alle proprie passioni, dacché siamo tutti in cammino, cercando di trovare il miglior sistema per vivere tutti come fratelli. Ho letto molto, in questi ultimi anni caratterizzati dalla pandemia, per rendermi conto di ciò che stavamo vivendo, dacché la portata degli eventi che stavamo affrontando mi è apparsa quasi subito uno spartiacque ed io avvertivo l’urgenza di capire quali fossero le dinamiche dominanti degli accadimenti, sebbene avvertissi che qualcosa, nell’analisi, mi sfuggisse. Mi sono informato, cercando fonti attendibili, che mi pareva rifiutassero di comunicare menzogne. Più leggevo e maggiore era la mia convinzione che tutto fosse incentrato su una grande bugia, atta a far perdere il senno alle persone e ridurle in schiavitù. Mi sono convinto che da una grande menzogna derivasse poi tutta una serie di piccole bugie quotidiane, per sovvertire l’ordine naturale dell’esistenza degli individui ed instaurare un nuovo ordine mondiale, che di umano non avesse più nulla. Ogni giorno viene diffusa, ancora oggi, una nebbia che non permette di vedere oltre. Ogni giorno ci intossicano. Ogni giorno, di questa bugia, si muore, per mille ragioni diverse, non ultima la perdita di senso che molte persone avvertono, facendole soffrire. Io non sono nella condizione di sapere cosa voglia la gente, ma credo che desideri vivere bene, coltivare le proprie passioni, vedere il frutto buono del proprio lavoro e vivere in armonia con le persone da amare, ma c’è una forza malevola che tutto ciò non lo vuole permettere. Questo potere perfido è la somma di tutte le intelligenze volte al male che abbiamo sul pianeta, dotate di ogni sorta di potere, da quello economico a quello militare, che hanno deciso di marciare compatte verso un unico grande obiettivo. Si sono uniti. Hanno fini comuni. Vivono per sbaragliare l’Umanità. Non glielo possiamo permettere. Giorno dopo giorno, si affievoliscono le possibilità di una Rivoluzione sana, ma è questo il tempo per provare ad immaginare un altro tipo di sistema capace di garantire alle persone una vita degna. Non ci sarà una seconda frazione di gioco. Gli individui contro i quali dobbiamo creare una Rivoluzione pacifica sono esseri irrisolti, che ormai non si possono più recuperare. La loro è una psicosi gravissima, conoscono solo rapporti di forza, operano il male, odiano. Già, ci odiano. Odiano la possibilità che ha una persona di vivere felice anche nel poco. Vogliono distruggere quella prospettiva di vita. Basta un filo di luce per squarciare le tenebre. Noi dobbiamo essere quella porzione di luce. Gli uomini malvagi sono sempre esistiti, ma non si può lasciare loro la scelta di decidere le sorti dell’Umanità. Hanno perso il senno. Sono persone brutte e potenzialmente devastanti. Non devono vincere. Il Genere umano è sotto attacco. I pezzi si muovono pazientemente lungo la superficie della scacchiera, però noi sappiamo cosa è bello e buono. Ci interroghiamo quando il messaggio di una bugia ci giunge e abbiamo la strana sensazione che quella informazione sia fasulla, pur non avendo ancora un costrutto razionale che ci confermi la sua mendacia. Molto spesso, il tempo e l’analisi ci attestano quanto quella fosse proprio una bugia, che fa male, distoglie dai nostri veri obiettivi, avvelena. Noi abbiamo sempre riconosciuto il Bene. Sappiamo tutti quanto uno schiaffo sia diverso da una carezza. Non dobbiamo lasciar entrare il male, che si insinua nella nostra mente causando malattia e disperazione. Sono troppe le persone già in sofferenza per questa psicopandemia. Ci odiano, sì, è vero. Ci odiano perché rappresentiamo una vita possibile. Un sogno che diventa realtà. Il viaggio di una Umanità che può essere felice, per la sua capacità di andare oltre. Creare. Immaginare. Costruire. Questo è un regno di Bellezza. La Terra è meravigliosa. Ogni bambino che nasce è un’opera d’arte. Non possiamo lasciare tutto in mano a degli squilibrati. Una società morente si valuta dalla decadenza dei propri costumi, e qui siamo già andati oltre. Crollerà questo magnifico Occidente del profitto dio di tutto. È sempre la stessa guerra intrapsichica fra Bene e male. Si celebra ogni giorno, nella mente di tutti. Se vinceranno loro, l’Umanità vivrà nelle tenebre del male per sempre. La posta in palio è altissima. È la nostra stessa vita e quella dei nostri figli e nipoti. Penso ci abbiano sottovalutato, loro, con i loro strepitosi mezzi di informazione. Penso che non possano conoscere la tenerezza di una nonna che accudisce il proprio nipotino e questo sarà il loro più grande errore, perché l’amore non si compra. Lo sguardo innocente di una ragazza che passeggia con il proprio fidanzato non si può barattare con tutto l’oro del mondo. Il sorriso che ha un padre quando scrive a suo figlio lontano non si può annullare. Sono scaltri, ma non hanno intelligenza emotiva, né empatia e di fronte ad un atto d’amore incondizionato, semplicemente, non capiscono. Credono che tutto si possa comprare, ma l’Umanità vera non è in vendita. Molti di noi hanno visto il male. È un mostro polimorfo perverso che divora. Non si può nutrirlo. Sarebbe il nostro ultimo errore. Nessuno poteva immaginare all’inizio del 2019 che si sarebbe scatenata, a livello globale, una emergenza come quella del Covid. Il modo in cui l’hanno gestita è criminale. I loro intenti erano delittuosi. Il loro piano patologico. Ci vogliono togliere tutto. Ora ci dicono anche di mangiare gli insetti. Si divertono a giocare con le nostre vite, che, per loro, non hanno alcun valore. Quante persone stanno male per colpa di questa situazione… La malattia mortale è la disperazione e loro stanno facendo leva su quella. I loro strumenti di persuasione si sono affinati nel tempo, diventando finissimi, frutto di un’astuzia senza pari. Hanno sedotto gli avidi, con la favola della ricchezza facile, il mito del sogno americano, traviando le menti. Ora sono in una posizione di forza, ma l’altra parte del mondo si sta svegliando. Solo gli occidentali rimangono sotto ipnosi. È una guerra. Questo è un tempo di grande crescita. Io stesso credo di aver lasciato alcune posizioni nella mia vita, per giungere ad una visione più ampia, più bella. Scrivo per non dimenticare. Voglio ricordare cosa io abbia imparato da questa carneficina mondiale, che fa impazzire la gente, con il rischio di non recuperarla più. Oggi i bambini sono andati a scuola. È per loro che lottiamo. Un essere umano sa quando sta bene. Glielo comunica il suo corpo, glielo comunica la sua mente con pensieri belli. Tutto questo non può finire. Questa Umanità non può finire. Questo viaggio deve continuare. Una società sana isolerebbe gli irrisolti, magari obbligandoli alla cura. Qui, invece, in pieno delirio, individui insani governano il mondo alla rovescia, dove i sani si ammalano e devono curarsi e gli psicotici spadroneggiano. Siamo molto lontani dall’essere una società giusta, equa, retta. È che le malie delle tenebre sono suadenti e seducono molti. Andrebbero obbligati alla cura, sì. Esonerati da qualsiasi pubblico ufficio. Posti nella condizione di non danneggiare nessuno, invece guidano le nazioni, con una narrazione sempre più distorta e distopica. Sono il cancro dell’Umanità, ormai in metastasi. Ogni giorno, un fornaio fa il pane. Lo fa con amore. Lo fa perché il suo è un lavoro indispensabile. Ogni giorno, un musicista si sveglia e suona la sua ora di tecnica. Lo fa perché il suo lavoro è indispensabile. Ogni giorno, una maestra insegna ai bambini, nella speranza di accendere in loro la scintilla della curiosità e della conoscenza. Queste cose non sono in vendita. Ci hanno mosso guerra. È in noi la capacità di stagliarci contro questo pandemonio. Noi siamo l’Umanità e abbiamo tante risorse. Non possiamo arrenderci ad un piano di sterminio dell’intelligenza. Loro vogliono toglierci tutto. Non c’entra il denaro, il potere smisurato, è qualcosa a che fare con la bramosia cieca di controllo: devono poter determinare cosa fa la gente. Cosa vede. Cosa mangia. Come si veste. In questo senso hanno una smodata fame ed è lì che vogliono arrivare. Il controllo totale è già in atto. Ci vedono come sudditi non pensanti. Ci vedono come schiavi. Solo noi possiamo opporci con la nostra intelligenza. La nostra creatività. Il nostro pensiero incantato rivolto alla Bellezza… E pensare che il nostro pianeta è una fonte costante di ispirazione, siamo circondati dalla Pulcritudine, la sentiamo scorrere nelle nostre vene. Non possiamo abbandonare il campo. Non possiamo rassegnarci. Non possiamo smettere di sperare che qualcosa di meraviglioso possa accadere. L’Umanità, nei momenti di massima disperazione, ha sempre avuto il coraggio di rialzarsi. Noi possiamo marciare compatti verso l’obiettivo di una società finalmente sana. Ne abbiamo il diritto. Non ce lo può togliere nessuno. Scrivo per ricordarmi da dove sono venuto e dove sto andando. Scrivo per non dimenticare quale sia stato il percorso che ci ha condotto fin qui. Scrivo per amare la possibilità sempre presente di poter essere nuovi, mantenendo la stazione eretta e osservando il mondo con uno sguardo pulito. Non saprei fare altro. Non voglio fare altro. Sono un cantore. Inneggio alla Bellezza, che è insita nella carezza di una madre a suo figlio. Ci vogliono infelici. Depressi, malati, nel corpo e nella mente. Non possiamo permetterglielo. Io voglio vivere bene. Operando scelte che producano il mio bene e quello delle persone che mi sono accanto. Voglio vivere. Al mondo, ce ne sono tanti come me. Un mondo sano ci aspetta. Cosa aspettiamo a corrergli incontro? Non facciamoci influenzare: noi sappiamo già cosa è giusto fare. Facciamolo, ogni giorno, appena svegli, grati di avere un giorno in più per rendere omaggio alla Bellezza che tutto permea. Sono fiducioso. Non smetterò di augurare alle giovani generazioni il meglio. Un mondo sano è già nelle nostre menti, costruiamolo insieme adesso! Negli ultimi tre anni, la gente è stata vittima del più grande lavaggio del cervello della Storia. Nessuno, fra noi, avrebbe potuto intuire la portata degli accadimenti che si stavano profilando all’inizio del 2019. Eravamo tutti ignari, e ciascuno di noi ha provato a non finire nelle fauci della tragedia più oscura. I problemi ci sono sempre stati, io ricordo di aver tentato di analizzarli più volte, ma quella, che si prospettava allora, era una situazione di una gravità inaudita. Annunciarono l’arrivo di un virus potenzialmente letale, per tutto il mondo, dopo aver dichiarato che non avrebbe riguardato tutto il mondo. Si chiusero negozi. Ristoranti. Bar. Rimanemmo increduli a chiederci come fosse possibile. Il mondo non era più un posto sicuro, sebbene, in estrema sintesi, non lo fosse mai stato. La Tv tamburellava, sulle nostre menti, con informazioni sul COVID, la nuova malattia mortale. Eravamo tutti disorientati. Provvedimenti di Stato disgregarono le famiglie. Io fui costretto a non vedere la mia fidanzata per mesi. Era tutto insensato. L’unica cosa che mi teneva in equilibrio era quello che ci veniva ripetuto fino allo sfinimento e cioè che tutto si sarebbe risolto e saremmo tornati ad abbracciare presto i nostri familiari più cari. Non è andata così: quella era la descrizione della nuova normalità, quella post COVID sarebbe stata di sicuro diversa da quella cui eravamo abituati noi e così facendo ci hanno fatto scivolare in un abisso, senza più la possibilità di tornare indietro. Abbiamo resistito. Poi sono arrivati i vaccini, acclamati, in pompa magna, come si osannano i salvatori della patria. Ed anche quello fu un grosso inganno, quello centrale della narrazione. Stiamo vivendo nell’era della menzogna globale, nell’era della coincidenza degli opposti, nell’epoca della schizofrenia degli Stati, che ora sono passati dal COVID alla guerra, loro vecchia ed intramontabile passione. Un gruppo sparuto di menti perverse guida il mondo. Non c’è da aspettarsi nulla di buono da questi signori. Possiamo solo portare i nostri sorrisi in piazza. Le nostre bandiere. Il nostro calore umano, che LorSignori non conoscono più. Negli ultimi tre anni, le persone sono state messe a dura prova, sotto tutti i punti di vista, tuttavia ce n’è uno molto poco affrontato dalla Televisione: quello psicologico. Non è stato facile perdere il lavoro. Discutere con i propri familiari per le scelte sanitarie. Perdere, magari, la propria Compagna, per motivi economici o di tenuta di coppia. Tutto questo ha ucciso la Psiche. Non è vero che ne siamo usciti migliori. Ne siamo usciti con le ossa rotte, in una spirale senza soluzione di continuità di traumi che si sono innestati l’uno sull’altro. Non è vero che sarebbe andato tutto bene. È andato tutto male. Sembra che sia quasi vietato sorridere. Io ho avuto Lei, che tutto risignifica e non so davvero come avrei fatto senza il di lei amore. Non è andato tutto bene, come descrivevano i disegni appesi sui balconi e noi non siamo migliori. Un odio insano si è impossessato di molti, i quali erano già avvezzi a partorire idee di morte e distruzione. Non c’è stata crescita. Evoluzione, solo una selvaggia idea di adattamento ad un eterno presente di privazioni e lutti. Non siamo stati tutti più buoni, anzi, tanti hanno tirato fuori il peggio, nutrendosi di veleno e diventando essi stessi veleno. Il loro era un progetto perfetto teso a condurre l’Umanità alla disperazione, per poterla dominare meglio e ci stanno riuscendo. Le forze sane sembrano smarrite. Si nascondono in qualche luogo sicuro per resistere agli attacchi di questo nuovo ordine mondiale. Chi si è reso conto della strategia, non la lascia penetrare nella propria vita. C’è chi riesce ad amarsi, nonostante tutto e questi sono i più rivoluzionari. Ci hanno abbandonato, dopo averci provocato il trauma. Come fanno gli aguzzini, che prima ti torturano e poi ti lasciano lì esangue. Gli esseri che governano il mondo sono il male assoluto, ma se fai silenzio, sentirai una musica provenire dalla tua profondità e parlarti di vittoria. Io non credo che loro vinceranno. Ci proveranno, naturalmente, hanno scommesso tutta la loro carriera sul raggiungimento degli obiettivi di questo processo, ma si scontreranno con la voglia di una nonna di vedere crescere sereno il proprio nipotino, con la struggente carica amorosa di una ragazza che cerca il proprio fidanzato fra la folla, con le certezze che hanno due individui che si sono scelti per la vita, dopo tanti anni insieme. Il loro è un progetto alienante, molti lo hanno tentato prima di loro, ma non su così larga scala, solo che l’Umanità non può farsi alienare, è nel suo codice. Tu puoi farci soffrire, ma noi ci ricorderemo sempre la gioia di una passeggiata al sole. Non vinceranno. L’Umanità non sarebbe mai dovuta essere condotta su questo crepaccio, dal quale osservare lo sconfinato spazio dell’abisso, perché i problemi già c’erano prima e si provava a vivere come si potesse. I danni alla Psiche delle Persone sono stati sconsiderati e malevoli. Forse qualcuno sta già provando a curare con l’intelligenza interpretativa e l’affetto quelle ferite. Qualcuno, di sicuro, s’è già perso e non è detto che torni in Sé. Siamo testimoni della fine di un’epoca, quella dell’opulenza dell’Occidente e ci vogliono portare al macello, però potrebbero aver commesso un errore di valutazione, perché le Persone non sono stupide e molti hanno capito il giochino. Io starò sempre dalla parte degli ultimi, perché quello è sempre stato il mio posto nel mondo. My lady’s breast Eravamo in lockdown, in quel periodo. Io ero solo, a casa mia, e pensavo alla mia Donna, che non mi poteva raggiungere, sebbene abitassimo a pochi chilometri di distanza. È stato un momento davvero difficile, ora lo so, ma mentre lo vivevamo, sorretti dalla insinuante propaganda della Tv, che ci diceva di stare buoni e saper attendere, perché i nostri sacrifici non sarebbero stati vani, io mi facevo forza, telefonando ai miei cari e dedicandomi alle mie passioni. Quello è stato il frangente in cui si è insediata la nuova Tirannia, ora è chiaro: tutti a casa, reclusi, senza contatti sociali, tristi, a fare biscotti e pane. Fu lì che il mio pensiero prese il volo, giungendo da lei che tutto ha risignificato nella mia vita: la mia Compagna. Allora mi misi a riflettere sul valore del suo seno meraviglioso e giunsi alla conclusione di dover porre in una partitura il mondo di emozioni e pensieri che esso mi destava. Nacque così “My lady’s breast”. In quel periodo era tutto così confuso, da non riuscire, se armati di capacità di analisi e senso critico, a credere ad una sola parola dei media. Più tardi, infatti, si sarebbe scoperto che mentivano tutti spudoratamente. La grande macchinazione era in atto. Io ero col mio popolo, quello dei dissidenti, non potevo far altro che pulire i vetri delle mie finestre e telefonare alla mia fidanzata. Lì, in quegli istanti, sperando che la pandemia sarebbe durata poco, come dicevano i giornali, ho innalzato il mio sguardo verso la Bellezza, decidendo di dipingere, con i suoni, lo stupore di un abbraccio che non ci poteva ancora essere, la grazia di un sorriso, che era solo nel ricordo e il calore di mani che ti trovano, calde, amorevoli e sane. La mia Compagna non poteva essere lì con me, ma io potevo descrivere il ricordo della sua voce, sempre così amorevole e sinuosa, il modo con il quale beve il caffè la mattina, come sorride ad una sorpresa inaspettata. Noi non lo sapevamo, anche i più informati non avrebbero potuto svelarlo, ma in quei giorni si stava instaurando un regime di terrore. Uno stato di polizia. Una truffa legalizzata per ingannare tutti i popoli dell’Occidente, che, già da tempo, non era più ricco. Allora io mi sforzai di immaginare come sarebbe stato bello l’incontro con la mia Compagna. Quanto sarebbe stato magnifico ascoltare il suono dei suoi piccoli piedi muoversi per casa. Scrissi quanto mi mancasse, in tutti i modi, per non perire. Ora lo so: in quel periodo stavano uccidendo tutte le nostre legittime aspirazioni. Eravamo tutti in galera, senza possibilità di fuga. Lo Stato, che fino ad allora, ci aveva tollerati come anomalie, noi che non abbiamo mai creduto alle bugie del sistema, ora ci stava colpendo, nei nostri diritti costituzionali, e stava vincendo a mani basse. Per una certa fase storica, le istituzioni avevano fatto finta di sopportarci, noi, con la nostra carica rivoluzionaria. In quel preciso istante, invece, si era stabilito che i diversi dovessero essere colpiti, nella loro capacità di sostentarsi, nei loro affetti, nella loro voglia di vivere felici nonostante uno stato ciecamente indifferente. Fecero appello alla più atavica paura dell’uomo, quella di morire. C’era morte ovunque. La Televisione mandava in onda scene di malattia e morte ad ogni ora del giorno e della notte, bollettini di decessi sciorinati come fossero notizie da un campo di calcio. Eravamo in trappola. L’unico pensiero bello della mia giornata era quello di parlare con chi amo. Ascoltare le loro voci. Sognare un ricongiungimento. Così nacque “My lady’s breast”, “Il seno della mia Compagna”, nella lotta fra bene e male, tra vita e morte, non volendosi rassegnare ad una idea di mondo malsana. Nella speranza di un nuovo bacio. Non sapevamo bene cosa ci stessero facendo. Eravamo disorientati. La portata di quello che stava accadendo era superiore alla tenebra che la nostra capacità d’analisi potesse arrivare a scorgere, sebbene giungessero dei segnali dissoni, da più parti, per chi stava ricercando la verità. Eravamo tutti in trappola, sì, ma alcuni stavano provando a capire quali fossero le reali dinamiche dominanti di cui tener conto. Vivevamo sospesi. La nostra esistenza era ibernata e nessuno avrebbe potuto dirci con chiarezza quanto sarebbe durata quell’agonia. Fu uno stillicidio. I giornali profondevano numeri di morte, con una empatia pari a 0. Ci dissero che non ci rimaneva altro da fare che rimanere in casa. Allora io decisi di progettare la mia giornata tipo: avrei fatto le faccende domestiche, avrei composto quel brano che già dall’inizio mi appariva bello. Una mattina ero solo in casa, rumori lontani dal palazzo, mi venne in mente l’inizio di una Ballata di Chopin. Riflessi. Volevo anche io, per la mia partitura, qualcosa che avesse un effetto simile a quello del genio polacco in quella composizione. Mi misi ad improvvisare alla tastiera. Poche note, la certezza dell’effetto desiderato: un accordo particolare, cui avevo aggiunto un suono, per creare una sensazione di moto armonico. Suonai più volte il costrutto. Andai immediatamente alla mia scrivania per scriverlo. Seppi, in quel preciso momento, di avere fra le mani qualcosa di prezioso. Rimasi qualche secondo a riascoltare quei suoni. Erano belli. Profumavano del desiderio che io avevo della mia Compagna. Mi sentii appagato. Quello era il mio modo di non perire, sotto la scure di un sistema concepito per odiare gli uomini, annichilirli e renderli schiavi. Questo Stato e l’Occidente non ci amano. Hanno mascherato la loro vera natura per decenni, dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, ma ora sono venuti allo scoperto, nella contorta spirale del Capitale che necessita di sudditi acefali. Non hanno per noi un progetto di realizzazione personale e sociale. Non ci vogliono felici, ma impauriti e condizionabili. Alla fine della mattinata, a quell’accordo davvero bello, aggiunsi altre armonie, le eseguii con cura alla tastiera e mi misi ad osservare il viale dalla finestra. Non c’era nessuno, in giro: uno spettacolo spettrale. Ora so che tutto quello che ci fecero era profondamente sbagliato. Criminale. Assurdo e nell’assurdo non si può trovare un senso, si può solo coltivare il proprio mondo interno nella speranza di poter tornare a stare presto meglio. Io pensavo alla mia Compagna, che era sempre con me, sebbene l’unico modo di stare con lei fosse la telefonata della sera. Non eravamo preparati all’instaurazione del terrore. Nessuno lo era, nemmeno il più pessimista, dacché quello che stava accadendo era davvero mostruoso. Era tutto illogico. Nessuno di noi avrebbe potuto comprendere, perché quella sorta di loro psicosi sfugge alla capacità di comprensione di un essere umano che ricerca la sanità. Ci dicevano che c’era una malattia tremenda e che saremmo morti. Eravamo tutti angosciati. Ognuno, allora, ha fatto appello alle proprie forze per non finire male. Io pensavo alla mia Compagna, era lei il mio pensiero felice. “My lady’s breast” stava prendendo corpo. Mano a mano, sviluppavo la struttura, che, dalle poche note suonate alla tastiera, stava diventando un pezzo orchestrale. Il Capitale si genera con il contributo di menti sociopatiche e l’ubbidienza dei più. Ora vuole tutto e si prenderà tutto, se glielo permettiamo. Sono entrati nei corpi delle persone. Hanno ottenuto la massima forma di sottomissione. Io so questo, ora. Allora, mentre vivevamo quel delirio, non lo sapevo e cercavo di far leva sulla mia tensione a voler star bene. “My lady’s breast” è nato così, fra la paura dettata da una situazione irreale e la certezza di un amore forte che non mi avrebbe lasciato, perché le persone vere sono quelle che non se ne vanno. Continuai a comporre in quei giorni. Ero lieto mentre lo facevo, emozionato all’idea di dar voce al sentimento più nobile che avessi in corpo, chiedendomi cosa avrebbe detto la mia Compagna ascoltandolo. Sono un cantore. Canto di una possibilità che l’uomo ha di poter essere felice, nonostante le insidie. Io ci credo. Ci credo da quindici anni, da quando la mia Compagna mi ha risignificato. “My lady’s breast” è il canto di ringraziamento di un essere umano verso l’intelligenza affettiva che lo ha reso capace di amare, lavorare e vivere. “My lady’s breast” si inserisce perfettamente nella corrente artistica “Nuova Era di Luce”, dacché celebra l’amore, che è conditio sine qua non. Questa tirannia vuole farci dimenticare l’amore. Il rispetto che si deve all’alterità. La diversità come fonte di ricchezza e crescita, per condannarci ad un futuro buio. C’è bisogno di luce. C’è bisogno di intelligenza. Di chiarezza. Di sincerità. È in atto una guerra. L’hanno mossa loro a tutta l’Umanità. Se perdiamo, perde tutta la gente. Non ci rialzeremo più. “My lady’s breast” è l’inno di un uomo che adora la propria Compagna, ed è un archetipo. L’amore che tutto risignifica, l’amore che tutto sana, l’amore che tutto interpreta, con intelligenza e saggezza. Questo brano vuole essere un invito a non perdersi. A rimanere tetragoni. A resistere, perché giungeranno giorni migliori, nuova Bellezza ci indicherà la via. Io ci credo. Non voglio rassegnarmi alla più volgare stupidità che sia stata allattata dal sistema negli ultimi trent’anni. “My lady’s breast” è il canto di un rivoluzionario, un esule, uno che non si è mai sentito rappresentato dalla pubblicità della Coca Cola. Stanno uccidendo l’uomo. La sua intelligenza e profondità. I suoi slanci e i suoi sogni. L’aspirazione a diventare bello e vivere in modo sano con i propri simili. Mi sono allontanato da tutto. Non rientro in nessuna categoria. Se non fosse per la mia Compagna, sarei completamente solo. “My lady’s breast” è un costante ringraziamento a colei che ha reso possibile la mia esistenza, amandomi incondizionatamente. Il brano musicale è entrato a far parte di un poema sinfonico, che reca il medesimo titolo: “My lady’s breast” ed ho intenzione di farlo vivere, senza abbandonarlo in qualche cassetto del mio studiolo. Ho molto riflettuto, in questi anni di pandemia. Ho scoperto uno Stato insensibile ai problemi delle persone. Uno Stato padrone che esige la genuflessione dei propri servi. Ci possiamo salvare. La Nuova Era di Luce ci attende. Possiamo farcela. Non c’è alternativa, altrimenti costruiranno un mondo di automi e regneranno per sempre. “My lady’s breast” vuole essere un invito ad usare l’intelligenza affettiva, l’empatia, il rispetto. Ci hanno causato un trauma. Legale. Statalizzato. Globale. Le persone meritano la possibilità di autodeterminarsi, che è stata uccisa da un regime totalitario capace di rendere un inferno la vita di coloro che non si sono allineati. È tempo di ribellarsi. Si può fare la Rivoluzione anche fra gli spazi di un pentagramma, io questo lo so e ciò mi rincuora, sempre, specie quando tutto sembra perduto, in una spirale di nonsenso che ha già fatto cadere molte persone nella perdita delle proprie facoltà più alte, nel dolore e nel lutto. L’amore, la lotta per la propria identità sana, il rispetto per l’altro, sentirsi parte di un tutto, fanno parte del progresso dell’Umanità, che, altrimenti, è perduta. Un uomo deve avere tutte queste risorse per poter essere davvero felice. Diversamente, egli è condannato alla sofferenza, che è la vera nemica della Bellezza della tribù umana. Io osservo da tanti anni le persone. Alcuni hanno raggiunto il benessere psico-fisico, altri no. Alcuni si sono svegliati dal torpore. Altri sono ancora dormienti, ma non si può vivere in letargo per sempre. C’è bisogno di un risveglio. Molti stanno vedendo le bugie del sistema. Si stanno interrogando e documentando. Altri seguiranno il gregge. Non ci si può fare niente. Sono perduti. Vorrei solo aver modo di vivere la mia vita, senza che qualcuno mi dica cosa io debba fare. Il Capitale è stato fermo per un po’, ora ha rialzato la testa e pretende obbedienza cieca. La sua morsa, in questi anni di pandemia, è stata micidiale. “My lady’s breast” è un atto di ribellione su pentagramma, che non vuole rassegnarsi all’idea che il mondo vada a puttane. “My lady’s breast” è ciò che io ho sentito in quel periodo, ciò che vedo ora e ciò che spero per il futuro di tutti. La cura starebbe lì ad attendere chi la desidera. Il modo per stare tutti bene insieme ci sarebbe. La volontà di un cambiamento può pulsare solo nelle nostre vene. Decidiamo noi che direzione il mondo debba prendere ogni giorno, operando scelte verso la bontà. Questo mondo non è ancora spacciato. Lo diventerà se ce ne fregheremo tutti e lasceremo agire gli uomini della tenebra, che sono instancabili e metodici. Non possiamo arrenderci. “My lady’s breast” è la visione di un mondo possibile, nella Nuova Era di Luce, di là da venire, che ci aspetta, come una madre amorevole. Io spero che questa musica possa giungere al cuore di chi sta ricercando la Verità, dacché siamo fatti d’amore. 1.
I repeat your name, with force, and I whisper it to the world, which is dissociated, It no longer sees Beauty, and it longs to kill, coming to the splitting of the ego. I see your face, among many, so close to mine, in a hug, that smells of sanity and joy. CHORUS TV breastfeeds human beings, with the poison of the rulers, enemies of people, who want to erase any form of intelligence, on this planet. We will resist, opening a path. Beauty will show us the way. 2. States lie, on too many things, and people are confused, because they no longer know who to believe. This twenty-first century is not easy. Many challenges await us, and we must stand firm and strong, not to go crazy. Let's try to find the light! We cannot have a more beautiful experience. We look for the other, which means us again. Traduzione 1. Io ribadisco il tuo nome, con forza, e lo sussurro al mondo, che è dissociato. Esso non vede più la Bellezza, e brama uccidere, giungendo alla scissione dell’Io. Io scorgo il tuo viso, tra tanti, così vicino al mio, in un abbraccio, che profuma di sanità e gioia. CHORUS La Tv allatta le persone, col veleno dei dominatori, nemici della gente, che vogliono cancellare qualsiasi forma di intelligenza, su questo pianeta. Noi resisteremo, inaugurando un sentiero. La Bellezza ci mostrerà la via. 2. Gli Stati mentono, su troppe cose, e la gente è disorientata, perché loro non sanno più a chi credere. Non è facile questo ventunesimo secolo. Tante sfide ci attendono, e dobbiamo restare saldi e forti, per non impazzire. Proviamo a cercare la luce! Non potremo vivere esperienza più bella. Cerchiamo l’altro, Che ci risignifica. |
AutoreIn questa era di menzogne, proiettate su scala mondiale, sono necessarie parole autentiche. Questo è il mo messaggio al mondo per una rivoluzione pacifica che ci conduca ad una Nuova Era di Luce. Archivi
Marzo 2023
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